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 2010  dicembre 28 Martedì calendario

SONO CRESCIUTO TRA CRACK E PISTOLE


Non poteva essere un’innocente autobiografia né un ritrattino per boy-scout. Non poteva essere così perché di mezzo c’è Jay-Z, l’animalesco e celeberrimo re del rap che di“normale” non ha nulla, a partire dai guadagni (450 milioni di dollari il suopatrimonio) che lo hanno proiettato ai vertici della classifica mondiale di Forbes, tra Bill Gates e Warren Buffett. Il libro di cui stiamo parlando è “Deco -ded”, il best-seller di fine anno che hafatto impazzire tutta la East Coast e che racconta, con una sincerità disarmante, i primi 40 anni dell’artista newyorchese. Il faraone del rap e il marito(invidiato) della splendida Beyoncé. Raramente la puritana America aveva letto un’auto biografia così dettagliata, sincera e per nulla indulgente. A leggere qualche passo di questo volume che tratteggia l’infanzia e l’ado -lescenza impossibile di Jay-Z, nato e cresciuto a Brooklyn, vengono i brividi.

PALLOTTOLE E DROGA
Sentite un po’: «Nel mio quartiere ho visto persone che amavo, sono statotradito da altre di cui mi fidavo e ho sentito le pallottole passarmi sulla testa. Ho visto il crack distruggere le famiglie così come la droga ha quasi ucciso la mia. Ma anch’io ho venduto il crack per strada. Ero minorenne eavevo la pistola nei jeans. Nel quartiere era più facile accedere alle armi che all’assistenza pubblica». “Decoded” è stato presentato poco prima di Natale nella libreria Barnes&Noble, a Manhattan, e svela altri particolari inquietanti di Shawn Carter (vero nome di Jay-Z), un ragazzino di periferia alle prese con una città violenta e un futuro dominato dall’incertezza. Il libro è a metà tra una confessione e una seduta di psicanalisi:«Un giorno mio fratello era fatto di crack e voleva rubarmi un anello per comprarsi la droga. Allora, spaventato,gli ho sparato e l’ho colpito a una spalla. Pensai: la mia vita è finita, andrò in prigione per sempre. È stato terribile. Ero un ragazzino terrorizzato». E ancora: «Vivevo a Brooklyn, in una zona dal nome sinistro: Marcy Houses, un dedalo di viuzze tra palazzoni di 30 piani. Erano labirinti, ci sono state volte in cui la violenza sembrava musica di sottofondo. Proprio lì,come fosse una luce in fondo a un tunnel, ho incontrato il rap. Devo ringraziare un ragazzino di nome Slate, uno che avevo già visto in giro: lo ascoltavo sempre. Una notte ho composto la prima canzone. Fu l’inizio di tutto».
Negli anni seguenti Jay-Z è diventatoil numero 1 del rap: ha inciso undici album, venduto 50 milioni di dischi, fondato la linea d’abbigliamento Rocawear(che ha, poi, ceduto nel 2007per 204 milioni di dollari), creato laRoc-A-Fella Records, presieduto la Def Jam tra il 2005 e il 2007, sposato Beyoncé e siglato l’accordo stellare con Live Nation.

SPIRITO ON THE ROAD

«Mi considero un rivoluzionario perché sono un miliardario che haraggiunto il top in un mondo razzista», spiega con una punta di belluino spirito on-the-road. Attualmente Jay-Z sta lavorando a un disco con KanyeWest. Per il futuro ha progetti ambiziosi: dopo aver aiutato con ogni mezzo Obama a diventare il primo presidentenero della storia degli Stati Uniti («Un giorno Barack mi tirò per la giaccae mi disse: ho bisogno del tuo aiuto. Così feci un sacco un sacco di concertigratis per convincere i giovani a votareper lui... Obama non è Dio ma fa quelloche può»), l’ex ragazzo violento diMarcy Houses ha deciso di puntare alla presidenza: «Non prima di 8 anni…».
Se, negli anni ’80 ce l’ha fatta un attore non eccelso come Ronald Reagan, perché non dovrebbe arrivare alla Casa Bianca l’imperatore del rap?