Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 21 Martedì calendario

La rivincita degli scravattati - E così ci siamo arrivati. Nell’era liquida, la cravatta è diventata l’ultimo fragile steccato, il simbolo della forma che è anche sostanza, codice di comportamento

La rivincita degli scravattati - E così ci siamo arrivati. Nell’era liquida, la cravatta è diventata l’ultimo fragile steccato, il simbolo della forma che è anche sostanza, codice di comportamento. Un po’ come quei preti che hanno vietato in chiesa pantaloncini, scollature e ciabatte, torna il richiamo all’ordine. E’ successo in Germania. Il cristiano-democratico Jens Koeppen ha scritto una lettera ai segretari del Bundestag, invitandoli a mettere una cravatta quando esercitano le loro funzioni, per rispettare «la dignità» della Camera. Se non lo faranno, non verranno più chiamati. Andrej Hunko, un deputato della Linke che non possiede neanche una cravatta ha protestato contro l’obbligo di indossare «un accessorio di moda del XIX secolo» e il dibattito si annuncia infuocato. Forse perché il limite è stato superato. Anche da noi, con mix casuali che spesso sconfinano nella sciatteria. «Sono molto più eleganti i commessi nei loro completi blu», lamentava già qualche anno fa l’ex senatore Mario D’Urso, che avrebbe voluto rendere obbligatorio il cambio d’abito per il pomeriggio, in segno di rispetto per le istituzioni. E dire che in Italia le regole ci sono: giacca, anche senza cravatta alla Camera, giacca con cravatta obbligatoria al Senato, chiunque tu sia, politico, giornalista o cameraman. Se non ce l’hai, te ne danno una, e pazienza non si intona all’abito. Non è la prima volta che qualcuno cerca di rivalutare la tradizione. Nel 2007 il sovrintendente Stephane Lissner ha fatto stampare sul retro dei biglietti della Scala un regolamento: per gli uomini, abito scuro alle «prime», giacca e cravatta a tutte le rappresentazioni; per le donne, abbigliamento consono al decoro dell’ istituzione (questo è più difficile: ci sono stati scandalosi oblò con piume le cui proprietarie avrebbero dovuto essere rispedite a casa). Ma l’esercito degli Scravattati avanza. Non solo Sergio Marchionne, il supermanager che ha stupito i cinesi, colpiti dal suo maglione casual: da quando hanno adottato lo stile occidentale, caravattizzandosi, sono diventati più formali che mai. Barack Obama è entrato nella classifica degli uomini più eleganti di «Esquire» con abito scuro e camicia immacolata aperta su collo nudo. Tony Blair, perfetto con la cravatta rossa e perfetto senza, l’ha tolta, scatenando un terremoto dentro e fuori il partito laburista. Il successore, Gordon Brown, ci ha rinunciato e ha perso dei punti. David Cameron adesso rifà Blair anche nel nodo senza perdere la snobissima aria oxfordiana. Nicolas Sarkozy, oltre alla moglie, ha anche la cravatta italiana. Gli piacciono quelle di Maurizio Marinella, ma quando si è sposato ne portava una di Luca Roda, che rifornisce destra e sinistra, da Junichiro Koizumi, per tre volte primo ministro del Giappone, a Joaquín Navarro Valls, portavoce di due Pontefici, e poi Giulio Tremonti, Luca Cordero di Montezemolo, Marcello Pera, Ennio Doris, Luigi Abete, Diego Della Valle. E, a sostegno del cristiano-democratico Jens Koeppen, arriva una tendenza segnalata da Future Concept Lab di Milano. «Si chiama extra rules - spiega il sociologo Paolo Ferrarini - ed è l’adesione spontanea a un sistema di regole, decisa perché a un certo punto ne sentiamo il bisogno. La ritualità è importante: significa mettere ordine nel caos, rispettare un ruolo. Parafrasando Nanni Moretti, chi veste senza cura, male, vive male e pensa male». C’è anche un’altra ragione che fa puntare gli occhi sulla cravatta. Da qualche anno è diventata un segno di identità politica. Ha cominciato la Lega Nord con il verde. Cravatta pastello rosa o beige e sei finiano. Cravatta blu a pois e sei berlusconiano. Con la cravatta rossa sei ovviamente di sinistra, con la cravatta viola (Popolo Viola) o fucsia e sei vicino a Di Pietro. Gli altri si organizzerranno. I colori disponibili sono rimasti pochi.