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 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

POLITO LASCIA LA DIREZIONE DEL «RIFORMISTA». MACALUSO E CERVETTI VERSO L’ACQUISTO —

Ancora due giorni e poi non vedremo più Antonio Polito seduto alla sua scrivania di direttore del Riformista, la camicia bianca e le bretelle, la luce pallida del neon, quella stanza al piano terra che è quasi una vetrina sul marciapiede, la gente che passa, i turisti che sbirciano, ma ormai quasi più nessuno che alzi gli occhi pensando a quando il palazzo era la sede del Pci. E il palazzo si chiamava Bottegone (siamo in via delle Botteghe Oscure, angolo via d’Aracoeli). Antonio Polito lascia la direzione del quotidiano — «Spiegherò le ragioni della mia decisione in un editoriale giovedì» — che aveva fondato nel 2002, il primo numero uscì il 23 ottobre, le pagine color arancione, l’attesa grande, il progetto editoriale che aveva un certo obiettivo fascino: fare un giornale piccolo, agile, autorevole. Con Polito c’erano Claudio Velardi (ex fidato consigliere di Massimo D’Alema ai tempi di Palazzo Chigi) ed Emanuele Macaluso, che ne diventa subito editorialista. Seguono anni non facili, alla direzione c’è un passaggio di Paolo Franchi, poi nel 2008 torna Polito, torna da ex senatore della Margherita e tenta il grande rilancio: una pattuglia di collaboratori di prestigio e 32 pagine a colori. Ma non basta. Dopo un anno le pagine diventano 24, poi 16. Pagine che però, al di là del numero di copie vendute — non entusiasmante — continuano a piacere. O meglio: potrebbero ancora piacere. A chi? Proprio ad Emanuele Macaluso 86 anni, ex dirigente sindacale e del Pci, nella segreteria del partito con Togliatti, Longo e Berlinguer, quindi direttore dell’Unità— e al suo amico Gianni Cervetti, che di anni ne ha 77, un altro ex grande dirigente comunista, politico puro, scuola antica: laurea in Economia all’università di Mosca nei grigi anni Sessanta, poi nella segreteria nazionale, segretario regionale del Pci in Lombardia, europarlamentare, deputato, ministro della Difesa nel governo ombra del Pds. I due, che un tempo venivano definiti «miglioristi» , entrambi ancora legati dalla comune e forte amicizia con il presidente Giorgio Napolitano, non negano la possibilità di tornare al Bottegone e ammettono l’interesse per l’operazione editoriale, che potrebbe portarli ad acquisire l’intera proprietà del quotidiano dagli Angelucci (che sono pure tra i proprietari di Libero). Non negano, però Macaluso è molto prudente. «Stiamo valutando, stiamo riflettendo» . Diciamo che l’affare può andare in porto... «Non lo so» . Va bene, è quasi fatta, allora. «Fatta? Ma lei scherza... Anzi, guardi: tenderei a dire che no, allo stato attuale non mi sembra proprio ci siano le condizioni perché si arrivi a qualcosa di concreto» . E quali sarebbero queste condizioni? Aspettate di sapere quale sia la reale situazione debitoria del giornale? «Senta: ora mi trovo in Svizzera, sulla cima di una montagna e il discorso da fare sarebbe un po’ troppo complicato...» . Voci: al timone della testata Cervetti e Macaluso si presenterebbero forti delle sovvenzioni statali di cui gode il mensile Le Nuove Ragioni del Socialismo (di cui Macaluso è direttore) e supportati da almeno un altro socio forte economicamente. L’intera operazione però resta congelata fino alla pronuncia dell’Agcom (prevista per il mese di febbraio) sui contributi non ancora erogati al Riformista per il biennio 2008/09. Se l’autorità dovesse dare il via libera, tutto diventerebbe più facile (i debiti diventerebbero assai meno pesanti). Dicono, ma non ci sono prove, che nelle ultime due settimane almeno due offerte di acquisto siano già andate in fumo (sia pure per ragioni diverse). Non si riesce a capire chi guiderà il giornale dal primo gennaio. Redazione — molti colleghi giovani e di talento — preoccupata.
Fabrizio Roncone