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 2010  dicembre 28 Martedì calendario

IN ITALIA PRODUZIONE DI AUTO AL PALO FA PEGGIO SOLO LA SLOVACCHIA - TORINO

Solo la Slovacchia fa peggio. E´ abbastanza sorprendente leggere le classifiche dell´Acea, l´associazione europea dei costruttori di automobili, sulla produzione in Europa nei primi 9 mesi del 2010. Si scopre infatti che nel vecchio continente più di un terzo delle auto (il 36 per cento) viene realizzato in Germania, un ottavo circa ciascuno (12,9) viene prodotto in Francia e in Spagna. Meno di una su dieci viene costruita in Gran Bretagna (8,3) e in Repubblica Ceca (7,1). Solo al settimo posto (dietro la Polonia) arriva l´Italia, che pure è uno dei principali mercati europei, e che con le sue 445 mila auto rappresenta il 3,9 per cento del totale. Questo significa che a fine 2010 in Italia si saranno prodotte circa 600 mila automobili mentre se ne saranno acquistate poco meno di 2 milioni. L´Italia è dunque l´unico paese europeo che produce meno di un terzo delle auto che acquista.
Per invertire la tendenza la ricetta di Marchionne è quella di ridurre la conflittualità, di «rendere governabili» le fabbriche italiane, come recitano da tempo le dichiarazioni dell´ad del Lingotto. In realtà i veri problemi di governabilità delle linee di montaggio li risolse a suo modo Cesare Romiti nell´80. Le fabbriche italiane dell´auto (in sostanza gli stabilimenti Fiat) sono le stesse che qualche anno fa producevano 900 mila automobili all´anno, un terzo in più di quanto si produce oggi. Il vero nodo da sciogliere, come dimostrano gli stessi dati dell´Acea diffusi ieri, è quello di superare la cronica dipendenza della Fiat dal mercato italiano. Ed è in questa direzione che in realtà ha puntato lo stesso Marchionne annunciando il piano di «Fabbrica Italia» e la produzione, entro il 2014, di 1,4 milioni di auto nei quattro stabilimenti italiani. Il caso di Mirafiori è emblematico. I 280 mila suv che la Fiat intende realizzare a Torino non verranno venduti solo in Italia, dove il mercato non potrebbe certamente assorbirli, ma in tutto il mondo. Ed è evidente che per rendere conveniente realizzare un suv in Piemonte e venderlo negli Usa è necessario ridurre drasticamente i costi e aumentare i ritmi di lavoro.
Gran parte del calo di produttività degli stabilimenti italiani dell´automobile è dovuto, in realtà, al ricorso massiccio alla cassa integrazione per crisi di mercato e dunque, in ultima analisi, alla carenza di modelli da proporre al pubblico. L´esempio tedesco è illuminante. La fine degli incentivi ha fortemente penalizzato in Germania le case come la Fiat che potevano proporre vetture a basso impatto ambientale. Nei primi 9 mesi del 2010 i produttori tedeschi, che realizzano soprattutto modelli di gamma medio alta, hanno aumentato la produzione del 14 per cento a dimostrazione che anche con la crisi vendere si può. E dire che in Germania il costo del lavoro è alto: un operaio di Wolksburg porta a casa ogni mese 1.700 euro netti, 500 in più del suo collega di Mirafiori. Secondo il progetto di Marchionne l´integrazione con la Chrysler potrebbe consentire agli stabilimenti italiani di lavorare davvero per tutto il mondo aumentando produzione e salari. Ma questo avverrà solo tra due anni. Per ora la fase di transizione sarà ancora fatta di cassa integrazione e buste paga magre.