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 2010  dicembre 27 Lunedì calendario

ITALIASVEGLIATI ILBUONPADREISLAMICO CHE ACCOLTELLA LA FIGLIA CON L’AMANTE


Una donna marocchina ad Agnadel-
lo, nel cremonese, è stata accoltellata dal padre perché aveva una relazione con un uomo sposato, l’ha colpita all’addome, al costato, alla schiena, lei è riuscita a scappare e chiedere aiuto nella strada, forse si salverà, lui, Mostafa Amani, lo hanno arrestato, ha chiesto " ci sono riuscito a ucciderla", ci teneva al successo, gli hanno dato la cattiva notizia che forse gli è andata male, a noi presto arriverà la notizia veramente cattiva che quel delinquente si farà qualche settimana di galera e poi sarà libero di restare in Italia e di continuare a massacrare le donne.
Mi tocca scrivere ancora una volta di una storia di ordinaria violenza straordinaria su una donna schiava nel nostro Paese, e non mi lamento perché è il mio mestiere, però la rabbia e il senso di impotenza sono grandi. In questi casi chiamo Souad Sbai, deputata italo marocchina del Pdl, una che alla rabbia e al ricatto non ha ceduto mai.
Non mi ha consolato, anzi, mi ha ricordato che questi casi sono quelli che emergono dal silenzio, quelli che riusciamo a riconoscere, quando i massacratori perdono la testa ed escono allo scoperto, ma 140 mila marocchine, parliamo solo delle marocchine, vivono in segregazione nel nostro Paese. Meno del dieci per cento di loro lavora, sa leggere, partecipa alla vita sociale, le altre sono clandestine, non di documenti, ma di condizione di vita, escluse, picchiate, non vanno a scuola, non sanno leggere, non possono parlare con nessuno,non fanno alcun con-
trollo di salute. Il Marocco ha stanziato ottanta milioni di euro in programmi per le donne del Paese emigrate in Europa, dovranno servire a programmi sociali, a politiche di integrazione. Noi non stanziamo un centesimo, c’è la crisi, d’accordo, ma i diritti non costano, invece prevale il peggior rispetto timoroso per la cultura della violenza. L’attenuante culturale ci sta massacrando, ci impedisce di applicare
almeno la regola del massimo della pena e della certezza della pena, che prevede anche che quando esci di galera te ne torni a casa tua, a noi in Italia non servi, ci procuri solo danni. E’ appena stata approvata la legge che richiede la conoscenza della lingua italiana per coloro che risiedono legalmente nel nostro paese, chi la farà rispettare se alle donne immigrate di fede musulmane è imposto dai maschi e
consentito dalle nostre autorità di vivere nell’ombra?
Nel resto d’Europa dopo tanti errori e tante batoste si stanno prendendo misure eccezionali, preparando piani, si nomina se non un ministro almeno un sottosegretario all’Immigrazione. Ci fosse anche da noi, potrebbe occuparsi di bambine e ragazzine prima che vengano accoltellate o decapitate. Come nel caso, subito finito nel comodo dimenticatoio, di quella ragazzina di Reggello, Firenze, che segue le lezioni di musica alla scuola media statale con i tappi alle orecchie. Così ha voluto suo padre, Omar, marocchino di fede islamica, un imam, che considera la musica impura, una «roba da infedeli». Insieme alla preside e agli insegnanti, con la benedizione del giudice, hanno escogitato questa originale strategia: mentre i suoi compagni di terza media suonano, cantano o solfeggiano, ascoltano Bach o Mozart o Beethoven, lei deve indossare un paio di cuffie isolanti. Osserva i compagni col flauto, ma non li sente. Vede muovere le loro dita, ma è isolata, impedita a sentire i suoni che emettono gli strumenti.
Io quel giudice, quella preside, quegli insegnanti, e naturalmente il sindaco, e su salendo nelle istituzioni toscane, li vorrei incontrare, e guardare dritto negli occhi. Credo che Souad Sbai verrebbe con me.