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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

Patto del voto tra politica e ’ndrangheta - Fa impressione questa Calabria compromessa. Fila di candidati che vanno dal boss di turno a raccomandarsi, a impegnarsi che se eletti saranno al servizio della cosca facendo fare lavori a ditte amiche, intervenendo con le direzioni delle carceri per un trattamento speciale per detenuti amici

Patto del voto tra politica e ’ndrangheta - Fa impressione questa Calabria compromessa. Fila di candidati che vanno dal boss di turno a raccomandarsi, a impegnarsi che se eletti saranno al servizio della cosca facendo fare lavori a ditte amiche, intervenendo con le direzioni delle carceri per un trattamento speciale per detenuti amici. Un fermo immagine con sonoro consegnato agli investigatori del Ros dei carabinieri da intercettazioni ambientali a casa di un boss della Locride, Bovalino, Giuseppe Pelle. Incontri interrotti, perché il boss era stato informato da un faccendiere legato ai nostri servizi segreti, Giovanni Zumbo, poi arrestato, che c’erano indagini in corso. Dodici arresti, un consigliere regionale del Pdl, Santi Zappalà, già sindaco di Bagnara Calabra, che ha fatto il pieno di voti: 11.078. E poi i trombati: Liliana Aiello, 125 preferenze, lista per Scopelliti governatore; Francesco Iaria, Udc, 793 voti; Pietro Antonio Nucera, lista per Scopelliti governatore, 1.291 preferenze. Infine, Antonio Manti, candidato in una lista che appoggiava il governatore uscente Agazio Loiero, 25 voti. Da ieri, sono tutti in carcere. E potrebbero essere l’avanguardia di una pattuglia ben più numerosa di politici. Se è vero che i nuovi pentiti, dal boss Nino Lo Giudice a Roberto Moio, nipote del boss Giovanni Tegano, potrebbero aver raccontato di decine di altri politici. Sono gli stessi che hanno ammesso di essere stati gli autori degli attentati contro la Procura generale e il procuratore Di Landro (e Catanzaro potrebbe procedere nei prossimi giorni). Fa impressione questa ‘ndrangheta che ragiona e guarda al futuro, facendo autocritica, segnalando che con la politica si deve cambiare registro. È una mafia che pensa di eleggere i suoi rappresentanti a Montecitorio, dopo aver fatto fare loro la gavetta al Consiglio regionale. Ecco che cosa dice il boss, Giuseppe Pelle, agli amici: «La politica nostra è sbagliata, se noi eravamo una cosa più compatta compà, noi dovevamo fare una cosa, quanti possono andare? Da qua...incompr...diciamo qua dalla jonica, quando raccogliete tutti i voti che avete, vanno tre persone per volta, altre tre vanno alla piana e sono sei, e vanno già sei per il Consiglio Regionale». E poi: «La prossima volta quei sei che dovevano andare..che escono dalle regionali, se si portavano bene andavano a Roma...andavano a Roma e andavano altri sei al posto di quelli, in questa maniera si può andare avanti, potevamo ottenere una cosa, uno..c’era chi ci guardava le spalle, poco dopo aveva...». Capito? L’invito di Pelle è di concentrarsi sulle preferenze (il boss conferma la struttura unitaria della ‘ndrangheta divisa in tre aree, Locride, Reggio città e Piana di Gioia Tauro). Di far eleggere i loro rappresentati che, se si comporteranno bene, porteranno a Roma (va da sé a Montecitorio o a palazzo Madama). C’è una vera emergenza democratica in Calabria. Con il suo ceto politico fortemente compromesso. E i partiti che firmano i codici etici di autoregolamentazione voluti dall’Antimafia che sono i primi a violarli. Prima l’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, arrestato per essere un capo della ‘ndrangheta dei Commisso, poi l’ex senatore Udeur di Cosenza, Bonaventura La Macchia, accusato di aver imposto una impresa legata alla cosca nel racket del caro estinto. E a desso i candidati consiglieri regionali. Torniamo alla retata di ieri. Santi Zappalà, ex sindaco di Bagnara Calabra. C’è una intercettazione che non lascia alcun dubbio sulla sua caratura criminale. Cerca l’accordo da potere a potere: «Vediamo se possiamo trovare un accordo - dice rivolto a Giuseppe Pelle -, se ci sono le condizioni… io faccio una... una straordinaria, come si dice... affermazione... elettorale, no? Per arrivare sicuramente nei primi tre, e non dico... non dico questo... però...». Lo interrompe Pelle: «Ma da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno!». Zappalà: «Lo so, lo so!». Interviene Giuseppe Mesiani Mazzacuva che spiega a Zappalà cosa, una volta eletto, dovrà fare per l’organizzazione: «Quando sposo una causa e, quindi io e gli amici miei diamo il massimo, nello stesso tempo poi, non dico che pretendiamo perché non è nella mia natura e di chi mi rappresenta, più grande o chi mi ha preceduto, per dire ... però desidereremmo proprio avere quell’attenzione ... quell’attenzione, per come poi ce la accattiviamo, per simpatia ma per amicizia prima di tutto!». Al che Santi Zappalà fa segno di aver compreso: «...Almeno una porta aperta, l’abbiamo».