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 2010  dicembre 24 Venerdì calendario

DUE MILIONI PER UN ECOMOSTRO IL VERO SCANDALO DI POMPEI


«It’s impossible!», ha esclamato sbigottito l’inviato del New York Times passeggiando insieme ai colleghi giapponesi e agli ispettori Unesco tra gli scavi di Pompei. A far inorridire la truppa di cronisti non era qualche pezzo della Schola Armaturarum o della «casa del moralista» crollate qualche settimana fa. Bensì di due «mostri» piantati nel bel mezzo della cittadella archeologica da quasi tre anni.
Due enormi strutture interamente in metallo che somigliano tanto a capannoni industriali. Arrugginiti, va da sé, incompleti e soprattutto mai utilizzati anche perché non si capisce a cosa potrebbero servire. Costo totale dell’operazione? Due milioni di euro. Per la precisione: 2.080.598,79. A tirar fuori i quattrini è la Soprintendenza archeologica di Pompei, che il 20 agosto 2007 quando le gestione ordinaria era affidata al professore Pietro Giovanni Guzzo ha fatto un bando di gara per realizzare «edifici provvisori polifunzionali nell’area ad est di Porta Stabia in Pompei Scavi». Peccato però che in due mesi di polemiche e tiro al bersaglio contro il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, reo di non dare fondi sufficienti per la manutenzione delle Domus, nessuno, dalla sinistra agli archeologi alla Consulta universitaria per la storia dell’arte che ne ha chiesto a gran voce le dimissioni, si sia accorto delle brutture. «Con quei
soldi», spiega Antonio Irlando, responsabile del’Osservatorio sul Patrimonio culturale, «si potrebbero rifare i tetti di tutta Pompei. Non possiamo riempirci la bocca continuamente per criticare gli sprechi attaccando il ministro quando poi la Soprintendenza butta letteralmente nella spazzatura tutti questi fondi».
I due capannoni, infatti, sorgono in piena zona archeologica (dove anche per spostare un sas-
solino occorrono miriadi di autorizzazioni) tra l’area dei Teatri e dell’Anfiteatro, a ridosso di case romane di particolare pregio tra cui la «casa del Menandro», la «casa della Nave Europa» e la casa conosciuta per la presenza del cosiddetto «Orto dei fuggiaschi». Quando vennero aggiudicati i lavori il 31 ottobre 2007 vennero indicate anche le finalità della costruzione: «Esecuzione lavori e forniture di opere edili e impianti-
stiche per la realizzazione di edifici destinati a locali spogliatoi e servizi igienici per il personale addetto ai Servizi di vigilanza negli Scavi di Pompei». Al sindaco della città Claudio D’Alessio risulta però diversamente: «Il comune», spiega, «non ha rilasciato nessuna autorizzazione ma soltanto un parere tecnico perché la soprintendenza ci disse che si trattava di una struttura temporanea che doveva servire per deposito di materiale. Neiprimi giorni del prossimo anno revocheremo il parere ordinando immediatamente l’abbattimento. È una vergogna che si siano sprecati così tanti soldi quando poi non si riesce a fare la manutenzione ordinaria e i muri crollano». Irlando, che ha chiesto che i due capannoni vengano abbattuti al più presto, precisa: «La cosa più inquietante è che questi lavori sono stati fatti quando la soprintendenza non era guidata da un commissario, come è successo negli ultimi 15 mesi quando si sono avvicendati tre responsabili tutti precari e ad interim, ma durante la gestione ordinaria». Il Centro di competenza Benecon, spin-off di quattro atenei campani, affiliato all’Unesco ha persino creato una mappa della città archeologica con tutti i punti dove le infiltrazioni di acqua rischiano di far crollare le case. Progetto sofisticatissimo e scientificamente molto avanzato. I due archeo-mostri però in tre anni non li ha mai visti nessuno. Un mistero.