Roberta Camesasca, varie, 22 dicembre 2010
SPUMANTE VS CHAMPAGNE, PER VOCE ARANCIO
«Amo visceralmente lo champagne». Il preferito? Il Salon 1990. Ne stappa una bottiglia al giorno, per l’aperitivo (Ken Follett).
Dal 2000 a oggi, gli arrivi in Italia di bottiglie di champagne francese sono crollati del 20%, a vantaggio dello spumante italiano che vince con il 98% i brindisi delle feste (fonte: Coldiretti).
Nel 2010, l’export di spumante italiano ha registrato un aumento record del 21%, con una forte crescita in Germania (+10%), il principale importatore, seguita dagli Stati Uniti (+15%) e dal Regno Unito (+ 30%). Al quarto posto la Russia, con un aumento record del 200%. Complessivamente, saranno circa 150 milioni le bottiglie di spumante consumate all’estero nel 2010 su una produzione complessiva di circa 340 milioni (Fonte: Coldiretti).
Nel 2010, nel nostro paese, sono state prodotte 380 milioni di bottiglie di spumante. In Francia le bottiglie di champagne sono state 370 milioni. A confermare il sorpasso, già avvenuto nel 2009 (340 milioni di spumante contro 260 milioni di champagne), è Assoenologi.
Per il Comitè interprofessionnel des vins de champagne (Civic), che rappresenta i produttori delle bollicine francesi, lo champagne sta risalendo la china dopo il crollo di oltre il 27% dei consumi dello scorso anno, quando, solo in Italia, le grandi maison avevano registrato una perdita di 2,6 milioni di bottiglie e 53,4 milioni di euro di fatturato.
Nel 2009, Carrefour propose uno champagne chiamato Hubert de Claminger a 8,9 euro. Negli ipermercati di Leclerc, un certo Leo Deviroy era in vendita a 8,95 euro la bottiglia. Marchi sconosciuti sospettati di essere un mezzo utilizzato dalle grandi maison per liberarsi degli stock invenduti (1,3 miliardi di bottiglie). Tutti i grandi dello champagne hanno negato.
Soldi spesi in champagne in una sola sera da Harry d’Inghilterra nel suo locale londinese preferito, la discoteca Boujis: 10mila sterline (quasi 11.500 euro).
«Uno dei motivi dell’enorme successo del prosecco, in Italia e all’estero, è questo: buon rapporto qualità/prezzo, prodotto svelto/fascia media, nome originale, divertente e inequivocabile. La nostra lingua è eufonica, dobbiamo approfittarne. Gli stranieri amano pronunciare i nomi italiani. […] Ferrari, Berlucchi, Ca’ del Bosco & C. devono trovarsi in fretta un sostantivo comune. Se ognuno vorrà andare per il mondo col nome proprio, considerata la qualità del prodotto, avrà le sue soddisfazioni. Ma concorrenza allo champagne non la faremo mai» (Beppe Severgnini).
Per una definitiva affermazione internazionale, i produttori italiani insistono sull’opportunità di avere un’unica definizione per tutta la produzione nazionale, non solo spumante. «Già il termine bollicine, forse inventato da noi, è ora abbandonato […]. Le zone che hanno più successo - Franciacorta, Prosecco e Asti - non hanno più bisogno di usare le parole spumante e nemmeno bollicine, basta il loro nome proprio» (Massimo Zanella all’Eco di Bergamo).
Quando si parla di bollicine in Italia si può fare riferimento a tre produzioni: il metodo classico (Franciacorta), lo spumante piemontese Asti, il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Docg. In testa nella produzione, l’Asti Docg, con poco più di 80 milioni di bottiglie prodotte, seguito dal Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene con 50 milioni, anche se sono ben 160 milioni le bottiglie di Prosecco (Doc e non Doc) commercializzate. Il Veneto è la prima regione italiana per produzione, seguito dal Piemonte (Fonte: Coldiretti).
Lina Wertmüller, nella sua azienda in Franciacorta, imbottiglia un ottimo spumante che firma col suo nome. Francesco Moser produce vicino a Trento il 51.151, uno spumante battezzato così in onore del record dell’ora che stabilì nel 1984 a Città del Messico.
All’International Wine Challenge 2010 di Londra, Gran Menzione per il «Concerto», Lambrusco Reggiano doc 2009 dell’Azienda Medici Ermete, considerato il migliore spumante al mondo per il rapporto qualità-prezzo. Al concorso enologico Los Angeles Wine And Spirits Competition, migliore spumante in competizione (Best Sparkling), miglior vino per categoria (Best of Class) e medaglia d’Oro per il Valdobbiadene Docg Extra Dry della Cantina Terre di San Venanzio Fortunato.
I metodi per ottenere lo spumante sono due: lo Charmat e lo Champenoise o Classico. Con il metodo Charmat la fermentazione avviene in tini, mentre con il metodo Classico la fermentazione prosegue anche in bottiglia, per due-tre anni. Lo Champagne viene prodotto solo secondo il metodo Champenoise.
