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 2010  dicembre 27 Lunedì calendario

«Io, sotto scorta per aver salvato il governo» - «Il giorno di Natale non sono uscita di casa per consenti­re alla mia scorta di trascorrere il 25 dicembre in famiglia»

«Io, sotto scorta per aver salvato il governo» - «Il giorno di Natale non sono uscita di casa per consenti­re alla mia scorta di trascorrere il 25 dicembre in famiglia». Allora è vero che vive sotto protezione, onorevole Poli­dori? «Sì, a Roma, Città di Castello e Siena, le mie tre città. Da quan­do esco di casa, alla sera quan­do torno. Mi accompagnano fi­no alla porta del mio apparta­mento. Lì mi chiudo dentro e la mattina dopo tornano a pren­dermi. Devo avvisare due ore prima quando esco. Devo pro­grammare la mia vita». Una vita stravolta dal giorno del voto di sfiducia a Berlu­sconi, il 14 dicembre? «Il Viminale ha deciso di asse­gnarmi una scorta dopo alcune minacce di morte». È pentita di aver lasciato Fi­ni? «Assolutamente no». Se tornasse indietro farebbe la stessa scelta? «Mi comporterei nello stesso identico modo. Fini sapeva, perché glielo avevo detto in un colloquio con il capogruppo, che non avrei potuto votare la sfiducia. Quella mattina, prima del voto, mi confidai soltanto con un collega, un parlamenta­re del Pdl umbro come me, che conosco dall’infanzia». Nei giorni precedenti lei non aveva avuto alcun con­tatto con Berlusconi? «Assolutamente no. Assoluta­mente no. Non sapevo nemme­no come avrebbe votato Silva­no Moffa. Alle dieci di sera ci eravamo lasciati dicendo: votia­mo ognuno secondo coscien­za ». Non ha avuto promesse o col­lo­qui sul suo futuro con qual­cuno del Pdl? «Davvero non ho avuto nes­sun contatto. L’ovazione di sor­presa dai banchi del Pdl dopo il mio voto testimonia la mia buo­na fede. Da economista non avevo intenzione di lasciare il Paese senza guida in un mo­mento del genere, poi sono sta­ta presidente dei giovani im­prenditori, ho una realtà da cui vengo e che devo rispettare. Credevo nell’azione di Fli, ma prima che diventasse un parti­to ». Ci spieghi quando è iniziata la storia delle minacce. «Quello stesso pomeriggio del voto, al telefono». Rispondeva lei personal­mente? «All’inizio sì, poi facevo ri­spondere alcuni colleghi, per­ché potessero testimoniare. Quando andai in questura mi dissero che la polizia postale aveva già rilevato minacce su Facebook e su altri siti. Poi sono iniziate ad arrivare minacce di morte sulla mia mail. Da lì a po­che ore il ministero dell’Inter­no ha deciso di assegnarmi una scorta». Cosa c’era scritto? «Non vorrei drammatizzare, l’odio fa circolare l’odio. Ora le mail si sono calmate, anche se ogni tanto ne arriva una molto cattiva. Tre giorni fa è stata spe­dita a casa dei miei genitori una cartolina con una minaccia pe­sante ». Ha paura? «Mi sento protetta e sono con­vinta che trattandosi di una de­cisione politica, siccome in­somma non sono un pentito di mafia, nel giro di poco tutto si tranquillizzi. È chiaro che la vi­ta è cambiata. Se decido di an­dare a fare un giro, o semplice­mente se ho bisogno del pane, non posso uscire. So che anche altri deputati ora hanno la scor­ta ». Intende Scilipoti, o Razzi, o Moffa? «Sì, di Moffa non mi risulta». Qualcuno le rimprovera di essere stata proprio lei ad aver aperto i lavori a Bastia Umbra, la convention di Fli in cui Fini chiese la testa di Berlusconi. «Aprii i lavori il sabato per fa­re gli onori di casa, ma nessuno sapeva che Fini la domenica avrebbe chiesto le dimissioni di Berlusconi. Molti di noi rima­sero attaccati alla seggiola, non si alzarono, dopo il suo discor­so. È stata una sorpresa, come una sorpresa è stata la mozione di sfiducia. Fini ripeteva come un mantra il contrario». Ossia? «Ripeteva che saremmo stati sempre leali al governo. E sulla mozione... Alle due del pome­riggio, per dire (del 3 dicembre ndr ) mentre le agenzie batteva­no la notizia della mozione di sfiducia, noi in realtà non l’ave­vamo ancora firmata. Ci aveva­no informato mezz’ora prima con un sms. E io decisi di firma­re solo la sera, con mille rassicu­razioni che si trattava soltanto di tatticismo».