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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

FRATI, PATER FAMILIAS: SISTEMA MOGLI E FIGLI (ALL’UNIVERSITÀ)

Luigi, Luciana, Paola e Giacomo, quando la sera si siedono a tavola, sanno di che parlare. Sono papà, mamma, fratello e sorella e lavorano tutti all’Università La Sapienza di Roma. Di cognome fanno Frati. Luigi fa il rettore, Luciana insegna Storia della medicina, Paola è docente a Medicina legale, Giacomo, tra pochi giorni, siederà su una delle cattedre della classe ‘Tecniche mediche assistenziali’. Il concorso lo ha appena vinto, giusto in tempo, prima che il ddl Gelmini venga approvato e blocchi l’assunzione dei parenti fino al quarto grado nella stessa facoltà. Il governo (ieri a Matrix lo ha fatto lo stesso Berlusconi) usa questo argomento per convincere i cittadini che è arrivata la fine delle baronie, dimenticando però che il divieto di piazzare parenti vale solo all’interno della stessa facoltà, e lascia indisturbato il ‘tengo famiglia’ in altri rami degli atenei.
D’altronde, anche nel caso Frati non c’è niente di illegale. Si tratta , spiegano alcuni docenti de La Sapienza, di presentare bene i curriculum e di costruirsi un profilo che ricada a pennello sul posto da coprire. Anche per Giacomo, che nessuno ricorda come particolarmente brillante, potrebbe essere andata così. Il suo curriculum ha fatto storcere il naso a più di qualcuno: tredici pagine fitte di attività di ricerca, didattica, pubblicazioni tutte concentrate in pochi anni, visto che “il rampollo” ha finito di studiare nel 2004.
Carriera lampo, in sei anni ha già una cattedra tutta per sé. Il 10 dicembre, Giacomo ha preso la sua carta intestata e ha scritto al professore che dovrà confermare le chiamate dei vincitori di concorso. Spiega di essere “risultato idoneo per un posto di professore di I fascia” ma si scusa perché “il tempo ristretto” non gli consente di consegnare personalmente il curriculum come “sarebbe buona prassi”. Giacomo, evidentemente, sa di non rischiare. A vegliare su di lui, c’è papà.
LA FAMIGLIA Frati, per ora, è rimasta nell’alveo della Medicina, dove il rettore Luigi è stato preside – per 20 anni – fino all’ottobre scorso. A Neurochirurgia ha piazzato il nipote Alessandro, mentre il suo socio nella Millennium Biotech Marco Artini – come documentò l’Espresso tre anni fa – ha vinto un concorso da ricercatore sempre nella facoltà guidata da Frati. Nel 2004 firmò l’autorizzazione (a se stesso) per occupare a fini privati l’aula grande di Patologia generale. Doveva celebrare il matrimonio di sua figlia Paola, come raccontarono Le Iene, e pensò bene di farlo all’Università, praticamente casa sua. Il “feudo” serve tanto per la politica “interna” che per quella “estera”. Da anni invita il Papa a partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico: non c’è ancora riuscito, le proteste lo hanno sempre fermato, ma lui prosegue imperterrito ad aspettareSuaSantitàaLaSapienza,perché negargli l’accesso è contro “la libertà di espressione”. Sempre in nome del “libero confronto delle idee” fu protagonista del caso diplomatico che provocò scontri tra gli studenti, contrari ad un convegno sulle foibe organizzato da Forza Nuova. Alla fine, fu lo stesso Frati a decidere di annullare l’appuntamento. In compenso, è riuscito a portare in ateneo il presidente libico Muammar Gheddafi. Anche qui, professori e studenti, segnalarono che la visita poteva essere inopportuna. Frati fece gli onori di casa, e a chi gli chiedeva un commento sulle ‘amazzoni’, ironia della sorte, fu costretto a rispondere: “Non posso parlare... c’è mia moglie in sala”.
