ANDREA MALAGUTI, La Stampa 28/12/2010, pagina 19, 28 dicembre 2010
Gran Bretagna la gemellina venuta dal freddo - La bambina venuta dal passato ha undici anni in meno delle sue gemelle
Gran Bretagna la gemellina venuta dal freddo - La bambina venuta dal passato ha undici anni in meno delle sue gemelle. È nata un mese fa, a Willenhall, nella pancia rurale della Gran Bretagna, non lontano da Wolverhampton, nella cosiddetta Campagna Nera, ma è stata concepita nel 1999, quando sua madre, Lisa Shepherd, decise di fare ricorso alla fecondazione in vitro. Ammalata di endometriosi, perseguitata da infiammazioni e piccole ferite interne, scelse di sottoporsi al trattamento. «Voglio un figlio». Non era rabbia, era determinazione. «Mi ripetevo che la natura non era stata buona con me e non mi volevo rassegnare». I medici della Midland Fertility Clinic di Aldridge utilizzarono lo sperma di suo marito Adrian su quattordici dei ventiquattro ovuli selezionati. Due furono trasferiti nell’utero di Lisa, che diede alla luce le piccole Bethany e Megan. In paese ci fu una grande festa, le neonate furono vestite di rosso e siccome era estate, agosto per la precisione, vennero per prima cosa portate a vedere il mare. «L’orizzonte si perde all’infinito e l’uomo non sa mai da che parte cade il suo destino», disse ispirato Adrian citando come in un rito un adagio paterno. Lui, ingegnere delle ferrovie, era solito occuparsi di questioni pratiche, ma il suono di quella frase gli era sempre piaciuto. Il senso lo avrebbe capito nel nuovo millennio. Mentre Lisa cambiava i primi pannolini a Bethany e Megan, bianche, cicciottelle, con i pochi capelli che cominciavano a diventare rossicci, il seme di una loro sorella, o quantomeno l’ipotesi di una sua esistenza, veniva sigillato in un frigorifero speciale e conservato nell’azoto liquido a 196 gradi sottozero, in un limbo senza pensiero e chissà se anche senza anima. Chiusa e archiviata. Faceva parte del gioco. C’era troppa vita negli occhi di Bethany e Megan perché qualcuno potesse pensare a lei. «Le gemelle avevano ridato un senso alla nostra esistenza, ma in fondo lasciare quegli ovuli da qualche parte ci dispiaceva». Non era niente più che il doloroso istante di un commiato. Il mondo in fondo si era rimesso a girare meglio di sempre. Alla fine del 2009 Adrian e Lisa Shepherd, 44 e 36 anni, si sono guardati negli occhi e non hanno avuto bisogno di parlare. Sono andati dalle ragazze e le hanno osservate per un po’. «Ormai erano grandi, due splendide giovani donne». Hanno domandato il permesso. «Vi piacerebbe avere una sorella?». Il loro sorriso identico ha dato istintivamente la stessa risposta adulta. «Sarebbe bellissimo. Anche noi vi aiuteremo a tirarla su». In verità non è che le speranze fossero molte. «Siamo tornati alla Midland Fertility Clinic e abbiamo domandato a loro. Quante possibilità abbiamo? Ci hanno detto: poche. Abbiamo risposto: proviamo, ma una volta sola». Ci sono sogni che non hanno via d’uscita. Questo ne aveva una. Stretta, ma sufficiente. A Aldrige raccontano che non esiste un altro caso così, che nessun ovulo era mai diventato vita undici anni più tardi. La bambina venuta dal passato l’hanno fatta venire al mondo con un cesareo e l’hanno battezzata col nome di Ryleigh. È bianca, cicciottella e dopo cinque settimane i pochi capelli hanno cominciato a diventare rossicci. Megan e Bethany dicono che appena l’hanno vista hanno capito che le loro esistenze erano uniti da vincoli infrangibili e che non conta se Ryleigh è partita dopo. «Per la piccola sono due mamme in più», spiega decisa Lisa, che ha ricominciato a fare la manager in un albergo. Eppure c’è qualcosa di bizzarro in quello che dice: mamme, gemelle, sorelle sfasate. Anche se è inverno Adrian ha portato anche Ryleigh in riva al mare, ma pronunciando la formula del padre stavolta gli è sembrato di capirla meglio. Le foto delle tre bambine messe a confronto fanno impressione. Lisa ha conservato i vestitini rossi delle due più grandi e li ha consegnati alla nuova venuta. Gli occhi, il naso, le guance, l’espressione, quella bocca con una smorfia storta. Tutto perfettamente uguale, undici anni dopo, come se ci fosse stato uno squarcio nel tempo. Avete spostato l’asse della natura? «No, sono certa che abbiamo fatto la cosa giusta», sussurra Lisa addormentando Ryleigh. La dondola piano, come se viaggiasse su una nave lenta, perché così deve essere quando si sfida il destino.