Diego Gabutti, ItaliaOggi 29/12/2010, 29 dicembre 2010
IL BUON LETTORE LEGGE ANCHE L’INAMMISSIBILE
Sono buoni tutti a leggere libri belli, libri di cui si condivide la tesi di fondo, libri con magnifiche copertine, introduzioni impeccabili, che hanno per autore un gentiluomo, scritti in bella lingua. Ma è la lettura dei libri brutti e cattivi, libri che sostengono tesi insensate, libri che negano l’evidenza, libri biasimevoli, rancorosi e balordi, a distinguere il lettore coraggioso da quello timoroso.
Prendete per esempio questo singolare e a suo modo straordinario Contro il revisionismo di Kurt Gossweiller, Zambon Editore, pp. 568, 22,00. È una storia del comunismo come la scriverebbe un agente d’influenza del KGB (se in giro ce ne fosse ancora qualcuno, e se un tale dinosauro, crollate le mura della Lubianka, fosse disposto a lavorare gratis). Chi lo legge dimostra di non avere paura del buio. Gossweiler, vecchio comunistone della Germania dell’Est, «storico» tra due enormi virgolette, propagandista inesausto d’una causa tra le più perse, nemico del revisionismo e dell’antistalinismo in tutte le sue forme, vi sostiene per esempio che non soltanto i processi di Mosca (che mandarono a morte i bolscevichi sgraditi a Baffone) avevano pienamente dimostrato la colpevolezza di tutti gl’imputati ma che Kruscev, denunciando lo stalinismo al XX congresso del Pcus, due decenni più tardi, si palesò per quel che era: uno di loro, un nemico del popolo. Gossweiller, che considera le critiche a Baffone «culto della personalità alla rovescia», pensa che Kruscev e i suoi revisionisti fossero in realtà sabotatori trotzkisti e buchariniani che negli anni trenta, quando la buonanima vigilava sulla felicità dei popoli e l’Urss era ancora un paese socialista, sfuggirono disgraziatamente alla caccia dei cekisti (nessuno è perfetto, nemmeno i ragazzi di Genrich Jagoda e Nikolaj Ezhov). Stalin, quando si spartì la Polonia con Hitler e per prima cosa riempì le fosse di Katyn, lo fece per la causa del proletariato internazionale e per quella della pace, mica perché si divertisse ad accoppare gli ufficiali polacchi e a invadere le nazioni altrui. Magari non sembra, forse non si vede, ma sono stati gl’imperialisti inglesi e francesi ad allearsi con Hitler. Non Stalin, Stalin mai. Baffone ha combattuto Hitler fin dal primo giorno: l’avrà anche armato, ma questi erano soltanto affari, niente di personale. Baffone, dentro di sé, detestava Baffetto, e viceversa. E Gorbacev? Gorbacev, che ha praticamente sparato un colpo nella nuca del comunismo, era un democratico borghese infiltrato nel partito. Quanto, infine, alla storia del «secolo lungo» altro non è (alla fine, stringi stringi) che una successione di cospirazioni, tradimenti, revisioni ideologiche, rinnegamenti, complotti e sabotaggi. Scopo dell’universale congiura è negare e falsificare con ogni mezzo la natura stessa del mondo. A questo mirano gl’imperialisti: a fare in modo che tutti credano che la Terra sia rotonda, quando in realtà è piatta.
Tutto questo per dire che è una bella esperienza anche leggere libri assurdi, stravaganti e del tutto inammissibili sotto il profilo storico, ideologico e umano. È un pregiudizio (Gossweiler direbbe «un pregiudizio borghese») che i libri debbano per forza piacere. In un libro che voglia tener desta l’attenzione di chi legge deve prendere forma una passione. Marx, a suo tempo, parlava di «passione del comunismo», ma naturalmente non pensava, come oggi Kurt Gossweiller, a una «passione per il comunismo reale», coltivata da chi stravede per i Processi di Mosca e considera salvifico il Gulag, benché persino questa fascinazione per l’orrore storico, nella sua perfetta insania, conservi una sua grandezza, sia pure mostruosa e deforme. Come il Testamento del Dottor Mabuse, dove i pazzi prendono possesso del manicomio, anche la storia del socialismo reale è puro, allucinato espressionismo cinematografico.