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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

TAV, FONDI EUROPEI A RISCHIO SENZA CANTIERI


Cantieri in cambio di finan­ziamenti. Il richiamo del­l’Europa all’Italia ha il me­rito di togliere qualsiasi alibi sul­la questione della Tav e dimostra che la partita è entrata davvero nel vivo, dividendo immediata­mente il campo tra favorevoli e contrari. In gio­co, da qui a mar­zo, ci sono 140 milioni promes­si da Bruxelles (sui 670 milioni complessivi), a patto che inizino i lavori del tunnel geognostico di Chiomonte. «Se davvero do­vesse iniziare il sondaggio sulla nostra montagna – attacca San­dro Plano, presidente delle co­munità montane della Val di Su­sa e della Val Sangone – il rischio di contestazioni sarebbe concre­to ». La voce del popolo no Tav e­sercita ancora un forte fascino in questo angolo di Piemonte, ma in questa fase non è la prima del­le preoccupazioni per l’Osserva­torio tecnico voluto da Palazzo Chigi per riaprire il dialogo col territorio, dopo i violenti scontri del 2005. Prima infatti va risolto il nodo dei finan­ziamenti. L’Italia rischia di perde­re, dopo i 9 milio­ni tagliati a otto­bre per ritardo nell’esecuzione dei lavori, nuovi fondi comunita­ri se l’impasse dovesse prevale­re. L’Europa ha chiesto infatti garanzie al nostro Paese sullo stato di avanzamen­to dei lavori. La partita si deciderà nei primi tre mesi del 2011, ma già oggi ne sapremo di più: è in­fatti in programma la Conferen­za intergovernativa Italia-Francia che affronterà il tema del corri­doio V. Il nostro governo arriva al­l’appuntamento con un’idea pre­cisa in testa. «Chiederemo più ri­sorse alla Francia» spiega il mini­stro delle Infrastrutture Altero Matteoli, che sulla Tav ribadisce di voler «andare avanti, rispet­tando fino in fondo gli impegni presi, nei tempi concordati».

I sindaci e il patto da rivedere
«Sta per partire un sondaggio sen­za la minima garanzia che l’inte­ra opera della Tav venga finan­ziata » accusa il sindaco di Avi­gliana, Carla Mattioli, uno dei pri­mi cittadini più attivi nell’illu­strare le ragioni della protesta. «Per dimostrare che i lavori sono iniziati, rischiano di distruggere il sito archeologico della Madda­lena, uno dei patrimoni di tutta la valle e non solo». Più che la Val di Susa, per ora, ciò che sta acca­dendo riguarda il triangolo che unisce Roma a Bruxelles, pas­sando per Parigi. Nel 2001 venne infatti firmata la prima intesa sul­la Tav tra Italia e Francia, da rin­novare ogni dieci anni. Rinnovo ancora più significativo, quello da siglare nel 2011, alla luce delle modifiche inserite nel percorso e della nuova normativa europea varata in materia di efficienza e sicurezza nei trasporti ferroviari. «La Commissione Ue – spiegano dall’Osservatorio tecnico – ha detto in sostanza: si va avanti se mi confermate che l’intesa tra i due Paesi c’è e si struttura in for­me nuove entro fine anno o i pri­mi mesi del 2011». Il nostro Pae­se punta a rinegoziare i costi, al­la luce del maggior chilometrag­gio previsto sulla linea Tav d’Ol­tralpe e di nuovi elementi inter­venuti (tre ad esempio sono i tun­nel in terra francese, contro uno solo italiano). A questo proposi­to, c’è un gruppo di lavoro bila­terale con i ministeri dell’Econo­mia e delle Infrastrutture che è ben avviato. «Poi andrebbe indi­viduato un soggetto franco-ita­liano che sia abilitato a fare gli ap­palti », aggiungono dall’Osserva­torio.

I dubbi sui ’lotti costruttivi’
Dal punto di vista finanziario, la torta dei 140 milioni ora in gioco va così suddivisa: 42 milioni, pa­ri al 30%, sono quelli di compe­tenza europea, mentre i restanti 98 milioni andrebbero suddivisi tra Roma e Parigi, con una quota maggioritaria in questo caso per l’Italia. «Non sono mai arrivati i 200 milioni per il nodo intermo­dale di Torino e non si parla più nemmeno delle compensazioni – osserva il sindaco di Avigliana – . Mi spiega come sarà possibile recuperare altre risorse?». Secon­do le stime dei tecnici, l’obiettivo è indire gare per un ammontare di 2 miliardi di ope­re entro il 2013, «con risorse real­mente spendibili. È chiaro – spiega­no dall’Osserva­torio – che in pie­no inverno non si possono aprire cantieri, ma l’im­pegno a iniziare i lavori in pri­mavera verrà mantenuto». Sotto accusa, però, c’è il procedimen­to di realizzazione per ’lotti co­struttivi’. «L’Alta Velocità non può essere fatta pezzo per pezzo – ac­cusa Mattioli – altrimenti ri­schiamo di realizzare una nuova Salerno-Reggio Calabria». Sul ter­ritorio le versioni sono contra­stanti: i no Tav affermano di ave­re dalla loro parte 24 Comuni sui 26 interessati dal percorso, men­tre i sostenitori dell’opera fanno notare come negli ultimi due an­ni il nuovo pro­getto sia stato completato, co­sì come la pro­cedura di valu­tazione d’im­patto ambien­tale, con tanto di via libera in sede di Confe­renza servizi. A­desso si attende il decreto di approvazione della Corte dei Conti, che arriverà in febbraio. Da allora, partirà il con­to alla rovescia per l’apertura dei cantieri.