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 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

IL VERO NODO È LA RAPPRESENTANZA SINDACALE MA UNA LEGGE IN TEMPI BREVI È IMPOSSIBILE - TORINO

Il problema è quello posto dal presidente di Federmeccanica, Pierluigi Ceccardi: «Un conto è concludere un contratto senza la firma della Fiom, un altro è gestire le relazioni industriali senza un´organizzazione che rappresenta una parte cospicua dei lavoratori». Dunque «è necessario aprire un tavolo sulla rappresentanza». Parola magica che, tradotta dal sindacalese, significa stabilire chi ha diritto a rappresentare i lavoratori nelle fabbriche e in quali casi un accordo firmato dai sindacati è valido per tutti i lavoratori interessati.
Due questioni che stanno al centro della discussione sindacale italiana da almeno due decenni. Il nodo venuto al pettine con gli accordi separati di Pomigliano e di Mirafiori è proprio questo: applicando lo Statuto dei lavoratori hanno diritto a rimanere in fabbrica solo i sindacati «firmatari di accordi collettivi» che si applicano a quello stabilimento. Un tempo non era così: lo stesso articolo dello Statuto (poi modificato da un referendum popolare) diceva che hanno diritto a contrattare in fabbrica «i sindacati maggiormente rappresentativi». Formula ambigua che consentiva però di avere rappresentanti anche a chi non firmava gli accordi. Per trattare con l´impresa contava il seguito che si aveva tra i lavoratori e non la linea politica del sindacato. Oggi la situazione è capovolta. Come rispondere alla domanda del presidente di Federmeccanica?
Ci sono in Parlamento due proposte di legge presentate dal Pd: quella di Pietro Ichino e quelle degli ex sindacalisti della Cgil Cesare Damiano (alla Camera) e Paolo Nerozzi al Senato. Ma non tutti sono d´accordo sul fatto di regolamentare questi argomenti con una legge. Mentre la Cgil è da sempre su questa linea, Cisl e Uil preferirebbero un accordo con Confindustria senza passare dal Parlamento. Nel caso della Fiat però una simile soluzione non risolverebbe il problema almeno fino a quando il Lingotto lascerà le sue newco fuori dall´associazione degli industriali. Cgil, Cisl, Uil e Confindustria erano andate vicine all´intesa nel 2008 con un testo di compromesso tra la cultura cislina (che privilegia il consenso degli iscritti agli accordi firmati) e quella della Cgil che pretende l´assenso della maggioranza dei lavoratori interessati. E´ da quel testo del 2008 che dovrà ripartire necessariamente il «tavolo della rappresentanza» auspicato ieri da Ceccardi sul Sole 24 ore. Di questa opinione è Raffaele Bonanni: «Le regole sono già pronte», ha detto a La Stampa «e sono contenute nell´accordo del 2008». Anche in Cgil, dove a lungo si è sperato di sciogliere il nodo con una legge, ormai la convinzione è che «senza un accordo confederale con Confindustria non passerà nessun testo in Parlamento». Morale: per salvare il soldato Fiom dal rischio di rimanere fuori dalla fabbrica la strada di una legge valida in tutti i luoghi di lavoro italiani è ancora molto lunga. Per rientrare a Mirafiori è più breve quella, assai accidentata, di una nuova trattativa sindacale.
(p. g.)