Cristina Taglietti, Corriere della Sera 29/12/2010, 29 dicembre 2010
LA FABBRICA DEGLI ESORDIENTI ORA INSEGUE I CINQUANTENNI
Giovanissimi o maturi, purché esordienti. L’editoria ha trovato un nuovo filone (forse) d’oro: costano poco, suscitano curiosità e soprattutto vendono, come dimostra il premio Strega, termometro del mondo letterario italiano. Anche quest’anno gli editori cercano disperatamente il loro Giordano (o la loro Avallone) e il fenomeno si vedrà fin dai primi mesi del 2011, con una particolarità rispetto allo scorso anno: l’avanzata del debuttante over 50. Perché nei cassetti di persone mature spesso si possono trovare veri e propri tesori, magari coltivati e curati a lungo, come La lunga estate di Cesarina Vighy debuttante settantenne, o insospettabili successi commerciali come il commissario Montalbano di Camilleri o il topo Firmino del misterioso Sam Savage. Per questo, lo scorso anno, la casa editrice Transeuropa che da sempre funziona da agenzia di talent scout ha pubblicato un’antologia dal titolo Over-age: undici debuttanti, rigorosamente ultra sessantacinquenni, selezionati per concorso. Certo, nessuno può dare assicurazione sui risultati, il successo oggi è spesso un’alchimia complessa che richiede, oltre a saper scrivere e avere una storia da raccontare, anche (in alcuni casi soprattutto) altri ingredienti— presenza, originalità, carattere — ma la fabbrica degli esordienti funziona a pieno ritmo. E il fatto che si cerchino debuttanti anche tardivi significa che, forse, si torna a guardare ai contenuti. Così la casa editrice Elliot punta tutto su una quarantottenne, dentista a Penne (Pescara), che da quando aveva nove anni compone racconti, fiabe e poesie: Donatella Di Pietrantonio è l’autrice di Mia madre è un fiume, poco più di centotrenta pagine ambientate in Abruzzo che ripercorrono l’ «amore andato storto da subito» tra una madre e una figlia, con continui flashback in un’Italia di due generazioni fa che sembra antichissima. Un libro a volte duro, che rivela un grande lavoro sulla scrittura, pubblicato con il viatico di Raffaella Lops (la scopritrice dell’esordiente da due milioni di copie Paolo Giordano per intenderci), che ne ha fatto l’editing. È una cinquantenne anche Mariapia Veladiano, laureata in filosofia e teologia (ma non vuole essere definita una teologa), vincitrice del premio Calvino 2010. Giuseppe Antonelli, membro della giuria che l’ha scelta, lo ha definito un romanzo «dallo stile freddo, duro, spigoloso, quasi un romanzo classico, dell’ 800» . Tra le diverse offerte di pubblicazione, la scelta è caduta su Einaudi Stile Libero, il romanzo si intitolerà La vita accanto ed è la storia di una sorta di «bruttina stagionata» in una provincia piena di pregiudizi. Einaudi quest’anno è l’editore che sembra aver puntato di più sugli esordienti. Uno di questi è Stefano Moretti, nato ad Alessandria nel 1952, amico di Elsa Morante, che nel 1980 ha pubblicato nella Bianca di Einaudi la raccolta di poesie Gattaccio randagio. Da trent’anni lavora a questo romanzo, Scappare fortissimo, storia di un vecchio manager dalla doppia vita (azienda di giorno, ragazzi di strada di notte). Tra le sue novità lo Struzzo ha anche un trentenne, Paolo Sortino, autore di Elisabeth, un romanzo che prende spunto dal caso di cronaca di Joseph Fritz, il «mostro» austriaco che ha rinchiuso la figlia in un bunker sotto casa, da cui ha avuto sette figli. Diplomato in canto, Sortino ha vissuto per un certo periodo a Londra dove ha fatto vari lavori, tra cui la guardia di sicurezza da Sotheby’s. Lavoretti ed esperienze all’estero sono curricula comuni per i venti/trentenni di oggi, che non dicono nulla sulla loro scrittura ma che «fanno biografia» . Come l’aver lavorato in una ricevitoria