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 2010  dicembre 28 Martedì calendario

Allarme in Europa l’incubo è una nuova ondata di attentati - Giovedì Cile e Svizzera, ieri Grecia

Allarme in Europa l’incubo è una nuova ondata di attentati - Giovedì Cile e Svizzera, ieri Grecia. I pacchi bomba dovrebbero essere finiti. Per il momento. Ma l’allarme non è rientrato, perché adesso c’è la scadenza del 17 gennaio prossimo, quando ad Atene inizierà il processo contro i militanti di «Cospirazione delle cellule di fuoco», un gruppo di anarco-insurrezionalisti greci, che nel novembre scorso hanno spedito 14 pacchi incendiari in giro per l’Europa, anche ai premier Sarkozy, Merkel e Berlusconi. Il pacco di ieri, il terzo, è arrivato a destinazione e per fortuna senza esiti traumatici, dopo l’allerta sollevato dal ministero degli Esteri su indicazione del questore di Roma, Francesco Tagliente, che aveva suggerito di avvisare le ambasciate presenti a Roma di segnalare pacchi sospetti. «Associazione Italia-Grecia, via IV novembre, Roma»: questo il mittente della busta che non è stata aperta e che è stata sicuramente spedita dall’Italia. Dentro, il dispositivo a strappo che avrebbe fatto esplodere la polvere pirica. E il volantino di rivendicazione. Lo stesso recuperato giovedì dalla busta esplosa a metà all’ambasciata cilena. L’incipit: «Già nell’aprile scorso avevamo lanciato una campagna rivoluzionaria con l’invio di un pacco bomba. L’azione è stata quasi del tutto taciuta dai media, completamente censurata la rivendicazione nella quale, ribadendo la nostra adesione alla Fai, lanciamo un monito ai tutori dell’ordine democratico: non tollereremo i continui abusi che si consumano nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione, ndr), nelle galere, nelle caserme ai danni dei prigionieri di queste strutture di dominio». E’ la campagna contro la repressione. Il riferimento al pacco bomba già spedito è quello recapitato alla caserma Gianicolense di Roma dei carabinieri, dell’aprile scorso (mittente: Fiamme Gialle). E a marzo c’era stato quello spedito alla Lega e firmato «Sorelle in armi - nucleo Mauricio Morales» (l’anarchico cileno morto per l’esplosione di un ordigno a Santiago del Cile, nel maggio 2009). E ancora prima, nel dicembre 2009, le lettere minatorie al Cie di Gradisca d’Isonzo e all’università Bocconi di Milano. «Oggi torniamo a colpire - si legge nel comunicato di rivendicazione firmato Federazione anarchica informale, cellula rivoluzionaria Lambros Fountes (un greco ucciso in conflitto a fuoco con la polizia greca) - rispondendo all’appello dei compagni greci. Perciò rivolgiamo il nostro attacco a una delle strutture che rappresentano lo stato greco e ai suoi servi in solidarietà ai compagni arrestati ad Atene e al progetto della “Cospirazione delle cellule di fuoco”». Nella campagna di novembre, i greci avevano citato nel loro documento di rivendicazione anche la Federazione anarchica informale italiana e fatto riferimento ai «compagni prigionieri» nelle carceri svizzere, arrestati nell’aprile scorso perché stavano per realizzare un attentato contro un centro di ricerca sulle nanotecnologie dell’Ibm, alle porte di Zurigo. Gli anarcoinsurrezionalisti italiani lanciano una loro campagna «rivoluzionaria»: «Per i compagni sottoposti a continue vessazioni da parte delle autorità svizzere e in solidarietà ai compagni cileni che stanno affrontando una forte ondata repressiva». Grecia, Svizzera, Cile. Nel documento di rivendicazione si spiegano le ragioni dell’individuazione degli obiettivi di questa offensiva terroristica («Per dare avvio a questa campagna abbiamo deciso di attaccare anche i rappresentanti di questi due stati (Cile e Svizzera, ndr)»). Il comunicato, nella parte finale, affronta la prospettiva politica dell’offensiva terroristica: «Crediamo che il metodo della violenza rivoluzionaria e l’attacco diretto a persone e a strutture del sistema di dominio oltre ad essere un patrimonio storico del movimento anarchico, sia un elemento fondamentale per la lotta e per la distruzione del sistema». Gli italiani si appellano alla «solidarietà rivoluzionaria ai compagni prigionieri». E citano i gruppi attivi in Grecia, Cile, Messico, Spagna, Argentina e «in qualsiasi altro posto attaccano senza sosta e alzando sempre di più il tiro». E adesso che succederà? Gli investigatori e gli analisti sono cauti. Preoccupati, perché la campagna dei pacchi bomba ha risposto alla richiesta degli anarchici greci che a novembre avevano lanciato un «appello internazionale alla guerra rivoluzionaria», in vista del processo che si aprirà ad Atene il 17 gennaio. Mancano tre settimane a quella scadenza. Cosa avranno in mente gli anarcoinsurrezionalisti italiani? «Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce». Gli anarchici che si sono firmati Fai-cellula rivoluzionaria Lambros Fountes sognano che la «violenza rivoluzionaria» dilaghi ovunque: «Se tale metodo si estenderà sempre di più, allora per Stato e Capitale verranno tempi ancora più duri».