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 2010  dicembre 24 Venerdì calendario

ACCORDO PER MIRAFIORI, DA FIAT UN MILIARDO —

La firma c’è. Manca la Fiom, che grida «vergogna» e preannuncia nuova guerra e già dichiara «illegittimo» anche il prossimo referendum. Ma l’avevano messo in conto. È lo stesso copione di Pomigliano: solo, adesso, un po’ più complicato per i metalmeccanici Cgil. E difatti ovviamente non turba— non oggi, almeno — gli altri sindacati. Figurarsi Sergio Marchionne. L’accordo alla fine è arrivato, sette ore sono bastate a cancellare tre settimane di paralisi su quello che il Lingotto definiva «la politica e non la sostanza delle nostre proposte» , Mirafiori avrà il suo miliardo e più di investimenti, la sua newco Fiat-Chrysler, il suo polo Alfa Jeep. Le tute blu delle Carrozzerie cambieranno modo di lavorare, garantendo maggior produttività, ma in un sistema di turnazione che mantiene le 40 ore settimanali di base e sarà compensato da buste paga più pesanti: le «maggiorazioni di turno» valgono 3.700 euro l’anno (e tassati al 10%). Così, alle sette di sera, quando a Torino le delegazioni dell’azienda e di Fim, Uilm, Fismic, Ugl annunciano l’intesa la soddisfazione è ovvia. E dopo quasi un mese di fortissime tensioni, di paura che quel miliardo potesse finire all’estero, che Mirafiori rischiasse di sparire, prevedibili sono gli aggettivi usati dai sindacati firmatari per sintetizzare il momento. Uno su tutti: «Accordo di portata storica» . Ed è vero: Mirafiori, come Pomigliano, sarà comunque uno spartiacque per l’intero sistema delle relazioni industriali. Quello nato negli anni ’ 70, ingessato nelle infinite stratificazioni successive, fino all’altro ieri strenuamente difeso non solo dalla Fiom ma dalle stesse Cisl, Uil, Confindustria. Ora c’è la svolta, da qualcuno magari subita, e un po’ di retorica comunque ci sta. Non ne sfugge, in parte, nemmeno Marchionne. «Questa è una grande opportunità e il miglior regalo di Natale che potessimo fare alle nostre persone» , dice. Ma se è lui l’inequivocabile vincitore della «battaglia per la modernizzazione» , non a caso evita di intestarsela. Rende omaggio, intanto, alle controparti: «È un gran bel momento per tutti coloro che hanno faticato per raggiungere un’intesa» . Lo è però «soprattutto per i lavoratori e per il futuro dello stabilimento: sono lieto che alla fine abbia prevalso il senso di responsabilità» . Certo, «avremmo preferito una condivisione da parte di tutti i sindacati» . Questo è però l’unico riferimento, indiretto, alla Fiom di Maurizio Landini, che denuncia «l’accordo della vergogna» e insieme al Pd (con Cesare Damiano) va all’attacco dell’ «inaccettabile strappo sulle rappresentanze» . Non avendo firmato l’intesa, i metalmeccanici Cgil non avranno diritto a eleggere propri rappresentanti né a Pomigliano né a Mirafiori. E tiene già banco, ovviamente, la polemica su questo primo visibile effetto «politico» dalle nuove fabbriche Fiat. Sarà un problema, per Marchionne? Forse. Del tutto calcolato, però. La «governabilità» degli stabilimenti era (è) uno degli obiettivi prioritari. Perciò ha insistito, e ottenuto, il tavolo che in Federmeccanica dovrà portare a un contratto ad hoc per l’auto (e se non arrivasse lui, la sua «macchina» , l’ha intanto fatta partire). Poi sa, certo, che potrebbe non essere sufficiente a fermare la preannunciata «guerriglia sulle linee di montaggio» . Ma una questione alla volta. Per ora incassa l’intesa, e non guarda né a ieri né alle polemiche. Tolta l’ovvia soddisfazione, e i dovuti ringraziamenti al «senso di responsabilità» di chi ha firmato, al Lingotto è già «domani» . E il vero commento all’accordo è questo: «Faremo partire gli investimenti previsti nel minore tempo possibile » . Aspetterà il referendum, naturalmente, annunciato dai sindacati per la prima metà di gennaio. Ma, al di là delle minacce Fiom («In queste condizioni il voto è illegittimo» ), Marchionne ha già detto che cosa farà: «Se il 51%dei lavoratori dirà sì, noi resteremo» , il miliardo (e più) promesso per produrre a Torino le berline di classe alta e i Suv di Alfa e Jeep comincerà a essere speso subito dopo. Sul mercato con i nuovi modelli vuole esserci già nel 2012 e dunque di fatto, dice il leader del Lingotto, «Mirafiori inizia oggi una nuova fase della sua vita. Questo stabilimento è il simbolo della Fiat, è quello che custodisce la storia dell’auto italiana e l’orgoglio manifatturiero. Grazie all’accordo potrà farsi apprezzare a livello internazionale, diventando un esempio unico in Italia di impegno condiviso da un costruttore estero» . Ossia Chrysler. Tutto a posto, percorso completato con la firma di ieri? No, «adesso bisogna lavorare per realizzare il contratto collettivo specifico per la joint venture che consentirà il passaggio dei lavoratori alla nuova società Fiat-Chrysler» . E sarà quello, a fare testo. Il rientro in Confindustria, come chiesto da sindacati e Viale dell’Astronomia, dipenderà dall’esito del tavolo aperto in Federmeccanica. E se, fin qui, l’idea del contratto ad hoc è digerita a fatica, ora tutti promettono di remare nella stessa direzione. Emma Marcegaglia ribadisce il proprio appoggio: «Grande soddisfazione e vivo plauso per l’intesa, che rappresenta un significativo elemento di innovazione per le relazioni industriali e va a vantaggio dell’intero sistema economico e produttivo del Paese» . Luigi Angeletti, leader della Uil, tira una frecciata alla Fiom sottolineando che «si rompe il sistema fondato sulla pretesa di un diritto di veto e sul rifiuto di assumersi le responsabilità» . E Raffaele Bonanni fa «un appello alla classe dirigente tutta perché sostenga ora le ragioni dell’accordo e dell’investimento: finalmente si dà un segnale che si può investire nel nostro Paese» . Ma è proprio Maurizio Sacconi, che a questo ha collaborato con la detassazione al 10%del salario di produttività, a non rinunciare poi alla stoccata in direzione Cgil: «Per la prima volta, chi non firma un accordo ne subirà le conseguenze nei rapporti con l’azienda» . Del «carico ideologico» , su entrambi i fronti, la «rivoluzione Fiat» non si libererà tanto presto.
Raffaella Polato

