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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

STRESS DA LAVORO, UNA LEGGE PER EVITARLO, PER VOCE ARANCIO


«Il lavoro mi stressa»: dal 2011 queste parole avranno un senso nuovo. I datori di lavoro pubblici e privati saranno infatti tenuti a valutare, nelle proprie aziende, il rischio legato al cosiddetto “stress lavoro-correlato”.

Il tema dello stress sul lavoro non è nuovo. Tempi moderni di Chaplin è del 1936: nel film Charlot, ossessionato dalla ripetitività della catena di montaggio, perde la ragione e manomette leve e pulsanti finendo ingoiato dagli ingranaggi della macchina. Oggi sono cambiati i metodi produttivi e, con essi, i motivi che determinano il disagio psico-fisico dei lavoratori.

Risale al 2004 l’accordo europeo tra datori di lavoro e sindacati che individua i fattori che, nelle organizzazioni moderne, possono rappresentare elementi di stress per i lavoratori. In Italia l’accordo è stato recepito nel 2008 e, dopo una serie di rinvii, la scadenza per avviare la valutazione è stata fissata al 31 dicembre 2010.

Ma che cos’è esattamente lo stress lavoro-correlato? Intanto, non va confuso con il mobbing o con quei comportamenti volontari messi in atto per creare difficoltà ai lavoratori. Si tratta – secondo le definizioni adottate dalla normativa europea e nazionale – di una condizione di disagio, accompagnata anche da disturbi psico-fisici, determinata dal fatto che la persona non si sente in grado di rispondere alle richieste o aspettative sul lavoro.

Il 22% dei lavoratori europei e il 27% di quelli italiani è colpito, secondo le statistiche europee del 2005, da stress legato al lavoro. E una percentuale compresa tra il 50 e il 60% delle giornate lavorative perse è da attribuire a questo fattore. Con una ricaduta non indifferente anche a livello economico: nel 2002 l’Unione Europea la valutò in circa 20 miliardi di euro.

Portare il proprio cane in ufficio riduce lo stress, migliora i rapporti tra colleghi e aumenta la produttività (da una ricerca dell’Università di Richmond, Virginia). Negli uffici americani di Google, i dipendenti possono portare i propri animali al lavoro.

Diversi sono i fattori che possono provocare disagio e malessere nei lavoratori. L’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro ha individuato cinque variabili che tendono ad aumentare i rischi da stress: l’utilizzo di nuove forme contrattuali precarie e l’incertezza che determinano; l’invecchiamento della forza lavoro; gli alti carichi di lavoro; la tensione emotiva causata da violenze e molestie; lo squilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Per rispondere alle indicazioni europee, la normativa italiana ha previsto di inserire il rischio da stress lavoro-correlato nel documento di valutazione dei rischi per la salute e sicurezza sul lavoro che tutte le imprese devono redigere. Entro la fine di quest’anno, quindi, i datori di lavoro pubblici e privati dovranno prevedere un sistema di monitoraggio delle condizioni che possono causare stress.

«Finalmente! Un secolo fa la maggior parte dei lavoratori erano manuali, lavoravano con la fatica fisica. [...] Oggi che la maggior parte dei lavori è intellettuale il pericolo riguarda il cervello, un organo delicatissimo che si può slabbrare, rompere staccare, è come un muscolo e in quanto tale soggetto a tutti i pericoli. In questo caso non di contrarre la tbc, ma può ammalarsi di stress, di nevrosi. Purtroppo si vedono meno, ma sono tutti pericoli che esistono» (il sociologo del lavoro Domenico De Masi).

Su quali basi valutare i fattori di rischio? Il 18 novembre scorso, la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, composta da rappresentanti del Ministero del Lavoro, delle parti sociali e delle regioni, ha emanato le indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato.

La metodologia indicata dalla Commissione prevede due fasi: una preliminare e una seconda da attuare qualora si verifichi la presenza di rischi. La fase preliminare deve individuare, per quanto possibile, fattori oggettivi e misurabili che la circolare raggruppa in tre ambiti. Innanzitutto i cosiddetti “eventi sentinella”: assenteismo per malattia, infortuni, elevato turnover, provvedimenti disciplinari, ripetute lamentele. Ci sono poi i fattori relativi all’organizzazione del lavoro: ambiente e attrezzature, carichi e ritmi di lavoro, orari e turni, corrispondenza tra competenze dei lavoratori e requisiti professionali richiesti. Infine, i fattori di contesto: ruolo nell’organizzazione, autonomia e controllo, conflitti interpersonali, sviluppo di carriera, trasparenza nella comunicazione.

