Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 22/12/2010, 22 dicembre 2010
DONNE A «SCUOLA DI SEDUZIONE» NEL REALITY SHOW DELLA CATTIVERIA —
«Non avrai mai una seconda occasione per dare una buona prima impressione» . Con questo rasserenante (ma indiscutibile) monito Steven Ward spiega alle sue «clienti» che fare colpo su un uomo è una scienza. Che talvolta che si fonda su calcoli piuttosto elementari, ma comunque è una scienza. Lui negli Stati Uniti è una celebrità: conosciuto per essere il più popolare «match maker» (un esperto in organizzazione di incontri d’amore, colui che trova l’anima gemella, insomma, una sorta di evoluzione dell’agente matrimoniale), Ward dirige insieme con sua mamma un’agenzia di incontri che offre corsi per donne (ma anche uomini) single alla ricerca di un compagno, ha scritto un libro «Crash Course in Love» , ha partecipato per anni a «Good Morning America» in qualità di «esperto d’amore» , ha ventitremila «fedeli» che lo seguono su Twitter e nel febbraio scorso, per San Valentino, ha organizzato a New York il più grande «speed date» (quegli eventi a cui si partecipa con il proposito di conoscere qualcuno) d’America con oltre 300 single. Infine, soprattutto, è l’anima della serie televisiva «Tough love-Lezioni d’amore» . Dal un paio di settimane il reality che segue le evoluzioni di otto donne sole che decidono di affidarsi ai consigli esperti di Ward per trovare l’uomo della loro vita (o almeno per qualche mese della loro vita), è arrivato anche in Italia, ed è trasmesso su E! Entertainment (Sky, canale 124) dal lunedì al venerdì alle 21. Quello che distingue Ward — che peraltro è un bel ragazzone moro, anche per questo molto amato dalla sue tante ammiratrici— dagli altri, è la franchezza che spesso sfiora la brutalità con cui consiglia le sue protette. Lui dice— senza filtri o ipocrisie — quello che un uomo (medio) pensa. E così, anche se con disarmante e talvolta addirittura offensiva onestà, il nostro insegnante di seduzione rivela finalmente alle donne che lo seguono quello che gli uomini non hanno idi solito l coraggio di confessare loro. Questa è la base del metodo «scientifico» . Che in realtà poggia su cinque punti. La prima fase è quella dello studio: Ward identifica la donna su cui deve «lavorare» attraverso una parola che descriva il suo «problema» : e così non c’è più Kathrin ma la «Matrimonio-dipendente» , non Jane ma la «Panterona» per proseguire con la «Sono-subito-innamorata di-te» , la «Sei-tu-quello-giusto» e via dicendo. Il secondo punto prevede che Ward incontri fratelli, padri ed ex fidanzati delle ragazze per capire cosa pensino di loro allo scopo di tracciare un ritratto psicologico più definito. Poi dalla teoria si passa alla pratica, con prove ad hoc che aiutino le single a superare i loro limiti. Questa è la parte visivamente più grottesca ma, va detto, anche sadicamente più divertente. Come quando viene mostrato alle protagoniste il video in cui un gruppo di uomini le giudica unicamente guardando un filmato delle loro camminate. Commenti impietosi. Drammatiche verità. Su cui però lavorare per migliorarsi, secondo la strategia di Ward. In questa fase vengono anche organizzati incontri pilota in cui le clienti-allieve devono evitare di ripetere i soliti atteggiamenti sbagliati: drammatizzando il metodo pavloviano, ogni volta che le poverette cadono nell’errore ecco che viene rilasciata una leggera scossa elettrica dal braccialetto che indossano, così da indurle a non ripetere. Da brave. Il quarto gradino del metodo sta nel dire direttamente quello che gli uomini solitamente non osano ammettere. E così, quando una donna — magari dopo interminabili ore passate a cambiarsi davanti allo specchio — sceglie una mise sbagliata, alla trepidante domanda: «Come mi sta questo vestito?» , ecco che Ward risponde: «Fa davvero schifo» . Da non uscire più di casa se non per andare dall’analista. Ma lo scopo è che le sventurate (peraltro tutte ragazze piuttosto attraenti) prendano atto della realtà e di come vengono percepite dagli altri. Il passo finale è quello più ovvio: l’organizzazione dell’incontro con gli uomini che, secondo Ward, sono più adatti a ciascuna delle sue discepole che dopo il tempo passato con lui dovrebbero aver imparato i propri errori e modificato la loro strategia di seduzione. Un «programma di recupero» che scivola in alcuni dei più beceri stereotipi ma che dimostra anche come abbiano un fondo di verità. Come quando si rimprovera una 40enne troppo ansiosa nei suoi appuntamenti ammonendola che «è importante far capire alla persona che stai corteggiando che porterai un’aura di positività nella sua vita» . Ma ci sono anche i trucchetti più spicci e facili da seguire (per chi è portata). Tipo: «A volte è sufficiente che una donna dia un’occhiata a un uomo, si volti e poi lo guardi di nuovo per mandargli il segnale giusto e accendere l’interesse verso di lei» . Nel dubbio si può provare.
Chiara Maffioletti