MASSIMO LUGLI, la Repubblica 24/12/2010, 24 dicembre 2010
ROMA, PACCHI BOMBA ALLE AMBASCIATE DUE FERITI E RIVENDICAZIONE ANARCHICA - ROMA
Un´esplosione, una fiammata, sangue dappertutto, un uomo a terra con gli occhi sbarrati di paura e di dolore e la mano maciullata. Mezzogiorno è passato da un minuto quando, all´ambasciata svizzera di via Barnaba Oriani, nel cuore dei Parioli, torna l´incubo dei pacchi bomba. Due ore e mezzo più tardi, la stessa, agghiacciante, scena si ripete nella rappresentanza diplomatica del Cile, in via Po, a pochi chilometri di distanza. E per tutta la giornata, i falsi allarme si susseguono a catena nelle ambasciate di Ucraina, Slovenia ed Estonia. Gravi le due vittime, ricoverate nello stesso ospedale, il Policlinico Umberto I: Andrea Clementz, 53 anni, l´impiegato svizzero addetto alla corrispondenza, ha gravi lesioni alla mano sinistra mentre Cesar Mella, 50 anni, il lavoratore cileno, ha tre dita semiamputate e rischia di perdere un occhio. L´uomo aveva un bullone conficcato nel petto.
«Fai, Federazione anarchica informale, cellula Lambros Fountes» questa la firma trovata in un volantino tra i resti del plico esplosivo spedito all´ambasciata cilena. Mittente: «Associazione nazionale dalle Alpi alle Andre». La sigla comparve già due mesi fa quando ai carabinieri del Gianicolo (una notizia tenuta rigorosamente segreta) fu spedito un altro pacco bomba. Lambros Fountes è il nome di un militante anarchico di 27 anni, ucciso il 10 marzo scorso in Grecia durante una sparatoria con la polizia. Di pista anarchico-insurrezionalista aveva parlato, poche ore dopo gli attentati, il ministro dell´interno Roberto Maroni: «Sono gruppi molto violenti». E ora la paura dilaga in tutta Europa: controlli severissimi alla corrispondenza delle rappresentanze diplomatiche e di tutti i possibili obiettivi di questa nuova ondata di terrorismo, un replay dell´ "Operazione Santa Klaus" del Natale 2003, una serie di attentati a catena. Un pacco bomba arrivò anche alla casa bolognese di Romano Prodi.
Un´altra giornata di tensione per una capitale sfinita dagli scontri del 14 dicembre, dalla falsa bomba di martedì dalla paura di nuovi incidenti durante la pacifica dimostrazione di mercoledì e da una serie di telefonate minatorie arrivate ad alcuni uffici del Campidoglio e che, secondo chi indaga, non sono collegate ai due attentati. Svizzera e Cile sono accomunati dall´accusa di repressione del movimento anarchico: nel primo paese sono detenuti alcuni militanti italiani e il fondatore dell´insurrezionismo rosso e nero, Marco Camenish, nel secondo fu ucciso, nel 2009, un anarchico di 27 anni, Mauricio Morales, a cui è stata intitolata la cellula "Sorelle in armi". Sul muro di cinta della rappresentanze elvetica, il 5 ottobre scorso, fu rinvenuto un ordigno rudimentale inesploso, fabbricato con due bottiglie piene di benzina e un innesco artigianale.
I due pacchi sono stati recapitati dalle Poste e spediti in Italia: due plichi gialli di 21 per 23 centimetri, uno inviato semplicemente all´ "Ambasciata svizzera, Stato Italiano" l´altro all´addetto culturale di quella cilena. Dai primi rilievi dei Ros e della Polizia scientifica, gli ordigni sembrano semplici e micidiali, identici a quelli spediti in tutta Europa decine di volte: un contenitore per videocassetta pieno di polvere nera mista a frammenti metallici (che, scoppiando, schizzano ovunque come le schegge di una bomba a mano "ananas") con due fili collegati a una batteria da 9 volts e al filamento di una lampadina. Una linguetta isolante, tenuta ferma da una molletta da bucato, impedisce il contatto tra i due fili, che si attiva non appena il pacco viene aperto e l´isolante scivola via. Il rischio, per chi tiene fermo il cartone con la mano o lo avvicina al viso, è gravissimo. Ed è molto difficile che i terroristi si siano limitati a spedire solo due bombe. «Tutte le ambasciate accreditate a Roma stanno facendo accertamenti immediati» spiega il ministro degli Franco Frattini che ha fatto subito scattare l´allerta per tutte le sedi diplomatiche italiane all´estero.