Annalisa Misceo, Novella 2000, n. 52, 30/12/2010, pp. 32-34, 30 dicembre 2010
«Le donne nello spionaggio possono avere due ruoli. Ci sono le professioniste che restano in ufficio, gestiscono le reti e coordinano il lavoro, e poi ci sono le agenzie in azione, come Mata Hari per intenderci, che hanno il compito di raccogliere le informazioni, ma devono andare in pensione piuttosto presto, perché le loro armi sono potenti ma deteriorabili: bellezza, sex appeal e fascino, in una parola, la seduzione
«Le donne nello spionaggio possono avere due ruoli. Ci sono le professioniste che restano in ufficio, gestiscono le reti e coordinano il lavoro, e poi ci sono le agenzie in azione, come Mata Hari per intenderci, che hanno il compito di raccogliere le informazioni, ma devono andare in pensione piuttosto presto, perché le loro armi sono potenti ma deteriorabili: bellezza, sex appeal e fascino, in una parola, la seduzione. […] L’addestramento delle donne spie non prevede “corsi di conquista” o di seduzione. Si presume che le ragazze arruolate per questo tipo di missione siano già preparate sull’argomento. Di più: diciamo che devono avere una specie di “vocazione alla prostituzione” » (Andrea Carlo Cappi, autore del libro Le grandi spie, Vallardi). *** «La scelta di un agente viene fatta sulla base dell’obiettivo da raggiungere. Gli uomini, soprattutto quelli di potere, sono molto vanitosi e cedono facilmente, perché dimostrare di essere detentori d’importanti segreti è indice di potere» (Aldo Giannulli, ricercatore di Storia contemporanea all’Università degli studi di Milano e autore del saggio Come funzionano i servizi segreti, Ponte alle Grazie). *** Adnan Khashoggi aveva creato una specie di agenzia di escort con licenzia di spionaggio. Racconta Andrea Carlo Cappi: «Il miliardario saudita aveva arruolato un bel gruppetto di spie che avevano il compito di avvicinare politici e potenti e tendere loro la cosiddetta trappola al miele: sedurli per ottenere informazioni utili, le classiche “chiacchiere da letto”».