Roberto Miliacca, ItaliaOggi 29/12/2010, 29 dicembre 2010
NAPOLITANO FA LA CURA TREMONTI
La stretta agli stipendi del pubblico impiego arriva anche al Quirinale. Ieri, con una nota, la presidenza della Repubblica ha fatto sapere che «il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, su proposta del segretario generale, sentite le organizzazioni sindacali, ha adottato, ai sensi e con le modalità previste dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 («Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», ndr), i decreti attuativi nell’ordinamento interno per il triennio 2011-2013 delle disposizioni del citato decreto-legge».
In soldoni, il Quirinale ha ricordato che anche da loro, dal primo gennaio, si dovrà applicare la disciplina taglia-stipendi prevista dal ministro dell’economia Giulio Tremonti per tutto il settore pubblico, e in particolare per i redditi più alti.
Che, nel caso della presidenza della Repubblica, non sono pochi.
Le trattenute tremontiane del 5 e del 10% andranno infatti ad incidere sugli stipendi superiori, rispettivamente, ai 90.000 e 150.000 euro, che, sul Colle, riguarda diversi alti funzionari, come per esempio, solo per citarne alcuni, il segretario generale, Donato Marra (che è anche consigliere di Stato), il portavoce del presidente, Pasquale Cascella, o il Consigliere per gli affari militari e del Consiglio supremo di difesa, già comandante generale della Guardia di finanza, Rolando Mosca Moschini.
Oltre alla sfoltitura delle retribuzioni, ai dipendenti del Quirinale, si legge nella nota, vengono bloccate anche «le progressioni automatiche di anzianità per le fasce stipendiali più elevate ed è mantenuto il blocco dell’adeguamento all’incremento del costo della vita di tutte le retribuzioni e dei trattamenti pensionistici in atto dal 2008. È inoltre incisivamente modificata la normativa dei pensionamenti anticipati di anzianità, fissando a regime il limite di 60 anni di età e 35 di anzianità utile al pensionamento, con l’introduzione in via transitoria di misure dissuasive attraverso significative riduzioni dei trattamenti pensionistici.».
Insomma, un vero e proprio giro di vite che dovrebbe consentire di tenere ferma, anche per quest’anno, la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato da parte del Colle. «I risparmi così ottenuti», si legge nella nota del Quirinale, «si aggiungono alle economie già realizzate dal 2006 al 2010, che hanno già consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 di 228 mln di euro (sostanzialmente pari al livello del 2008, a seguito della riduzione di 3.217.000 euro della dotazione per il 2009)».
Tutto perfettamente il linea, insomma, con quanto previsto a febbraio scorso nel bilancio di previsione dell’amministrazione della Presidenza della Repubblica per il 2010.
Dove veniva previsto che, per il triennio 2010-2012, non veniva fatto alcun adeguamento della dotazione al tasso di inflazione programmato. «Pertanto fino al 2012 la dotazione si manterrà sostanzialmente al medesimo livello del 2008, con un risparmio complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro rispetto agli stanziamenti a suo tempo stabiliti dal bilancio pluriennale dello Stato per il triennio 2009-2011».
Quanto esattamente si risparmierà dalla cura Tremonti, la presidenza della Repubblica non è ancora in grado di quantificarlo, ma sa già esattamente dove dovrà andranno a finire quei soldi: a pagare gli interessi sul debito pubblico. «L’amministrazione provvederà a quantificare l’importo conseguente alle misure suindicate da versare in ciascun anno del triennio al bilancio dello Stato, per essere riassegnato al fondo per l’ammortamento dei titoli del debito pubblico, dandone comunicazione al ministro dell’economia».