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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

INGHILTERRA E USA CICALE DEL MONDO

Quando Renato Carosone cantava la celebre «Tu vuo’ fa’ l’americano», non avrebbe mai immaginato che qualche decennio più tardi le parti si sarebbero potute invertire. Eppure oggi, alla fine del terzo anno di crisi, c’è sicuramente qualche americano che – sotto sotto – preferirebbe essere un po’ italiano: oltreoceano la crisi ha infatti bruciato circa 11mila miliardi di dollari di ricchezza dalle tasche delle famiglie, mentre in Italia il patrimonio dei cittadini è rimasto intatto. Anzi: oggi gli italiani sono lievemente più ricchi (di 88 milioni di euro) rispetto al 2007. Poco, si dirà. Ma meglio di nulla.

Soprattutto se si pensa che gli 11mila miliardi persi dalle famiglie statunitensi dal 2007 corrispondono al loro reddito di un anno intero: è come se tutti i cittadini americani avessero lavorato gratis per 12 mesi. E anche guardando al resto d’Europa, escludendo la Germania, le formichine italiane fanno bella figura: le famiglie francesi in tre anni di crisi hanno infatti perso 352 milioni di euro di ricchezza netta e gli inglesi 270. Considerando che proprio loro (statunitensi e inglesi) hanno anche le famiglie più indebitate del mondo, potremmo darlo per ufficiale: il lifestyle all’americana si è rivelato insostenibile.

I debiti privati

Fare i conti in tasca alle famiglie non è facile: mancano dati aggiornati (Bankitalia pubblica quelli 2008 per i paesi esteri) e l’ufficialità non tiene conto dell’economia sommersa. Ma cercando i numeri ufficiali nelle varie banche dati estere, si scopre che l’Italia – colpita dagli investitori per il suo tallone d’Achille del debito pubblico extralarge – in realtà ha tante virtù che all’estero si sognano. Le famiglie sono senza dubbio il punto di forza. Innanzitutto hanno un debito limitato: la loro proverbiale propensione al risparmio e allergia al debito le ha quindi rese forti. Secondo i calcoli di Royal Bank of Scotland, il loro debito è oggi nell’ordine dei 618 miliardi di euro: cifra pari al 39,5% del Pil 2010 e pari al 59,9% (stima Confindustria) del loro reddito disponibile lordo.

Briciole, rispetto al resto d’Europa. In Irlanda – stima Rbs – il debito delle famiglie è pari al 109% del Pil, in Gran Bretagna al 103,7%, in Spagna all’83,9%. La media europea è pari al 61,4% del Pil. E se si guardano gli Stati Uniti, la differenza diventa abissale: a giugno 2010 – secondo i dati Flow of Funds – le famiglie erano indebitate per 13.450 miliardi di dollari, principalmente a causa dei mutui. Cifra che corrisponde al 92% del Pil, ma - soprattutto - al 118,6% del loro reddito disponibile. Per dirla breve: per ogni 100 euro incassato in busta paga, le famiglie italiane devono pagare 59 euro di debiti mentre quelle americane 118. Ovvio che il reddito è annuale e il debito spalmato negli anni, ma questi numeri lanciano un messaggio chiaro: i nodi della vita all’americana, quella sognata da Carosone, sono venuti al pettine.

La ricchezza

A fronte di questi debiti c’è una ricchezza netta (cioè al netto degli stessi debiti) che in molti paesi si sta erodendo: si tratta del valore delle case, dei terreni, delle azioni, delle auto. Le famiglie Usa hanno perso 11mila miliardi dal 2007 al terzo trimestre 2010. Ma questo dato tiene conto della recente ripresa delle borse, che ha permesso loro di recuperare quasi 6mila miliardi dal 2009: l’impoverimento, nel momento più acuto della crisi, era infatti di 17mila miliardi. Purtroppo il settore immobiliare non accenna a rialzare la testa. Morale: oggi la ricchezza è pari a 4,8 volte il loro reddito, contro le 6,3 volte del terzo trimestre 2007.

Idem per le famiglie inglesi: la ricchezza netta a fine 2009 (8.500 miliardi di euro secondo i dati Office for National Statistics) è leggermente inferiore ai livelli del 2007, a causa – anche qui – del settore immobiliare che da solo ha "rubato" 300 milioni di euro. Morale: gli inglesi sono passati da una ricchezza pari a 8,5 volte il reddito nel 2007 alle 7,6 volte del 2009. Virtuose, invece, le famiglie tedesche. Secondo i dati Bundesbank, il loro patrimonio netto è salito dagli 8.986 miliardi del 2007 ai 9.498 del 2009: si tratta di una cifra 5,6 volte superiore il reddito disponibile. Meglio stanno i francesi, con un patrimonio complessivo 6,9 volte superiore al reddito.

Vizi e virtù

Ovvio che non ci sono solo le famiglie a fare una nazione. L’Italia è virtuosa anche nel debito di imprese e banche, ma è estremamente debole nel debito pubblico. Questo la rende vulnerabile agli occhi dei mercati: un grosso debito pubblico, infatti, rallenta la crescita economica e frena il benessere collettivo. Ma, a ben guardare, gli Stati Uniti stanno molto peggio: a un debito privato gigantesco, corrisponde ormai un debito pubblico vicino al 100% del Pil.