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 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

NON CHIAMATEMI TRADITRICE

Per questo servizio ha sfidato la neve e il ghiaccio scortata dalla Protezione civile e dai due uomini armati che dall’ormai celebre 14 dicembre la seguono ovunque. Voleva mostrarci a tutti i costi la sua casa di famiglia in questo borgo umbro (Fraccano) di 32 anime, Catia Polidori, l’ex finiana che con il suo voto (insieme con i colleghi Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini) ha salvato il governo Berlusconi. E, nonostante i 40 centimetri di neve, c’è riuscita. Bionda, solare, occhi azzurri, aria da fatina buona, la quarantatreenne Catia in realtà è un caterpillar. E non esita un attimo a togliersi tutti i sassolini dalle scarpe. Da Cenerentola, sì, ma con le borchie.
Nella villa dei genitori Giovanni ed Elena, che le hanno permesso di studiare all’estero e lanciarsi nella carriera politica nonostante siano tradizionalissimi, è a suo agio. Al pianoforte e in cucina, dove prepara una crostata. «Finirà che per Natale non riceverò nessun regalo come parlamentare del Gruppo misto. Non da Berlusconi, né tantomeno da Fini», confida tra il serio e il faceto, «e, se mi permette una battuta, Berlusconi, altro che anello.... Dovrebbe farmi una parure…».
Domanda. Per aver votato la fiducia e lasciato Fini si aspetta una ricompensa?
Risposta. «Macché ricompensa! Ho faticato e studiato e faccio sempre le mie scelte con coscienza per il bene dei Paese. Non per Berlusconi. Come potevo sfiduciare il governo, da economista, da rappresentante degli imprenditori, in un momento come questo? Con il governo che si apprestava a trattare il debito pubblico a Bruxelles?» .
D. Ci sono posti liberi nell’esecutivo, rifiuterebbe di diventare sottosegretario?
R. «Sono deputato. Se mi offrissero un ruolo adatto alle mie competenze specifiche, ben volenteri».
D. Il premier che cosa le ha detto?
R. «Nulla di particolare. Mi ha chiamato la sera del 14, dopo aver saputo che avevo ricevuto minacce e mi avevano dato la scorta».
D. Ha paura?
R. «Non mi aspettavo minacce di morte. Insulti e accuse di tradimento li ricevevo già da mesi, ma dall’altra parte, dopo il passaggio a Fli. Ora pare siano più serie e violente… Sono da tempo in prima linea come presidente nazionale della Confapi, ma non fino a questo punto».
D. Eletta nel 2008, come è arrivata in Parlamento?
R. «Mai avuto una tessera di partito. Me l’ha chiesto Fini di candidarmi con il Pdl. Dopo lo strappo di luglio, l’ho seguito a Fli. Per riconoscenza. Sin dall’inizio, però, sapeva che non avrei mai votato la sfiducia al governo. Anzi, lo sapevano tutti».
D. Ha firmato la mozione, però.
R. «Doveva essere solo tatticismo politico. Per dimostrare di essere compatti. Invece, non lo eravamo per niente. Circa la metà di noi aveva dubbi, da subito. Io e Moffa abbiamo lavorato fino all’ultimo perché Fini ragionasse, lasciando tre mesi di tempo al governo per mantenere le promesse... E invece no. Un muro. Da Berlusconi c’era stata una piccola apertura... Ma da Fini niente. Non ascoltava nessuno. Solo Bocchino... Come fa a non pensare alle conseguenze sul Paese, mi sono chiesta».
D. Combattuta?
R. «Avevo pensato di astenermi, ma dovevo impedire che il governo cadesse... E l’ho fatto. Con emozione. Poi sono uscita di corsa dall’Aula. facendomi aiutare dai commessi».
D. L’hanno chiamata traditrice, “venduta”, dicendo che aveva degli interessi in ballo. Per via del Cepu. Barbareschi l’ha attaccata duramente.
R. «Una volta per tutte. A Fraccano siamo in 32. Ci conosciamo tutti, fin da piccoli, e molti si chiamano Polidori. Francesco, il patron del Cepu, lo conosco come conosco gli altri 31 abitanti del paese. Mio nonno e suo padre hanno lavorato insieme in campagna fino al 1965. Non c’è nessun legame tra noi. Barbareschi? Si informi prima di gettare fango, che poi gli si ritorce contro. Lui non c’è mai alla Camera. Ha la metà delle mie presenze in Aula. È sempre in giro a fare teatro e per le sue trasmissioni. Se lo querelo, però, non si nasconda dietro l’immunità parlamentare».
D. Che cosa pensa di Bocchino?
R. «Intelligente. Un vero “animale” politico. Ma il suo discorso era estremista, simile a quelli di Di Pietro».
D. Altri vi seguiranno?
R. «Se avessero coscienza, sì. Potrebbero entrare nel gruppo di responsabilità altri 20 colleghi insoddisfatti. Per appoggiare il governo».
D. Studente modello, master ad Harvard, paracadutista e pilota, senza figli. Dove vuole arrivare?
R. «Ho studiato all’estero, grazie ai miei. Da piccola volevo fare il presidente della Repubblica. Ora mi basta fare buona politica. E decidere sempre con la mia testa. Libera. Non devo ringraziare nessuno».
D. Ha un compagno a Siena da 12 anni. Non sente il bisogno di diventare madre?
R. «Ci ho pensato in questi giorni. Ho dato tutto alla politica e ho combattuto. Con un figlio non ce l’avrei fatta. Ora potrei provarci. Intanto ho adottato 10 bambini a distanza».
D. Qual è il suo punto debole?
R. «I dolci. E l’amicizia».
D. Le sue amiche in politica?
R. «Souad Sbai, Annamaria Bernini, Micaela Biancofiore e tante altre».
D. Fini non le rivolgerà più Ia parola?
R. «Immagino. Ma non l’ho pugnalato. Ho solo fatto quello che gli ripetevo da 5 mesi».