Avvenire 28/12/2010, 28 dicembre 2010
LATITANTE SI CONSEGNA: FUORI DA CARCERE MI SENTO SOLO
Si era anche accorto di averci perso la mano.Tanto che, delle ultime tre rapine, gliene era riuscita solo una. E non era proprio il colpo del secolo: 5 mila euro portati via da una piccola banca, minacciando la spaurita cassiera. Ecco che, con l’avvicinarsi del Natale, Paolo Anfossi, 56 anni, un passato da detenuto in odor di ’ndrangheta, fuori dal carcere ha cominciato a sentirsi solo e smarrito. Così, vinto dalla malinconia, ha telefonato a una delle poche persone che stima: ha composto il numero del capo della squadra mobile di Lucca,Virginio Russo, e si è fatto arrestare. «Aveva bisogno di parlare, era solo - ha raccontato l’investigatore - . Ha vissuto in carcere a lungo, per certi versi là si sentiva sicuro, come in famiglia». E là è voluto tornare. Al poliziotto, Anfossi ha detto di essere stanco di quella vita, di non voler fare più del male e di volere confessare alcune rapine. Gli investigatori, comunque, vogliono chiarire perchè Anfossi si senta più sicuro in carcere. Anfossi, una sfilza di accuse tra cui associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, estorsione, rapina a mano armata, traffico di stupefacenti è considerato vicino alla ’ndrangheta del ponente ligure. Cotanta fedina penale, però, non gli ha impedito di stringere una sorta di amicizia col poliziotto che anni fa, dopo averlo arrestato, aveva cercato di dargli una mano.
La scorsa settimana, trovandosi solo e lontano da casa, Anfossi deve aver cominciato a coltivare la tentazione di tornare fra gli amici, in carcere. Così ha composto il numero della questura di Lucca, ha chiesto di parlare con il capo della squadra mobile, ha detto di trovarsi a Chiavari e ha confessato alcune rapine, chiedendo in cambio di essere arrestato dal funzionario in persona.