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 2010  dicembre 24 Venerdì calendario

IL PARTITO DEGLI ASINI


Berlusconi è come Noriega! Qualche sera fa lo ha strillato Antonio Di Pietro, seduto da satrapo furibondo nel salotto di “Otto e mezzo”, davanti a madama Gruber. Nel sentirlo, mi sono messo a ridere. Povero Tonino, le stava provando tutte per stupire il pubblico. Da mesi andava dicendo che il Cavaliere era identico a Mussolini, Hitler, Pinochet, Videla. Adesso aveva scovato un altro gemello del Berlusca: Manuel Antonio Noriega, l’ex ditta-
tore sanguinario di Panama. Perché ho riso del leader valorista? Perché non si rendeva conto di appartenere a una casta già tramontata, sull’orlo della fossa.
E di esserlo in compagnia delle altre parrocchie d’opposizione. Tutte sul punto di dover cedere il passo a un nuovo partito rosso che si viene formando in questi giorni. E che emergerà del tutto con l’anno in arrivo.
Sto parlando del partito che abbiamo visto in azione il 14 e il 22 dicembre, in tutte le grandi città italiane, contro la riforma dell’Università. Quando è venuto alla luce del sole, abbiamo tutti pensato di avere di fronte l’ennesima rivolta studentesca, un evento già conosciuto in casa nostra. Ma ci siamo sbagliati. Quella iniziata il 14 dicembre, con il sacco del centro di Roma, non era e non è una sommossa come tante. Bensì la nascita di un movimento politico destinato a durare.
Ragioniamo sui dati di cronaca. Per cominciare, quello che chiamerò il Nuovo Partito, per brevità NP, ha una base militante ben definita. Non raccoglie affatto la maggioranza degli studenti italiani, bensì una piccola minoranza, sia pu-
re molto agguerrita. Accanto a loro c’è un magma composto da precari dell’università, da docenti incazzati, da attivisti della protesta, da un’infinità di cani sciolti e infine dai gruppi antagonisti, e non parlo soltanto dei centri sociali.
Questa base è tenuta insieme da una convinzione ferrea: Berlusconi è il nemico da sconfiggere e il suo governo un’infame sovrastruttura forcaiola da abbattere. Siamo al principio fondante di un partito: avere una missione pubblica da compiere e fare il possibile per riuscirci. Quelli di NP sono convinti di farcela. E questa certezza ci lascia intravedere che cosa accadrà nel prossimo futuro.
Il Nuovo Partito non si fermerà dopo l’approvazione della legge Gelmini. Nel 2011 scenderà di nuovo in piazza con un altro pretesto. Ma forse lo farà senza neppure cercare un alibi. E dichiarando il vero obiettivo: la fine del governo di centro-destra. Ammesso che in quel momento la coalizione di Berlusconi non sia andata a gambe all’aria per qualche voto negativo in Parlamento.
Già oggi NP ha una struttura simile a quella dei partiti. È diviso in correnti. Da una parte le colombe, quelle che l’altro ieri hanno deciso di manifestare senza violenze, almeno a Roma. Dall’altra i falchi, ossia i teppisti che il 14 dicembre hanno arroventato la piazza. È ridicolo parlare di black bloc. Sono soltanto la fazione estremista del Nuovo Partito. In sosta tranquilla a Roma, ma libera di fare danni a Palermo, Milano, Torino, Genova.
Le correnti si muovono in un modo o nell’altro a seconda di quanto decida il nucleo centrale del partito, collocato alla Sapienza, l’università statale di Roma. Questo centro si sente così forte da fare ciò che vuole. In barba a qualsiasi legge. A cominciare dalla norma che recita: ogni corteo va autorizzato, deve segnalare il percorso e ha l’obbligo di essere pacifico.
Il vantaggio sulle opposizioni: la forza della giovinezza
Il Nuovo Partito ha un grande vantaggio sulle opposizioni parlamentari. La sua forza è la giovinezza. La massa di manovra è fatta soprattutto di ragazzi e di ragazze che hanno vent’anni e anche meno. Ecco un’arma che i partiti tradizionali non possiedono più. Dove stanno i movimenti giovanili che le sinistre vantavano nella Prima Repubblica? Sono scomparsi. Esistono soltanto delle sigle, che coprono il vuoto.