e fatto la lavapiatti per Barbara Di Gregorio (nata a Chieti nel 1982), su cui Michele Rossi, editor della Rizzoli, sta lavorando da parecchio tempo. Il suo esordio, Le giostre sono per gli scemi, si immerge nel mondo degli zingari dei lunapark e lo osserva con gli occhi di un bambino, incrociando un filone che i lettori hanno dimostrato di gradire particolarmente (vedi Ammaniti e Giordano). «Dark come Amélie Nothomb, provocante come Elena Ferrante» è, invece, lo slogan con cui e/o lancia la sua esordiente di punta, Viola Di Grado, ventitreenne catanese, laureata in lingue orientali, che attualmente vive a Londra (da e/o, a febbraio esce anche Fabio Bartolomei, professione pubblicitario, al suo esordio con Giulia 1300 e altri miracoli). Il romanzo della Di Grado si intitola Settanta acrilico, trenta lana ed è ambientato in Inghilterra, a Leeds, dove, in «una casa assediata dalla muffa accanto al cimitero» , vive Camelia con la madre (anche qui il rapporto madre-figlia è indagato nelle sue complicazioni comunicative) e dove incontra un ragazzo cinese, Wen, che le insegna la sua lingua. Vive a Parigi invece Andrés Beltrami, ventinovenne mantovano che ha girato il mondo con la famiglia. Ha scritto un romanzo, La cura, che, secondo Mario Desiati che lo pubblica nella Galleria Fandango, «può appassionare una buona fascia di lettori, da chi cerca una storia d’amore potente, romantica e originale a chi cerca il romanzo che indaghi la nostra realtà» . Mentre con una debuttante, Francesca Lancini, la Bompiani ha deciso di aprire una nuova collana, «Stati mentali» , che dovrebbe raccontare il mondo di oggi e avrà una finestra aperta sui social network, da Twitter a Facebook. La Lancini, nata a Brescia, 27 anni, ha lavorato come modella e attrice e una modella è la protagonista del suo primo romanzo, Senza tacchi. L’autore esordiente comunque ormai pratica tutti i generi. Così Alessandro Mari, nato a Busto Arsizio nel 1980, laureato con una tesi su Thomas Pynchon, una lunga gavetta (lettore, traduttore, ghostwriter) nel mondo dell’editoria, diplomato alla scuola Holden, si è buttato sul romanzo storico. Troppo umana speranza, settecento pagine ambientate nell’Italia del primo Ottocento, è la storia dell’orfano Colombino che parte per Roma con il mulo Astolfo e diventerà l’attendente di Garibaldi. Amori, spie, arte, le Cinque giornate di Milano, Londra e Mazzini: secondo Feltrinelli che lo pubblica in questa storia torrenziale si magnifica «la forza, la vitalità, lo splendore della giovinezza» . Di certo è un’opera ambiziosa, lontana dal minimalismo. Sul vivaio degli italiani manca all’appello Mondadori che, incassato il successo di un esordio non particolarmente apprezzato dalla critica come quello di Alessandro D’Avenia (180 mila copie vendute), salta il turno e si prepara direttamente al 2012. Per febbraio intanto traduce il caso letterario francese, Adélaïde De Clermont Tonnere, allieva dell’Ecole Normale, rampolla dell’aristocrazia transalpina e giornalista al settimanale «Point de vue» che, con Il visone bianco (vincitore del Prix Maison de la Presse e del Françoise Sagan) fa rivivere le atmosfere di una Parigi a metà tra Bella di giorno e Bonjour tristesse. Punta decisamente e apertamente sul bestseller commerciale Longanesi che lancia, con una grande campagna di marketing, la «Kay Scarpetta» italiana. Alessia Gazzola, messinese, è un’anatomopatologa di 27 anni, autrice di un thriller, L’allieva, che sfrutta un filone (anche televisivo) di grande successo, da Patricia Cornwell a Kathy Reichs, a «Csi» e che minaccia, ancora prima dell’uscita, di essere il primo di una serie. D’altronde la protagonista, recita la scheda della casa editrice, «ha tutta la morte davanti» .
Cristina Taglietti