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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

Il convertendo, le banche e quel rischio spezzatino - La data cruciale è il 20 settembre del 2005

Il convertendo, le banche e quel rischio spezzatino - La data cruciale è il 20 settembre del 2005. In Fiat scatta l’operazione convertendo: otto banche trasformano un credito di 3 miliardi di euro in capitale. E con il 26,7% rischiano di diventare le prime azioniste. Nello stesso giorno l’Ifil - holding della famiglia Agnelli - può però confermare d’essere l’azionista principe col 30,06%, la stessa quota di prima. Neutralizza l’effetto diluitivo dell’ingresso delle banche con l’acquisto di oltre 82 milioni di titoli dalla Exor - società lussemburghese controllata dall’accomandita di famiglia -, più altri 5,5 milioni di azioni comprate in Borsa. Tutto deriva dall’esecuzione di un equity swap , un contratto derivato stipulato il 26 aprile di quel 2005 tra Exor e Merrill Lynch. Inizialmente Exor vuole scommettere sulla ripresa di un titolo che in Borsa appare depresso. Ma a cinque giorni dall’aumento di capitale, Exor decide di chiudere anticipatamente una parte del contratto. Alla società lussemburghese vengono così trasferiti 82,25 milioni di titoli a 5,6 euro ognuno, girati quindi a Ifil a 6,5 euro ciascuno. Il 24 agosto precedente Ifil aveva precisato - e questo è il comunicato finito sotto accusa - «di non aver intrapreso né studiato alcuna iniziativa in relazione alla scadenza del prestito convertendo», confermando però «l’intenzione di rimanere azionista di riferimento di Fiat». Dietro l’operazione IfilExor, infatti, c’è l’incubo di un’Opa col successivo spezzatino di Fiat. La defunta Lehman Brothers - con altri fondi e banche - si adopera per una scalata per poi rivendersi il Lingotto a tocchi. Ci si mettono pure i «furbetti del quartierino». In un’intercettazione l’ex ad di Unipol Giovanni Consorte confida: «Ti dico una cosa molto riservata però non parlarne con nessuno: sembra che stanno facendo un’Opa sulla Fiat...».