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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

ISABELLA SANTACROCE:

«Venite al mio Natale sarà santo e sovversivo» -
E chi l’avrebbe mai det­to? Isabella Santacro­ce, considerata la più trasgressiva delle au­trici italiane, ha pen­sat­o e creato un even­to proprio per la Vigilia. La scrittri­ce, che con l’ultimo Lulù Dela­croix ( Rizzoli) ha dato alle stampe uno dei migliori romanzi degli ulti­mi anni, seguendo l’adagio che sotto le feste tutti diventano più buoni ha deciso di partecipare a suo modo.Ha composto un’ope­ra inedita, che qui anticipiamo, tra«grahic novel»e poesia,tra pre­ghier­a laica e adorazione di un Be­ne che non si trova facilmente die­tro ogni albero. La Santacroce ha appena lanciato sulla sua pagina Facebook (10 mila «amici») quello che chiama «il mio libret­to ». Isabella ha deciso di condividere la sua visione (poetica) con i lettori per una Vigilia alternativa: l’invito è quello di far vivere il suo «libretto». A po­chissime ore dalla messa su Facebook so­no­già moltissimi i let­tori, attori, artisti, scrit­tori, videomaker che parteciperanno: da Roma a Bologna, dal­la Malesia a Londra, in molte città assistere­mo alle performance più svariate. Nulla di anticlericale o blasfe­mo, anzi: la Santacro­ce ha deciso, per la pri­ma volta, di mostrare quella tenerezza che si nasconde tra le pagi­ne di romanzi che in troppi definiscono vio­lenti senza averli letti. Diffidente e restia alle interviste, ha deciso di raccontarsi in una Ri­mini innevata, alla luce del giorno (la Santacroce preferisce parlare dalla notte al far del mattino). Can­dida, timorosa, quasi timida, die­tro i suoi tacchi a spillo 16, dietro il suo abbigliamento da severa da­ma dell’ 800 e al contempo da ico­na del sadomaso, si lascia andare a sorrisi imprevisti con il rossore di chi sembra commettere il più grande dei peccati.
Da dove nasce l’idea di riporta­re sul palcoscenico della vita un tuo scritto?
«Ho trascorso sette notti dise­gnando e scrivendo a mano il mio libretto, e mentre lo creavo nasce­va in me la voglia di scagliarlo ad­dosso a quello che definisco il “si­lenzio del terribile”. Perché oggi il terribile è silenzioso, non vuole conversare, non desidera rispo­ste, fa finta di non esserci, così può regnare indisturbato. Nel silenzio del terribile abita tutto ciò che ci vuole trasformare in folla senza volto: possiamo uscire soltanto per fare compere o per eseguire or­dini impartiti sempre silenziosa­mente dal terribile. Io credo che tutto ciò sia rivoltante, e così ho pensato a una rivolta contro il ri­voltante ».
Perché la scelta di farlo vivere, regalandolo, nelle strade, nel­le piazze, nelle case?
«Al fine di scagliare addosso al silenzio del terribile questo mio li­bretto in verità violento ma pieno di amore, facendolo così divenire un suono potente di rivolta, ho pensato di dar vita alla perfoman­ce collettiva dei “ Cerbiatti Rivolto­si” ( questo il nome del gruppo cre­ato dal­la Santacroce sul suo grup­po Facebook, ndr) che coinvolge­rà quasi tutte le città italiane e non solo, e di cui il mio libretto è l’em­blema. Chi partecipa diventa il protagonista di questa rivolta, e sceglie come esibirsi. Non si tratta di volantinaggio: ognuno decide come lasciarlo, se abbandonarlo o lanciarlo, se farlo cadere dai tet­ti, infilarlo in bocca ai passanti, danzarci sopra o buttarlo per ter­ra, costruire castelli, bruciarlo da­vanti alla gente, poggiarlo sulla so­litudine di una panchina, vestirsi da mago e far scomparire dentro un coniglio quello che ho fatto, camminare sui trampoli e donar­­lo alle stelle, cantare, suonare, reci­tare, gridare, travestirsi, giocare e poi ridere».
Comemai la sceltadel 24 dicem­bre ?
«Perché il 24 dicembre è la vigi­lia di Natale, e in quel giorno la parata dell’ipocrisia sfilerà per le strade fingendo che tutto sia perfetto, e negli occhi degli sche­­letri a comporla, chissà quante pubblicità di doni ci saranno ad accecarli. Allora ho immaginato tra questi rassegnati, a volte in­consapevoli, i Cerbiatti Rivolto­si, loro bellissimi e vivi».
Nel libretto scrivi:«Il mio cuore una cattedrale incendiata».
«Sì, ho scritto “Il mio cuore una cattedrale incendiata nella via do­lorosa. Menzogna, questo è il no­me di chi mi spezza”. Ho scritto questo perché la mia vita assomi­glia a una via crucis, e così come accaduto a Gesù Cristo, è la men­zogna a spezzarmi».
Una Emily Dickinson 3.0?
«Il rapporto d’amore enorme che ho con le parole solo in lei l’ho trovato. E come lei fatico a lasciare le mie stanze, uscire di casa è per me una sfida. Ogni tanto quando sono triste per rallegrarmi scrivo l’autobiografia della mia infanzia, e in questa autobiografia ho scrit­to: “Emily Dickinson mi assomi­glia, nessuno mai ho conosciuto che mi somigli così tanto. Una pri­gione di parole e poi nessuno”».
Cosa rispondi a chi vede come icona della trasgressione e del sadomaso?
«La persone spesso vedono ciò che fa a loro comodo vedere. Non sono trasgressiva, sono sovversi­va. Da sempre vivo nella dimen­sione del sacro, ovvero quella de­gli estremi, così come era pensata da Bataille.Ciò che avvicina il san­t­o al peccatore è l’essere fuori dal­le vie di mezzo, e rappresentando una rottura dell’ ordine medio, fi­gurare come sov­versivi.
Io sono fuori dalle vie di mezzo».
Cosapensi del­la n­arrativa ita­liana contem­poranea?
«Non penso nulla, non leg­go narrativa. Amo la lettera­tura, la sua mae­stosità in grado di aprire le porte della vita affinché ciò che na­scondono sia svelato: la lettera­tura è rivelazione. La narrativa invece si limita a raccontare la realtà, non sa neppure cosa sia la vita, è un occhio cieco, è men­zogna, e anche lei appartiene al terribile che ci circonda».
Cosa farai a Natale?
«Lavorerò. Da sola. Di notte. Nella mia nuova casa. In questi mesi sto ultimando la trilogia de­nominata Desdemona Undicesi­ma .
Dopo il primo libro, V.M.18 ,
ovvero l’inferno della trilogia, e il secondo, Lulù Delacroix , il paradi­so, ora sto scrivendo il purgatorio. La trilogia Desdemona Undicesi­ma è una nuova divina comme­dia, credo a Dante Alighieri piace­rebbe ».