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 2010  dicembre 27 Lunedì calendario

ONORE A UN UOMO NON QUALUNQUE


Nell’ottobre di 50 anni fa moriva a Roma Guglielmo Giannini, commediografo e giornalista, ma soprattutto fondatore del giornale, poi movimento, Uom o Qualunque. Una ricorrenza che è passata nel generale silenzio, comese l’inventore del qualunquismo non avesse avuto un ruolo importante nell’Italia della politica e del costume all’indomani della Seconda guerra mondiale. Giannini fu l’antesignano di quella serie di giornalisti che, dopo il 1945, prefigurò la nascita d iuna destra non fascista, basandosi soprattutto sulla carta stampata per costruire un movimento d’opinione: dopo, vi saranno Guareschi con “Candido”, Longanesie Montanelli con il primo“Borghese” e Giorgio Nelson Pagecon “Lo Specchio”. Una destra non fascista ma neppure antifascista; anzi, si trattava disupera rel’antinomia fascismo-antifascismo e soprattutto di evitare la nuova dittatura del Comitato di Liberazione Nazionale, che gestiva in proprio la politica di quegli anni con atteggiamenti e finalità che a Giannini parvero quelli di un fascismo di segno opposto. La sua proposta politica era apparentemente rozza, tanto che fu subito coniato il termine “qualunquismo” per indicare una politica priva di pensiero e potenzialmente antidemocratica. Inrealtà, la politica di Giannini erasemplicemente anti-ideologica. Puntava sullo «stato amministrativo» e cioè su un sistema politico basato sulla politica delle cose e non su idee in grado di rivoluzionare il mondo.

CONTRO I CAMEREGNI
Realista e spregiudicato, si mise in evidenza per la capacità di distruggere la seriosa ideologia antifascista con l’umorismo e con il sarcasmo. Così Ferruccio Parri diventò, per le sue indecisioni, Fessuccio Parmi, il sistema politico divenne «panscremenzio», il CLN «Comitato di diffamazione nazionale», o anche «Consigli Littori Nutritivi», il Partito comunista divenne «partitoconcimista», i comunisti i «cameragni» (camerati-compagni), idemocristiani i «demofradici»cristiani, Nenni «il romagnolo diturno» (o «il Benito formato tascabile»), il Partito d’Azione, uno dei suoi bersagli preferiti, fu definito«il più ridicolo dell’Italia postche ancora non avevano un partito e considerarono quello di Giannini il “partito ombrello” con il quale ripararsi dalla grandine ciellenista.

LA NASCITA DELL’MSI
Poi, alla fine del 1946, nacque il Msi, mentre l’anno dopo la Dc fecela sua netta scelta atlantica eanticomunista. Giannini si trovòi n forti difficoltà e, non essendo ideologico, il suo movimento si sfasciò rapidamente. Già alle elezioni del 1948, i qualunquisti residui, presentatisi insieme con i liberali nel “Blocco Nazionale” ,non erano arrivati al 4%, portando alla Camera 19 deputati (mentre nel 1946 qualunquisti e liberali, insieme, ne avevano ottenuti 71).Un crollo clamoroso dovuto alla mancanza di un vero spazio politico per l’Uomo torchiato, ma anche per l’ingenuità di Giannini, che nel dicembre 1946 volle realizzare un’apertura di credito con Togliatti e il Pci. Sentendosi soffocato dal crescente peso della Dc, volle in qualche modo “ricattarla”, facendo capire che avrebbe potuto metterla in difficoltà aprendo a sinistra. L’unico risultato fu lo sfascio del suo partito: molti dirigenti si ritrovarono ne lMsi, altri, come Patrissi, fondarono effimeri movimenti. L’inopinata apertura a sinistra, che Togliatti abilmente assecondò, finì con il condannare a morte l’Uomo Qualunque.
In realtà, Giannini era tutt’altro che filocomunista. Al di là dell’improvvida operazione, ilcommediografo napoletano, uomodi notevoli e dotte letture anchese ostentava, dietro la suascrivania, il diploma di quinta elementare, aveva ben chiaro che il dopoguerra, per uscire davvero dal fascismo, avrebbe dovuto condurre a fondo una battaglia contro il totalitarismo e contro quella che considerava la sua eredediretta, la partitocrazia. Fu l’unico, allora, ad aprire una polemic acontro il professionismo politico proprio per evitare che siriproducessero i mali che avevan oafflitto l’Italia nel Novecento .La sua formazione era, non acaso, anglosassone ed era certamente incompatibile con la tradizione culturale e politica del nostro Paese. Tuttavia, proprio in nome di questa estraneità, cercò di creare una destra né fascista né antifascista, popolare e populista, sicuramente democratica e liberale, ma di massa e non di élite.L a Guerra fredda, il ruolo centrale della Dc e lo scarso legame con il quale teneva unito il partito non glielo consentirono.

ANOMALIE ITALIANE
L’esperimento di Giannini confermava la difficoltà di costruire una destra popolare in Italia. Quella prefascista era destra, ma era di élite; il fascismo era di massa, ma non era propriamente destra come, per altre ragioni, non lo era la Dc. La mancanza d iuna destra in grado di riequilibrare il peso della sinistra e del centro ha costituito per decenni una delle maggiori anomalie del sistema politico italiano, almen ofino alla caduta del Muro di Berlinoe di Tangentopoli, quando la scomposizione delle forze politiche determinò le condizioni pe rl’affermarsi di un centro-destra moderato e popolare: con il precedente di Giannini le differenze sono molte, ma molti anche sonoi punti di contatto.