Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

NIGERIA, 80 I MORTI NEGLI SCONTRI RELIGIOSI

Con il passare dei giorni le violenze che hanno insanguinato la vigilia di Natale in Nigeria prendono i contorni di una strage: sono almeno 80 le vittime degli ultimi scontri tra cristiani e musulmani, secondo il bilancio della Nigeria’s emergency management agency (Nema). Alle nove esplosioni che venerdì hanno colpito i quartieri a prevalenza cristiana nella città di Jos, rivendicate da un gruppo islamista, sono seguite domenica gli assalti di giovani cristiani contro gruppi musulmani. È la nuova drammatica fiammata di una guerra civile che dura da tempo: negli ultimi dieci anni soltanto a Jos e dintorni, nella regione di Plateau schiacciata tra il nord musulmano e il sud cristiano, sono state massacrate duemila persone (oltre 13 mila in tutto il Paese secondo un rapporto di Human Rights Watch). Uccise «in nome di dio» anche se in ballo non c’è soltanto la religione, ma soprattutto potere e soldi: gli Hausa, etnia a maggioranza musulmana, si trovano nel Plateau dalla metà dell’ 800 ma il governo locale, nelle mani dei Birom (prevalentemente cristiani), non li considera «indigeni» e li classifica ancora come «settler» , coloni: per loro è difficile candidarsi alle elezioni, insegnare nelle università e accedere agli incarichi statali. Dal 2001 questa discriminazione è stata all’origine dei loro violenti attacchi e della reazione altrettanto brutale dei Birom. Avviene l’inverso negli stati del nord che dopo la fine della dittatura militare, nel 1999, hanno deciso di applicare la sharia. Qui i gruppi musulmani si sentono autorizzati a praticare la discriminazione religiosa e a spartirsi privilegi. Gli attentati di Natale sono stati rivendicati dal gruppo islamista «Jama atu Ahlu Sunnah Lidda Awati Wal Jihad» , che significa «Popolo devoto agli insegnamenti del profeta per la propagazione della jihad» , lo stesso nome che volevano assumere gli integralisti islamici della setta Boko Haram, protagonisti lo scorso anno di una sanguinosa rivolta. Il capo della polizia di Jos ha però espresso dei dubbi: «Chiunque può aver postato il messaggio su Internet» ha detto. Leader religiosi cristiani e musulmani hanno accusato i politici locali di usare la fede per esasperare le tensioni tra le due comunità in vista delle elezioni di aprile. «Alcuni politici stanno creando problemi per rendere la Nigeria ingovernabile» ha osservato il presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, Ayo Oritsjafor, in una dichiarazione congiunta con Sa’adu Abubakar, sultano di Sokoto, regione a nord del Paese. L’ 80%del Pil passa attraverso le amministrazioni governative, per questo molti politici sono disposti a tutto pur di essere eletti, anche a sfruttare l’odio tra i gruppi etnici. Ferma condanna delle violenze e preoccupazione per gli attacchi in particolare contro la popolazione cristiana sono stati espressi dalla Farnesina. Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen, ha sollecitato un’ «azione diplomatica coordinata» a livello europeo e internazionale per fermare l’ «ecatombe dei cristiani» . Ma da Palazzo di Vetro per ora è arrivato soltanto lo «sgomento» del segretario generale Ban Ki-moon. Le autorità nigeriane hanno ribadito l’impegno del governo a individuare e sanzionare i responsabili e ad agire per prevenire altre violenze. E ieri hanno voluto dimostrarlo: tre uomini, due nigeriani e uno del Ciad, sono stati arrestati perché in possesso di bombe. Stavano per colpire una chiesa a Jos, riferisce la Cnn. Come a Natale, quando gli estremisti islamici hanno assaltato tre chiese di Maiduguri, nel nord-est, uccidendo un sacerdote e cinque fedeli durante la messa. Ora la Nigeria spera nel nuovo presidente. Ancora incerto il candidato del partito di maggioranza, il Partito democratico del popolo: cristiani e musulmani non si mettono d’accordo, reclamano ognuno un proprio rappresentante. Tenta di sparigliare il Nobel per la letteratura Wole Soyinka, sceso in campo con il suo nuovo partito.
Alessandra Muglia