I PUNTI DELL’ACCORDO: INVESTIMENTI – Fiat e Chrysler investiranno in joint venture oltre un miliardo di euro per produrre a regime 250 mila vetture l’anno, berline e Suv Alfa Romeo e Chrysler.
TURNI – Pieno utilizzo dell’impianto su sei giorni attraverso turni avvicendati per 40 ore settimanali. 18mo turno solo dietro pagamento dello straordinario.
RETRIBUZIONE – La retribuzione annua individuale verrà aumentata di 3.700 euro per l’incidenza delle maggiorazioni di turno.
PAUSA MENSA – Mantenimento della pausa per la mensa nel corso del turno fino a che la joint venture non andrà a regime (2012).
ASSENTEISMO – Salvaguardia dei malati reali e interventi volti a colpire gli assenteisti, al fine di tutelare coloro che prestano la propria opera con assiduità.
COMPENSAZIONE – Compensazione di oltre 32 euro mensili per l’assorbimento della pausa di dieci minuti reso possibile dalla nuova ergonomia.
NUOVO CONTRATTO – Mantenimento di tutti i diritti esistenti e il loro miglioramento attraverso un nuovo contratto collettivo più favorevole di quello nazionale.
REFERENDUM – L’accordo verrà sottoposto all’approvazione dei lavoratori, attraverso un referendum in fabbrica, che partirà dal 10 gennaio.