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 2010  dicembre 27 Lunedì calendario

«PENSIONI, RIFORME COMPIUTE. L’ESTRATTO CONTO INPS VA CURATO COME I RISPARMI IN BANCA» —

Retributivo, contributivo, scaloni, scalini, coefficienti, uomini e donne, speranze di vita. Ci sono voluti quasi vent’anni, e tutto sommato secondo gli esperti è stato un bene, ma riforma dopo riforma, con il 2011 il sistema previdenziale italiano sarà finalmente a regime. Senza più necessità, ma anche senza prospettive politiche, di nuovi interventi. Lo Stato comincerà a spendere meno soldi già da quest’anno, ed il problema delle future pensioni d’ora in avanti sarà tutto nelle mani dei cittadini. «Sono loro che devono costruirsi la pensione. Con il sistema contributivo a regime, l’assegno previdenziale verrà calcolato sui contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa. E tutti dovrebbero avere la buona abitudine di controllare l’estratto conto previdenziale con la stessa cura con la quale si controlla il conto in banca. La pensione è il salvadanaio del nostro domani» dice Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps. «Prima la riforma di Amato, poi Dini, poi Prodi, Maroni, ancora Prodi con Damiano, e infine la riforma Sacconi Tremonti. Ci sono voluti diciotto anni, ma finalmente possiamo dire che il cantiere della previdenza in Italia è finalmente concluso» . Presidente Mastrapasqua, diciotto anni per arrivare alla stabilizzazione non sono troppi? «Riforme di questo genere sono cose delicatissime e quello che stiamo vedendo oggi nel resto d’Europa ci dice che l’Italia è stata attenta e saggia molto più di altri Paesi. Non è un caso se il Commissario Ue agli affari economici, Ollie Rehn, abbia indicato il sistema italiano e quello svedese come i migliori d’Europa. Siamo stati i primi ad agganciare automaticamente l’età pensionabile alle aspettative di vita. E vorrei sottolineare che tutte queste riforme sono state fatte senza tensioni sociali e, almeno le ultime, senza un’ora di sciopero» . DAL 2011 partono le finestre mobili per il pensionamento e scatta un nuovo scalino con il passaggio alla «quota 96» data dalla somma tra età anagrafica ed età contributiva. Che effetti finanziari sono attesi? «— già nel 2011 saranno consistenti. Le finestre mobili, di fatto, spostano in avanti il momento del pensionamento di dodici mesi per i dipendenti e di diciotto per gli autonomi. Poi c’è il nuovo scalino per i lavoratori dipendenti a «quota 96» , che sale a «97» per gli autonomi. Nel 2013, insieme all’ultimo scalino, ci sarà l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione, e dal 2015 scatta il collegamento automatico con la speranza di vita. Ci stiamo avviando a regime anche per quanto riguarda gli attesi risparmi di spesa. Nel prossimo decennio abbiamo calcolato che l’Inps, quindi lo Stato, risparmierà fino a 38 miliardi di euro» . Riforme e controriforme, tuttavia, hanno disorientato i cittadini... «Qui c’è effettivamente un problema, perché in tutti questi anni è mancato quell’impegno sull’informazione che sarebbe stato necessario. L’anno scorso l’Inps ha inviato a 24 milioni di persone le chiavi per poter accedere online al proprio estratto conto previdenziale e ora sette milioni di persone vi accedono regolarmente. Cominciamo a colmare le lacune, è stato un primo momento di trasparenza, ma in Italia non si è ancora formata una cultura previdenziale» . Ad intere generazioni, andate in pensione sulla base dell’ultimo stipendio, non serviva. «Ma per i giovani di oggi, che andranno in pensione con il sistema contributivo, è assolutamente fondamentale avere consapevolezza di ciò che hanno già messo da parte. Anche e soprattutto per integrare la pensione con la previdenza complementare che sarà sempre più importante» . La stabilizzazione del sistema previdenziale cambierà anche il ruolo dell’Inps? «Sta già cambiando indipendentemente dalle riforme. Abbiamo ormai integrato la nostra banca dati con quella dell’Agenzia delle Entrate, e siamo molto più efficaci nel recupero dell’evasione contributiva. Nel 2010 supereremo abbondantemente l’obiettivo dei 6 miliardi che ci eravamo imposti di recuperare. Solo due anni fa non si arrivava ad un miliardo di euro» . Quali obiettivi avete per combattere il lavoro in nero? «Quest’anno abbiamo scoperto, e dunque fatto emergere, circa 70 mila lavoratori completamente sconosciuti al fisco e al sistema previdenziale. Per il 2011 l’obiettivo è ambizioso, puntiamo a scovare altri 100 mila lavoratori, ma è una battaglia prioritaria, perché il lavoro nero è, insieme all’evasione fiscale, la vera piaga del Paese» .
Mario Sensini