Michele Farina, Corriere della Sera 28/12/2010, 28 dicembre 2010
IL SOLDATO CHE CORRE SEMPRE PER RINGRAZIARE CHI LO HA CURATO
«Perché no? Se a Bassora organizzassero una maratona, potrei anche tornarci— dice al telefono —. Ma in Iraq non è ancora il momento per queste cose. Per fortuna: una maratona con 50 gradi all’ombra è roba tosta» . Karl Hinett ha 23 anni e la voce gentile. Vive a Dudley, Inghilterra. Per il 2011 ha un progetto: correre. Sull’agenda ha segnato una maratona per ogni fine settimana. Comincia a Zurigo, il primo dell’anno. Poi Stati Uniti, Canada, di nuovo Europa. Il 23 ottobre Venezia. Karl non è un runner professionista, è un reduce di guerra. Un veterano di maratone chirurgiche: «Non so più quante operazioni ho fatto» . Fuori e dentro l’ospedale Selly Oak, a ritessere la pelle. Si corre per vincere, per partecipare, provare qualcosa a se stessi. Karl corre per ringraziare chi l’ha riplasmato. Dottori, infermieri. «Senza di loro sarei morto» . Corre per raccogliere fondi che serviranno a costruire una «Home for the Brave» , un centro per soldati feriti a Birmingham. Lui sa cosa vuole dire doversi «ricostruire» . Il 19 settembre 2005 il soldato semplice Hinett stava bruciando vivo dentro un blindato davanti al carcere di Bassora, nel sud dell’Iraq. Ne uscì per miracolo con il 40%del corpo ustionato: «Le mani erano messe peggio — racconta al Corriere durante un viaggio in treno —. Ma anche le gambe, il volto» . Forse ricorderete quelle foto con i soldati di Sua Maestà che uscivano dalla torretta dei Warrior avvolti dalle fiamme, in mezzo a una folla di dimostranti che avevano sorpreso gli inglesi con le bottiglie incendiarie. Immagini simbolo, l’inizio di uno dei periodi più cupi della guerra. Una ritirata ingloriosa. Dei 40 mila soldati britannici partiti nel 2003 ne erano rimasti 9 mila. Bassora era nel caos, milizie in lotta, polizia corrotta, rapimenti, uccisioni. Miniatura di quanto succedeva nel resto del Paese. Il giorno prima che Karl prendesse fuoco, due suoi compagni in borghese erano stati arrestati in città. Secondo la polizia avevano innescato una sparatoria in cui erano rimasti feriti alcuni civili. Il comando inglese non aspettò le indagini: mandò subito dieci blindati al carcere per liberare i prigionieri-ostaggi. Hinett era nel primo Warrior. Gli uomini dello Stafforshire Regiment si ritrovarono circondati, sorpresi, non vollero sparare. Quando il sergente George Long si buttò fuori con una criniera di fuoco sul capo e sul dorso, il soldato Karl era ancora dentro, sotto, aspettando il suo turno per uscire: «Cosa ricordo di quegli istanti? Prima l’odore di benzina. Poi un dolore mai provato. E infine la carne: mi guardavo le mani — ha raccontato al Daily Mail— e vedevo la carne viva» . Dieci giorni in coma. I medici temevano che non ce la facesse. Poi le prime operazioni, il ritorno a casa, l’ospedale, la riabilitazione. Nei giorni in cui a Bassora gli estremisti sciiti minacciano di morte i chirurghi plastici perché «modificavano quello che Dio aveva fatto» , al Selly Oak i chirurghi ricostruiscono anche il corpo di questo soldato diciottenne. Lui migliora, comincia a fare l’istruttore in palestra. Nel 2007 corre la maratona di Londra, vincendo il dolore. La maratona ospedaliera è finita poche settimane fa. Adesso ne comincia un’altra, non meno massacrante: 52 corse, oltre 2 mila chilometri. Karl non è un veterano arrabbiato: «Se fosse necessario tornerei in missione in Iraq» . In questi anni non ha cambiato idea sulla guerra, non ha qualcuno da accusare. Dice «abbiamo cercato di fare del bene» e va per la sua strada. Un po’ Forrest Gump, un po’ Murakami, ma soprattutto se stesso. Uno che corre per ringraziare. E se riesce, tira su qualche soldo per il progetto della Queen Elizabeth Hospital Birmingham Charity (finora ha raccolto meno di mille sterline): costruire una Casa per i Valorosi non è una mission popolare, dei veterani dell’Iraq non si parla quasi più. Karl corre anche per loro. E dopo, quando si sentirà un po’ stanchino, vorrebbe fare il vigile del fuoco. Ci scherza su: «Ho un’esperienza di prima mano» .