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 2010  dicembre 28 Martedì calendario

FERMI E LA BOMBA, IL GIALLO DEI BREVETTI TOP SECRET

Undici brevetti di ingegneria nucleare. Brevetti «top secret» . Brevetti firmati da Enrico Fermi e tenuti a lungo «nascosti» dalle autorità americane, intenzionate a mantenere un controllo totale nelle tecnologie per la costruzione della bomba atomica. L’elenco è contenuto nel volume «Neutron Physics for Nuclear Reactors -Unpublished Writings by Enrico Fermi» , edito di recente da World Scientific di Singapore a cura di Salvatore Esposito e Ofelia Pisanti, dell’Università Federico II e della sezione di Napoli dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.
Il primo brevetto risale al 1934, all’origine dei lavori sulla fisica dei neutroni in via Panisperna, ed è intitolato «Metodo per accrescere il rendimento dei procedimenti per la produzione di radioattività artificiale mediante il bombardamento con neutroni» . C’è la descrizione dettagliata dei risultati ottenuti studiando la radioattività indotta in un numero di elementi chimici, in seguito a irradiamento con i neutroni lenti. Il testo originale non è mai stato pubblicato in italiano, e nel volume i curatori presentano la versione inglese, quella destinata all’ufficio brevetti Usa nel 1935, e lì rilasciata nel 1940.
Gli altri brevetti riguardano tutti gli aspetti operativi del funzionamento dei reattori, basati sulle reazioni a catena. E costituiscono altrettante trattazioni dettagliate, ma distinguibili dalla descrizione dei medesimi argomenti apparsa invece nei lavori pubblicati e già conosciuti. Il secondo brevetto, «Metodo per il funzionamento di un reattore a neutroni» , desecretato nel 1955, fu definito dal New York Times «brevetto storico, che copre il primo reattore nucleare» . Vi sono presentati la teoria, i dati sperimentali, e i principi di costruzione e funzionamento di ogni tipo di reattore nucleare conosciuto all’epoca. A partire dalle diverse forme di uranio impiegato ai differenti sistemi di raffreddamento e alle diverse disposizioni geometriche dei vari componenti. Insomma, la madre di tutti i brevetti successivi.
Nel regime militare vigente a Los Alamos, nel New Mexico, sede dei laboratori per la ricerca e la produzione di armi nucleari, le «invenzioni» di Fermi e colleghi erano subito coperte da brevetto segreto, di proprietà dell’Autorità dell’energia atomica, che rappresentava il governo statunitense. Anche negli anni successivi alla fine del conflitto, la Casa Bianca si rifiutò sempre di riconoscere un compenso per quelle invenzioni segrete: Enrico Fermi e i suoi collaboratori non percepirono mai un dollaro. La questione dei brevetti sulle tecnologie nucleari si dipanò attraverso vicende intricatissime, fra le esigenze del segreto militare, legate alla sicurezza nazionale, e le aperture verso l’utilizzazione dell’energia atomica per scopi civili.
Quei brevetti del fisico italiano, ormai diventato cittadino americano, erano «declassificati» , cioè desecretati, all’epoca della pubblicazione delle opere complete di Enrico Fermi, sotto la direzione dell’allievo e premio Nobel Emilio Segrè, avvenuta nel 1962-65. Avrebbero potuto essere inclusi già allora nell’opera omnia del gran maestro, ma furono tralasciati. Ci si può chiedere la ragione di una simile «dimenticanza» . La spiegazione più plausibile è che si sia sentita l’esigenza di non divulgare eccessivamente tecnologie sensibili sotto il profilo strategico.
Fra gli inediti inclusi nel volume, anche gli appunti presi alle lezioni di fisica dei neutroni tenute da Fermi alla cosiddetta «Università di Los Alamos» . L’autore degli appunti, rimasti per lungo tempo inediti, era un membro della delegazione britannica, il fisico inglese Anthony French. Anche attraverso il filtro di questo uditore, si ha l’ennesima conferma delle singolari capacità didattiche di Fermi, dalle quali trasse vantaggio tutta la singolare comunità, radunata a Los Alamos.
Lanfranco Belloni