Flavio Vanetti, Corriere della Sera 29/12/2010, 29 dicembre 2010
ETERNO JAERBYN, IL NONNO DELLE NEVI: «LA MIA CARRIERA INIZIA A 41 ANNI» —
Anche se si è concesso un turno di riposo e stamane a Bormio non correrà, fate largo al nonno delle nevi... «Vi permetto di usare quel termine solo se dite che sono sempre tosto, che sono più concentrato che mai e che mi alleno come una bestia» . Affare fatto (facilmente) con Patrick Jaerbyn, uno svedese dai modi gentili e dagli occhi chiari che ha la prerogativa di mettere ancora in gioco l’osso del collo su un paio di sci alla tenera età di 41 anni. Chi gli sta dietro, nella classifica per «age» , vale a dire lo svizzero Didier Cuche (36) e l’austriaco Michael Walchhofer (35), al suo cospetto giura «di sentirsi un ragazzino» . Però Walchhofer in primavera si ritirerà — anche se va come una scheggia: nella stagione in corso ha già vinto due volte — e allora Cuche prega Patrick di tenere duro: non gli va di diventare il più vecchio della Coppa del mondo. A occhio e croce l’ex macellaio elvetico sarà accontentato, perché in febbraio nemmeno un orrendo volo nel superG olimpico di Whistler Mountain ha raffreddato i bollori agonistici di Jaerbyn. Lo raccattarono con il cucchiaino e lo portarono all’ospedale in elicottero «ma alla fine mi ero solo insanguinato ben bene la faccia e avevo rimediato una commozione cerebrale» . Essendo il resto sano, soprattutto ginocchia e legamenti, non c’era motivo per smettere. Ed eccolo qui, nella Coppa del mondo 2010-2011, dove ha già incamerato due eccellenti settimi posti a Lake Louise (superG) e nella discesa pre-natalizia della Val Gardena. La «Stelvio» (sulla quale ieri in prova s’è fracassato il canadese Hélie: botta alla testa e torsione dei legamenti di un ginocchio) non è una delle sue favorite, in termini di chance di podio: praticamente non ci sono tratti di scivolamento puro, la rinuncia di Patrick è logica sia sul piano tecnico sia su quella del riposo e del recupero. Per la cronaca, se n’è andato a passare il Natale e le feste negli Usa assieme alla moglie, una ricca ereditiera. «Bormio proprio non mi va. Le mie piste preferite sono la Saslong della Gardena, Chamonix e Lake Louise, anche se l’emozione che provi sulla Streif a Kitzbühel non la vivi da nessuna parte» . Posto che Kitz e Chamonix, oltre a Wengen, saranno le tappe clou di gennaio, la parola d’ordine del nonno per il 2011 è: attacco. «Ho ancora feeling, motivazione— che è il mio vero asset — e concentrazione. Ho poi imparato a trattare bene il corpo: mi risponde che non ci sono problemi, basta che non esageri. Questa è una sfida, di vita e sportiva: sono convinto di non aver ancora dato il meglio di me stesso e di poter diventare uno sciatore più forte» . In quasi 280 start (debutto nel 1992 in Val d’Isère), Patrick non ha mai vinto una gara in Coppa del mondo. Ha però tre medaglie mondiali, due d’argento (1996, superG; 2007, Team Event) e una di bronzo (in discesa, sempre nel 2007 sfruttando il «fattore campo» di Aare). Dato per perso il sogno olimpico («Ehi, ma non ho una data sicura per il ritiro, magari nel 2014 mi vedrete ancora...» ), resta attivo quello del prossimo febbraio, quando a Garmisch proverà ad aggiungere l’oro del Mondiale alla bacheca. «In teoria è una missione difficile. Però in una competizione senza appello e con caratteristiche ben precise, nella quale i favoriti hanno tutto da perdere, può succedere qualsiasi cosa» sottolinea, per nulla spaventato dal ricordo dell’ultima gara in un evento secco, l’Olimpiade appunto: «La paura va combattuta con il rispetto per se stessi; io me la sono fatta sotto solo la prima volta che ho corso a Kitz» . In uno sci affamato di personaggi, ora che Maier ha smesso e che Miller è a fine carriera, Jaerbyn non avanza logicamente alcuna pretesa. Come potrebbe, alla sua età? Però da un lato giudica («Svindal o Janka i più forti e completi di oggi? No, io aggiungo Cuche alla lista...» ) e dall’altro si sente «gratificato dall’aver gareggiato per 18 anni a fianco di formidabili fuoriclasse» . Il futuro, con queste premesse, è qualcosa di lieve, che aiuta a rimanere sereni. «Sono al 100%uno sciatore, ma anche, e sempre al 100%, un marito e un papà» . Nel suo domani ci sarà un campo di golf: «È la mia passione, sci a parte» . Non è detto che non scelga di darsi ai «drive» sulla neve. Per par condicio.
Flavio Vanetti