ANCHE la politica nostrana non lo lascia indifferente. La sera del 3 dicembre è a Villa Miani per la prima cena di finanziamento di Futuro e Libertà. Pochi giorni fa il “popolare” del Pd, senatore Lucio D’Ubaldo ha fatto il suo nome per la futura sfida ad Alemanno comesindacodiRoma.Lacittàha bisogno di “cattolici”, secondo D’Ubaldo, niente di meglio che uno come Frati, colonna romana di Comunione e liberazione. Ma i rapporti con la politica non sono una novità. Nel 2005 durante un incontro elettorale a Latina, Frati si lasciò scappare un appello a “votare comunque Storace, scegliendo nel suo schieramento, dove ci sono diverse possibilità”. L’allora rettore, Renato Guarini, fu costretto a chiarire che quelle erano dichiarazioni “a titolo personale” e che La Sapienza “deve e vuole essere equidistante dalla libera scelta dei cittadini”. Non contento, Frati lo ha rifatto nel 2008, anche se in maniera più velata: “Prendo atto – disse – della sensibilità di Alemanno per aver trovato il tempo di passare qui nell’ultimo giorno della campagna elettorale. Mi dispiace che Rutelli non abbia trovato un minuto libero”. Il suo mandato scade nel 2012, un anno prima di quello di Alemanno. Ma se, travolto da Parentopoli, il sindaco dovesse andarsene prima, i romani possono stare tranquilli: in tema di assunzioni, Frati garantisce continuità. • ATENEO CHE VAI, BARONE CHE TROVI - La facoltà è la stessa Medicina. L’Università no, questo è il secondo ateneo romano, Tor Vergata. Eppure, qui di Frati ce n’è un altro: si chiama Renato Lauro, anche lui prima preside e poi rettore. Due giorni fa, come racconta ‘Il Messaggero’, anche lui aveva particolarmente fretta. La cattedra a Paola Rogliani andava assegnata prima dell’approvazione della Gelmini. Perché? È sua nuora, ovvero moglie di suo figlio Davide, ovviamente anche lui professore ordinario di Endocrinologia nella stessa facoltà. Dal rettore, come ovvio, levata di scudi: Paola e Davide sono regolari vincitori di concorso, non c’è nulla di male. Ma proprio ieri, gli studenti di Tor Vergata hanno deciso di porgli qualche altra domanda: “Chi entrerà, ad esempio, nel Cda di Tor Vergata, quando l’ingresso dei privati sarà obbligatorio per legge? Entrerà qualche parente, qualche amico degli amici? Forse entrerà qualche industriale della cricca di Balducci con cui il Rettore è in stretto contatto, come dimostrato dalle indagini in merito agli appalti de L’Aquila e del G8 della Maddalena? Oppure qualche palazzinaro che ha già messo le mani sul Masterplan di Alemanno?”. Si riferiscono ad alcune intercettazioni, dove Balducci&C il rettore Lauro lo chiamavano “lo zio”.
Ma in questi giorni, dove i regali fioccano non solo perché è Natale, gli studenti romani non sono gli unici a farsi delle domande. Anche a Bari, l’Assostampa si chiede come mai, il bando di concorso indetto dall’Università per un contratto di consulenza abbia dei requisiti così stringenti. Si cerca un giornalista che abbia “almeno 25 anni di esperienza” e “per presentare domanda, agli aspiranti vengono concessi dieci giorni, che scadono proprio a Natale”. Difficile non pensare che sia uno di quei bandi costruiti ad uso e consumo di una persona già scelta. Un po’ la stessa cosa che hanno pensato a Sassari: di “ricerca clinica nell’ambito delle patologie oculari del segmento anteriore, dei disordini visivi in corso di malattie sistemiche e della neuroftalmogia, con particolare riguardo ai disordini mitocondriali e ai traumi del nervo ottico”, se ne occupano davvero in pochi. Ma tra questi c’è Arturo Carta, ricercatore a Parma e figlio di Francesco Carta, professore all’Università di Sassari. Carta padre non era tra i commissari – è stato sostituito da un collega, non appena saputo che suo figlio era candidato – ma da Sassari fanno sapere che i ricorsi fioccheranno. Come racconta ‘La Nuova Sardegna’, il caso Carta non è l’unico ad agitare l’ateneo dell’isola: presto si conoscerà l’esito di altri concorsi. “Uno, per chirurgia generale, vede tra i con-correnti due ricercatori, Carlo e Claudio Feo, figli di Francesco Feo, da qualche tempo in pensione, per un trentennio docente di Patologia generale nella stessa facoltà. Alle prove in Malattie infettive partecipa Ivana Rita Maida, figlia dell’ex rettore. Un secondo figlio, Carmelo, anche lui ricercatore a Sassari, ha rinunciato al concorso in Odontostomatologia”.
È notizia di ieri, infine, la condanna del professor Gian Camillo Manzoni, direttore del Centro cefalee dell’ospedale di Parma: un anno e 5 mesi di detenzione per abuso d’ufficio, anche se la pena è stata sospesa. Nel 2005, ricostruisce ‘La Repubblica Parma’, favorì Paola Torelli nel concorso per un posto di ricercatore nel reparto di Neurologia. Questa volta, nessun legame ufficiale. Semplicemente, con la dottoressa Paola, il professor Gian Camillo aveva fatto due bambini.
(pa.za.)