Francesco Piccolo, l‘Unità 27/12/2010, 27 dicembre 2010
CORSIVI
Dentro il Pd ci si strugge chiedendosi se la mancata sfiducia al governo Berlusconi debba o no considerarsi un’altra sconfitta, e se ne consegue il bisogno di cambiare la linea politica. Ci si confronta sulle scelte da fare, sulle possibili alleanze, e sull’opportunità delle primarie. Bisogna dire che si dibatte e ci si strugge su tutto, ma con l’originalissimo risultato di non approdare a nulla. Forse perché la strada è difficile, forse perché le anime sono troppe. Ma c’è qualcosa di più inquietante: il Pd non riesce a incidere nemmeno un po’ sul piano politico. Accettando la complicità con Fini e Casini contro Berlusconi, ha (temporaneamente) perso l’ultimo ruolo che gli competeva: l’opposizione. I suoi dirigenti si preoccupano delle soluzioni, e si attribuiscono dei meriti nel presunto tramonto di
Berlusconi (che sembra il tramonto dei paesi scandinavi, che dura molte ore e alla fine il sole ricomincia a salire); ma la verità più terribile, e che respingono con rabbia, è che non hanno meriti. Il governo e l’opposizione, i protagonisti della
vita politica italiana, in questo momento, sono altri. In questo momento, la politica italiana attiva parte dalla destra e si ferma al centro. Più in là, è come se fosse stata disattivata. Di conseguenza, il Pd si sbatte ancora di più, inventa e propone
soluzioni. Annuncia nuove possibili alleanze. Che non vengono prese in considerazione.
Il Pd è come i bambini dell’asilo, che sono fidanzati con le bambine dell’asilo, ma le bambine non lo sanno.