Varie, 22 dicembre 2010
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Shteyngart Gary
• (Igor) Leningrado (Russia) 1972. Scrittore. Tra i suoi libri Absurdistan (per il New York Times uno dei migliori 10 libri del 2006) • «[...] accostato a Vladimir Nabokov e Woody Allen [...] emigra a sette anni verso gli Usa. Prima tappa, l’Italia, dove come tanti russi in attesa di visto, finisce in un albergo di Ostia. La famiglia si stabilisce poi a Queens e il giovane Gary in ribellione con l’educazione tradizionale ebraica, comincia a scrivere le sue prime satire: il biblico libro di Esodo (Exodus) trascritto come “Sexus”. Sapeva già allora di voler diventare romanziere: “A casa non avevamo la televisione ma c’erano tanti libri”, ricorda. La sua identità letteraria è una sintesi tra la narrativa russa e la tradizione americana dello scrittore immigrato. Al college, a Oberlin in Ohio, studia scienze politiche: “Era un posto surreale. Qui credo di aver sviluppato il mio occhio ironico. Per fare un esempio, avevamo un professore, ebreo napoletano che aveva dedicato i suoi anni lì a tradurre tutto Breznev in yiddish”, dice, e non si sa se è vero o sia una sua esilarante invenzione letteraria. Sempre in Ohio, scopre la musica rap [...] “Viaggiando, mi sono accorto che il rap è divenuta una sorta di lingua franca di una generazione”. Al college inizia il suo primo romanzo, “Il manuale del debuttante russo” (Mondadori), che esce qualche anno dopo [...] insegna scrittura creativa alla Columbia University [...] Alla domanda su che cosa ha provato quando parte della critica lo ha osannato, fino a paragonarlo a un mix tra Nabokow e Woody Allen, risponde con molta onestà: “La consacrazione fa piacere ed è ottima per le vendite. Ma dopo appena due romanzi, il clamore dei media mi pare eccessivo. [...]”. Tra gli autori che lo hanno influenzato cita ovviamente Nabokov per la sua capacità di descrivere la meccanica della vita, poi Philip Roth e Saul Bellow per aver saputo veicolare l’esperienza degli immigrati in America. All’osservazione che molta letteratura contemporanea ha rinunciato all’idea di una trama lineare [...] risponde: “Per me l’importante è lo stile e una voce che contraddistingua l’autore. [...] Viviamo in una società di immagini, in America non c’è più né il tempo né il desiderio di dedicare il tempo dovuto alla lettura di un libro vero. Per amare i romanzi bisogna entrare nella testa dei personaggi, oggi l’enfasi è invece tutta sull’ego dell’autore. Stiamo andando verso una cultura in cui tutti scrivono e nessuno legge, vedi i blog” [...]» (Alessandro Cassin, “L’espresso” 23/8/2007).