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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

Con la violenza non sarete ascoltati, ma marginalizzati - Sono uno studente appena maggiorenne che, come molti altri, è rimasto quasi più colpito dalla violenza dell’intervento del ministro La Russa giovedì scorso ad Annozero che non da quella della protesta del 14 Dicembre

Con la violenza non sarete ascoltati, ma marginalizzati - Sono uno studente appena maggiorenne che, come molti altri, è rimasto quasi più colpito dalla violenza dell’intervento del ministro La Russa giovedì scorso ad Annozero che non da quella della protesta del 14 Dicembre. Durante la trasmissione è stata data la parola a un rappresentante degli studenti. Mentre il ragazzo stava spiegando le conseguenze, dal suo punto di vista, di questa protesta, è stato violentemente interrotto dal ministro La Russa. Al ragazzo, che non ha avuto la possibilità di continuare il discorso, non viene più data la parola fino a che Casini non gli pone una domanda diretta... io credo che abbia fatto benissimo a non rispondere a quella domanda per concentrarsi su altri punti come le cause e le conseguenze della manifestazione. L’unica cosa che gli critico è il fatto di non aver spiegato questa sua posizione perché, come aggiungeva sempre Casini, se non viene data una risposta precisa si perde di credibilità. Io, in quanto studente e libero pensatore, mi permetto di dire quello che penso avrebbe detto quello studente: «Onorevole Casini io non risponderò alla sua domanda perché così facendo asseconderei la campagna mediatica in atto contro di noi, portata avanti da decine di anni dal nostro presidente del Consiglio contro ogni episodio di opposizione: concentrare l’interesse sulla cronaca e non su quello che c’è dietro. Ogni volta che c’é una protesta i media vanno sempre a concentrarsi sull’episodio per nascondere le cause profonde che ci sono dietro. Ecco perché non le rispondo! Perché quello su cui bisogna discutere sono i motivi che hanno scatenato una protesta così violenta. La prima domanda che dobbiamo farci è “perché” non “come”». Ecco, questa credo sarebbe dovuta essere la risposta. Infine vorrei aggiungere la mia opinione sul fatto di cronaca per non lasciare la questione in sospeso. Io non condanno gli episodi di violenza perché credo che in una situazione così disperata, questo sia l’unico e ultimo modo per farci ascoltare. Se oggi la protesta sta prendendo questa piega è perché dopo anni di manifestazioni pacifiche non ci è stato offerto nessun mezzo per un dialogo serio. Se le richieste degli studenti non verranno ascoltate la protesta diventerà necessariamente più violenta e aprite gli occhi: non sarà «sempre più violenti e estremisti partecipano alle manifestazioni» ma «sempre più moderati, stanchi di non ottenere nulla, diventano estremisti»! Proprio per questo motivo spero non ci siano stati infiltrati alla manifestazione, perché voglio credere che quella rabbia sia sincera! Perché quando i problemi sono seri e nessuno ti ascolta la protesta diventa necessariamente violenta e così nascono le rivoluzioni! Quanti di voi avrebbero il coraggio di condannare le violenze della Rivoluzione Francese, di quella americana, della rivolta contro l’apartheid, del movimento partigiano e moltissime altre ribellioni che non sto a elencare? Quanti di voi condannerebbero quei movimenti violenti in virtù della libertà che ci hanno regalato? MATTEO COURTHOUD Nelson Mandela non ha sconfitto l’apartheid incendiando camionette della polizia ma resistendo in carcere per 27 anni e lanciando messaggi di pace quando fu rilasciato; non vedo in giro i nazisti contro cui combattevano i partigiani, così come non riesco a riconoscere un movimento di popolo e delle parole d’ordine universali come quelle che hanno portato alle due grandi rivoluzioni di fine Settecento. E non mi sembra che la Gelmini possa giustificare tali paragoni. Non si sbagli e guardi agli esempi del passato: l’uso della violenza non serve a farsi ascoltare ma solo a marginalizzarsi, a farsi criminalizzare e a perdere qualunque possibilità di essere ascoltati. Pensi alla settimana scorsa a Roma: la mattina la gente era alle finestre e per strada a guardare gli studenti, molti simpatizzavano, c’era chi applaudiva. Nel pomeriggio, quando sono cominciati i fuochi, tutti si sono chiusi in casa e hanno solo sperato che finisse in fretta. Con un innalzamento della violenza nessuno, ma proprio nessuno, sarà più disponibile a parlare del perché, a cercare di capire, e il vostro disagio si trasformerà soltanto in un problema di ordine pubblico, condannandovi a una terribile sconfitta. MARIO CALABRESI