La circolare non specifica in quale modo attuare il monitoraggio di questi fattori, ma indica la necessità di coinvolgere i lavoratori o i loro rappresentanti nella rilevazione preliminare. Se da questa prima indagine non emergono elementi preoccupanti, il datore di lavoro è solo tenuto a effettuare un monitoraggio periodico. Se invece si evidenziano fattori che possono favorire lo stress, sarà necessario mettere in atto «azioni correttive» che, se insufficienti, dovranno essere seguite da una valutazione approfondita dei rischi.

La valutazione approfondita prevede il coinvolgimento più articolato dei lavoratori per i quali è stato identificato un rischio specifico. Gli strumenti indicati sono questionari, focus group, interviste. La data del 31 dicembre 2010 è indicata come quella di avvio della valutazione in base alle indicazioni della Commissione. Le imprese che avessero già provveduto, dovranno solo aggiornare il documento per adeguarlo alle linee guida ministeriali. Infine, per verificare l’efficacia della norma, la Commissione redigerà una relazione tra due anni.

Questi i contenuti della circolare. «Come poi il percorso indicato nel documento verrà concretamente applicato è tutto da vedere, anche se è facile prevedere che su una materia così sensibile e comunque discrezionale potrebbero nascere non pochi conflitti tra aziende e lavoratori» (Enrico Marro sul Corriere della Sera).

Nei luoghi di lavoro dove regna il disordine sembra esserci un rischio doppio della media di subire un infarto (da una ricerca del Finnish Institute of Occupational Health di Helsinki).

Il tema dello stress sul lavoro riveste oggi una particolare importanza perché la crisi economica globale sembra aver accentuato i motivi di disagio dei lavoratori. Il dato emerge anche dall’indagine dell’Agenzia europea sulla salute e sicurezza dedicata ai rischi nuovi ed emergenti, che risale a giugno di quest’anno.

Circa l’80% delle imprese intervistate si è detta preoccupata dei rischi legati allo stress da lavoro, con una punta del 91% nell’ambito della sanità e dei servizi sociali. Eppure, solo il 26% delle imprese europee, prevalentemente di grandi dimensioni, riferisce di avere messo in atto strategie per limitare i rischi da stress. Fra le misure adottate, nel 58% dei casi si parla di formazione; nel 40% di cambiamenti relativi all’organizzazione del lavoro. Il 53% dice inoltre di informare i propri dipendenti sui rischi psicosociali e sui loro effetti e il 69% indica loro il referente da contattare.

La valutazione europea è basata sulle risposte delle imprese e anche le indicazioni diffuse dal ministero del Lavoro si rivolgono ai datori di lavoro. Il lavoratore che vive una situazione di malessere da stress può rivolgersi, nel nostro paese, a un network di centri specializzati nella valutazione del disagio psicosociale legato al lavoro.

Dal 2007 l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) ha messo in rete i centri pubblici specializzati, che condividono un protocollo diagnostico e una procedura operativa per offrire servizi omogenei su tutto il territorio nazionale. La rete è nata a valle delle esperienze raccolte dai centri pubblici che offrivano assistenza sul mobbing, poiché ci si è accorti che questa tipologia di disagio riguardava appena il 30% delle domande.

Oggi, anche se i lavoratori non somigliano più all’operaio di Chaplin ma si identificano piuttosto con l’operatrice precaria del call center raccontata da Paolo Virzì in Tutta la vita davanti, possono almeno contare sul fatto che il loro disagio è stato riconosciuto. Solo tra qualche tempo si potrà dire se le indicazioni ministeriali saranno sufficienti affinché le aziende mettano in atto strategie per alleviarlo.

L’italiana Elica (società di impianti di aerazione) premiata come “Best Work Place” per un progetto che coinvolge i dipendenti in incontri con artisti contemporanei e nella realizzazione di oggetti di design. Anche l’arte può rivestire un ruolo per il benessere dei lavoratori.