Maisons de Champagne. Il numero maggiore è situato nei comuni di Epernay, Reims e Avize, a circa 150 chilometri da Parigi, dove sono conservate l’equivalente di 800-900 milioni di bottiglie. Le più famose: Cristall Roederer, Krug, Bollinger RD, Dom Perignon, Perrier Jouet belle Epoque, Gosset Celebris, Tattinger, Pommery cuveè Louise, Boizel, Laurent Perrier…
Revue du Vin de France ha calcolato la distanza tra il costo di produzione del Dom Pérignon, cuvée millesimata della Moët & Chandon, e il suo prezzo di vendita. L’azienda francese conta nella Champagne 1.100 ettari di vigneto. Si stima che ogni ettaro renda 8.800 bottiglie l’anno (65 ettolitri di vino) ad un costo di 2,30 euro l’una. Un ettaro di vigneto nella Champagne è valutato mediamente 1 milione di euro, e il costo del suo ammortamento in cinquant’anni è di altri 2,30 euro a bottiglia. Vanno aggiunti i costi per la vinificazione e l’imbottigliamento (2 euro), quelli di affinamento (per un millesimato è obbligatoriamente di minimo sette anni) che porta la bottiglia a costare 9,28 euro. Poi ci sono i costi di amministrazione, commercializzazione e i salari, stimabili in 3 euro a bottiglia. Infine, i costi di marketing che per un marchio come questo possono oscillare tra i 25 e i 50 milioni d’euro incidendo sul costo a bottiglia dai 5 ai 10 euro. Fatti i conti, una bottiglia di Dom Pérignon costa alla Moët & Chandon tra i 17,28 e i 22,28 euro, a fronte di un prezzo di vendita consigliato in enoteca di 129 euro. Tolta la Tva (la nostra Iva) e le tasse restano netti all’azienda di Epernay 38 euro a bottiglia che moltiplicati per una produzione complessiva di cinque milioni di pezzi, fanno 190 milioni di euro.
Per fare una bottiglia di champagne ci vogliono in media 1,2 chili di uva.
Mariah Carey pretende di avere sempre una bottiglia di champagne Cristal nel frigorifero, pronta da versare nella vasca per il suo bagno notturno quotidiano. Johnny Depp anni fa, con l’ex fidanzata Kate Moss, prese una suite da 360 dollari a notte e riempì la vasca da bagno di champagne (costo dell’operazione: circa 1.200 dollari). Poi, i due scesero per la cena. Al ritorno scoprirono che una cameriera aveva svuotato la vasca.
Francesco Facchinetti colleziona bottiglie di champagne.
Formati di champagne e spumante: Mignonette (20 cl), Bottiglia (75 cl), Magnum (2 bottiglie, un litro e mezzo), Jéroboam (4 bottiglie, 3 litri), Rehoboam (6 bottiglie, 4 litri e mezzo), Mathusalem (8 bottiglie, 6 litri), Salmanazar (12 bottiglie, 9 litri), Balthazar (16 bottiglie, 12 litri), Nabucodonosor (20 bottiglie, 15 litri).
Inventata in Gran Bretagna alla fine del XVII secolo e adottata in Francia nei primi anni del XVIII, la bottiglia usata per lo champagne era in vetro nero, spesso e resistente, in grado di sopportare le forti pressioni del vino spumante (6 kg per centimetro quadrato). All’inizio del Novecento il contenitore standard pesava 1,3 chili. Per via di aggiustamenti successivi (il penultimo nel 1973), la bottiglia si è alleggerita fino a 835 grammi. Quest’anno, le grandi case produttrici di champagne hanno scelto una bottiglia più leggera di 65 grammi, grazie a un vetro leggermente più sottile e a una forma appena più slanciata. La spedizione delle nuove bottiglie di champagne in tutto il mondo consentirà di risparmiare il 25% delle emissioni di carbonio rispetto alle attuali 200 mila tonnellate l’anno. Secondo i calcoli del Civc, sarà come togliere dalle strade 4.000 piccole automobili.
«In questo modo riusciremo a trasportare più bottiglie consumando meno carburante. Un doppio vantaggio, per l’ambiente e per i nostri bilanci» (Daniel Lorson, portavoce del Civc).
In Franciacorta, l’azienda vitivinicola Barone Pizzini produce vini biologici. «Residuo Zero: no diserbanti, concimi e pesticidi di sintesi», la dicitura delle etichette. La Guida ai vini biologici d’Italia 2010 ha premiato il suo Franciacorta Docg Saten come miglior spumante bio in Italia.
Dom Pérignon, il monaco che per primo scoprì il segreto delle bollicine nel vino, era astemio.
Isabella Ice, il prosecco analcolico ottenuto dall’uva Glera. Destinato al mercato arabo, dove sceicchi e califfi amano sorseggiare spumante di dattero o altre bibite “alcool free”, è prodotto e brevettato dall’azienda Iris Vigneti di Santa Maria di Piave (Treviso).
La scorsa estate, sul fondo del Mar Baltico, a 55 metri di profondità, sono state ritrovate 30 bottiglie di champagne invecchiate 230 anni. Le bottiglie, secondo gli esperti ancora bevibili, andranno all’asta con un prezzo di partenza di 53mila euro ciascuna.
Dal 29 novembre l’azienda vinicola Bisson di Chiavari ha posto in vendita Abissi, lo spumante metodo classico maturato per 18 mesi a sessanta metri di profondità.
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition, due bicchieri di champagne o spumante al giorno proteggono il cuore, aiutano la circolazione del sangue, ostacolano l’accumulo del colesterolo e tengono la pressione nella norma. Il segreto è nelle proprietà antinfiammatorie, antiallergiche e antivirali dei polifenoli.
Pasteggiare a champagne «fa bene all’umore e all’amore, ma soprattutto evita la seccatura di cambiar vino a ogni portata» (Ernest Hemingway).
Il bicchiere da champagne migliore è la flûte, perché trattiene le bollicine più a lungo. Regola vuole che con il dessert si beva vino dolce, non secco. Servito tra i 6° e gli 8°.
«Bere champagne a temperatura ambiente è come ascoltare i Beatles senza tappi per le orecchie» (Agente 007 - Missione Goldfinger).