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 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

LACUNE E UN ERRORE. INDAGINI PIENE DI PISTE SENZA USCITA


Speriamo nel miracolo. Che davvero Yara sia finita in mani sbagliate, vittima di uno scambio di persona. E che sia viva e torni presto libera. Speriamo che le intercettazioni ambientali in corso possano portare la buona notizia. E far tornare Yara agli affetti dei suoi cari.

Un mese fa, l’inizio di quest’incubo. Un mese di indagini e il nulla assoluto. Indagini con qualche lacuna, almeno un errore giudiziario e una disperata sensazione di impotenza. Sembrava che il cerchio si fosse chiuso sul «colpevole», il 5 dicembre scorso. Dieci giorni dopo la scomparsa, con un’operazione di polizia spettacolare, l’«arrembaggio» di una nave di linea salpata da Genova per il Marocco, l’assassino veniva fermato. Sì, perché a quel tempo l’ipotesi di reato con cui si procedeva era sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere.

Una intercettazione ambientale, una cattiva traduzione e il povero Mohammed Fikri, operaio tunisino di 22 anni, divenne la «belva». «Allah mi perdoni... non ho ucciso». Peccato che la traduzione corretta fosse solo una imprecazione. Colpisce però che per scrupolo, solo per scrupolo, gli investigatori non abbiano perquisito e analizzato la sua auto, dal momento che Yara sicuramente è stata prelevata da un mezzo, da un’auto o da un furgone.

Imperizia, scarsa professionalità? Succede. Comunque, il fermo, l’interrogatorio e poi la scarcerazione devono aver stressato chiunque. Sicuramente una fatica per il pm Letizia Ruggeri, che l’8 dicembre se ne andò in ferie, per cinque giorni. Ma forse le ferie erano programmate da tempo. E la famiglia innanzitutto non ammette deroghe. Foss’anche un sequestro di persona in corso. Funzionano così, evidentemente, le procure di provincia. Nessun coinvolgimento, freddezza e rappresentazione impersonale dell’ufficio in cui si lavora. Magari rigido orario di lavoro e decreti per ottenere l’autorizzazione dal gip alle intercettazioni, firmati in un supermercato.

E, dunque, una volta scarcerata la «belva» che tale non era, le indagini riprendono senza una rotta precisa. Al tunisino, i carabinieri erano arrivati mettendo sotto intercettazione in pratica tutti gli operai del cantiere di un Centro commerciale di Mapello. Un cantiere al quale erano arrivati i supercani svizzeri «molecolari», cioé dotati di fiuto speciale.

Quanto devono essere terribili quegli attimi in cui tutto ti crolla addosso. Convinti di aver imboccato la pista giusta, bisogna ripartire da zero. Rileggendo ogni atto compiuto in precedenza, analizzando di nuovo quelle ipotesi che magari si sono scartate perché non ritenute credibili.

Per esempio, si riprende la testimonianza di un ragazzo, Enrico Tironi, vicino di casa dei Gambirasio. Dichiarazioni che in un primo momento dagli investigatori erano state ritenute false e per questo il ragazzo era stato denunciato per procurato allarme e falso ideologico. Ma anche adesso per gli sbirri quelle dichiarazioni valgono meno di zero e, semmai, sarebbe interessante capire perché il ragazzo mente.

Dunque, le sue dichiarazioni: «Alle 18,30 l’ho vista uscire dalla palestra e fermarsi a parlare con due uomini». Il ragazzo racconta di una Citroen rossa e che Yara addirittura rideva. Sicuramente dichiara il falso, Tironi. Perché a quell’ora Yara, secondo un testimone, il padre di un ragazzo, era ancora in palestra. E un amico di Enrico Tironi lo chiama al cellulare alle 18,30, come dimostrano i tracciati del telefonino. Quella telefonata è il punto di riferimento del ragazzo per fissare il momento in cui vede Yara.

Yara. Nessun neo o cono d’ombra. Ragazza perfetta, che tutti i genitori vorrebbero. Casa, scuola e palestra. E, dunque, forse è proprio la palestra il punto di partenza per svelare il mistero, per capire che fine abbia fatto. E invece per molto tempo, le energie investigative sono state spese sul cantiere, su quel cantiere al quale gli investigatori erano arrivati seguendo i cani con il superfiuto.

Un mese dopo le speranze non sono morte. C’è un dispiegamento di forze di polizia che non tralasciano nessuna ipotesi: la palestra, gli amici, diverse frequentazioni familiari. E anche chi ha precedenti per sequestro di persona e violenza sessuale. Speriamo in una buona notizia.