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 2010  dicembre 24 Venerdì calendario

D’ALEMA E BERLUSCONI, NUOVI DOSSIER DI WIKILEAKS

Julian Assange, si sente minacciato. Teme, dice, le ritorsioni dei servizi segreti. Ha paura di essere estradato negli Stati Uniti dove lo aspettano al varco con una possibile imputazione per spionaggio. L’unica salvezza, nell’attesa degli eventi e nella speranza di riuscire a superare indenne le accuse di stupro (in Svezia) e forse ottenere un asilo in Brasile, è continuare a colpire. «Siamo in ritardo. Siamo solo a un cinquantesimo della nostra missione». E per smentire sospetti e tesi di analisti, blogger e complottisti, (a fine novembre il premier israeliano Netanyahu ha affermato di «aver fatto il necessario» e di non temere le rivelazioni di Wikileaks) promette in un’intervista alla tv araba Al Jazeera, che nei prossimi sei mesi usciranno migliaia di documenti su Israele, sull’ultima guerra contro il Libano e sull’assassinio da parte del Mossad di un dirigente di Hamas a Dubai.
Nel frattempo continuano ad uscire indiscrezioni sull’Italia. Un cable del luglio 2008 riguarda Massimo D’Alema. Scrive Spogli: «Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri D’Alema ha detto lo scorso hanno all’ambasciatore (Usa, ndr) che la magistratura è la più grande minaccia allo Stato italiano», scrive ancora Spogli. «Nonostante 15 anni di dibattiti sulla necessità di una riforma del sistema, non sono stati fatti progressi significativi. Gli italiani considerato il loro sistema ”rotto” e hanno veramente poca fiducia sul fatto che garantisca giustizia», commenta ancora il diplomatico americano.
Scrive ancora l’ambasciatore Spogli Berlusconi «affronta turbolenze» a causa di «almeno tre inchieste giudiziarie», e nelle prossime settimane, «ha detto Gianni Letta che potrebbero essere pubblicate altre» «imbarazzanti intercettazioni». Così l’ambasciatore Usa a Roma, in un dispaccio del 3 luglio 2008. Dopo la «luna di miele» nella prima fase del governo, il premier «è finito nelle turbolenze e non è chiaro se abbiano girato a suo vantaggio. Nel caso estremo è possibile immaginare uno scenario nel quale Berlusconi potrebbe perdere considerevole popolarità e la sua abilità di portare aventi le riforme, o anche il suo potere di governare».
Dall’inizio della pubblicazione dei messaggi arrivati al Dipartimento di Stato dalle sedi diplomatiche americane, Wikileaks ha pubblicato nel complesso meno di 2.000 cable su oltre 251.000, pari a meno dell’uno per cento del totale. Buona parte riguarda l’Europa e i paesi arabi. E anche se la maggioranza dei documenti non fa che confermare storie e valutazioni note, a molti è apparsa sospetta la mancanza di comunicazioni provenienti dalla sede diplomatica Usa a Tel Aviv. Assange ha voluto chiarire questo e altro in due interviste. Al settimanale Paris Match, afferma di ritenere «probabile» l’estradizione negli Stati Uniti ma di non voler abbandonare il suo lavoro, quello di «costruire un mondo più civile».
Assange ha scelto la tv araba per rispondere alle accuse di aver voluto “salvare” Israele. «Abbiamo pubblicato solo l’1-2% del materiale che riguarda quel paese». Dei circa «3.700 documenti su Israele, 2.700 arrivano dalle sedi diplomatiche in Israele». Entro sei mesi saranno tutti a disposizione. Se è vero, come afferma, che molti sono “top secret” è probabile che si potranno conoscere dettagli inediti della guerra in Libano del 2006 e delle valutazioni americane su quel conflitto. Oltre a rivelazioni sull’assassinio di Mabhouh, il capo militare di Hamas ucciso a Dubai, ci sarebbero importanti documenti sull’omicidio del generale Muhammad Suleiman.