Se fossi al posto di Bersani, sarei in allarme. Mi guarderei bene di salire sui tetti in compagnia di chi mi vuole fottere. Infatti sarà il suo Pd la prima vittima del Nuovo Partito. I cortei e la guerriglia di strada lo stanno facendo sembrare un vecchio arnese socialdemocratico. Incerto nell’agire, compromesso con il sistema, incapace di comprendere i mutamenti della società. E soprattutto zavorrato da gente anziana che ha un unico traguardo: conservare la poltrona in Parlamento.
A destra, al centro e a sinistra, i capi della Casta e i loro tifosi rispecchiano l’invecchiamento della società italiana. Alla tivù vediamo soltanto signore e signori quasi sempre di mezza età. Con i volti pieni di rughe, la calvizie dominante, le pance debordanti, la cellulite che dilaga. I ragazzi di NP ridono nel vederli. Accadeva lo stesso nel Sessantotto. Il leader del Movimento studentesco di allora, Mario Capanna (classe 1945), quando iniziò la carriera di capo a Milano aveva appena 23 anni.
La giovinezza è un’arma imbattibile. Fa gola ai media televisivi che, finalmente, posso mandare in onda facce di ragazzi
che somigliano al Che Guevara anche se parlano un italiano incerto e non sanno esporre due concetti in croce. O volti di ragazze belle come veline e truccate come modelle. I telespettatori li guardano affascinati, senza rendersi conto che si esprimono in modo elementare e dicono sciocchezze memorabili.
I media ci cascano sempre. La sera di mercoledì 23 dicembre, il telegiornale di Sky, proprietà di Murdoch lo Squalo, sembrava prodotto da NP negli studi della Sapienza. Cronisti e croniste apparivano travolti dall’ardore per i nuovi ribelli. Senza accorgersi di mettersi in ginocchio davanti a gente che odia il mondo al quale appartiene la loro emittente.
Lo stesso errore fa una quota robusta della carta stampata. Capisco che certi direttori vogliano la morte del Caimano. Ma dovrebbero avere più rispetto della verità. E non raccontare ai lettori la favola dei giovani che vanno ascoltati, perché sono il nostro futuro, perché da loro dipende la democrazia italiana, e
bla bla bla. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napo-
litano, è caduto in questa trappola. Lo dico con molto rispetto e gratitudine per lui. Quando mi capitarono dei guai per i miei libri revisionisti, fu l’unica autorità istituzionale che prese le mie difese. Però mi domando se il capo dello Stato avrebbe ricevuto al Quirinale un drappello delle opposizioni che gli chiedeva di non firmare
una legge votata dal Parlamento.
Due problemi da risolvere per il neonato movimento
Per concludere, il Nuovo Partito ha ancora due problemi da risolvere. Il primo è darsi un leader carismatico. Ne ha un bisogno assoluto nella società odierna. Deve trovare una figura che lo rappresenti al meglio. E che sia avvolta dall’aria magica della giovinezza. Qualcuno ha azzardato un nome: Nichi Vendola. Ma lui è un signore al di là dei cinquant’anni. Sarebbe come mettere una vecchia zitella a guidare una squadra di rugby.
Il secondo problema è assai più pesante del primo. I giovani del NP devono stare attenti a come si muovono. Se continueranno a incendiare le città e a picchiare i poliziotti, decreteranno la fine di ogni autorità. Ma a quel punto si troveranno su una strada senza ritorno. La storia ci insegna che quando l’autorità democratica scompare, al suo posto emerge un autoritarismo che non ha niente da spartire con la democrazia.
Volete qualche esempio banale? In Italia il fascismo nacque dopo il Biennio rosso, zeppo di violenze compiute dalle sinistre di allora. In Germania il nazismo andò al potere sulle macerie della Repubblica di Weimar. Facciamo pure gli scongiuri. Ma è bene ricordare che esiste sempre in agguato un Noriega. E non è quello che indica Tonino il Pasticcione.