FRANCESCO GRIGNETTI , La Stampa 21/12/2010, pagina 10, 21 dicembre 2010
Roma, il dialogo questura-studenti non fa passi avanti - Vigilia di manifestazioni. E la questura di Roma ostenta ottimismo, ma sotto sotto si prepara ad altre giornate di fuoco
Roma, il dialogo questura-studenti non fa passi avanti - Vigilia di manifestazioni. E la questura di Roma ostenta ottimismo, ma sotto sotto si prepara ad altre giornate di fuoco. Brutti segnali giungono infatti dalla pancia del movimento studentesco, segnali di incomunicabilità. All’appello del questore, Francesco Tagliente, di concordare forme e modi della protesta, di decidere assieme dove manifestare, con la ferma precisazione però che non si possono tollerare reati e violenze, l’unica risposta che giunge è un silenzio preoccupante. «Quel che è successo il 14 non ci ha fermato. Questo il messaggio che vogliamo lanciare. Il nostro obiettivo saranno i palazzi del potere, la zona rossa. Sarà un assedio», sostiene un tal Andrea, dell’Unione degli Studenti. «È tutto ancora in discussione - fanno sapere gli studenti di Link Collettivo - . Domani sera (oggi per chi legge, ndr) forse si saprà qualcosa sulle modalità che abbiamo scelto per manifestare. Riguardo a una possibile trattativa con la questura a noi non risulta. E poi, non abbiamo ancora deciso dove andare, quindi non ha ragione di esserci». Il sistema dell’ordine pubblico a questo punto è pronto. E l’allarme per una deriva violenta delle proteste, c’è. Ma molti segnali fanno ben sperare: tanti collettivi studenteschi, come quelli del Veneto o di Bologna, hanno già annunciato assemblee e proteste nelle proprie città; si attendono tante piccole manifestazioni, magari fantasiose, magari colorate, magari d’effetto, ma pacifiche. «Molti dei ragazzi che erano in piazza martedì scorso - dice a sua volta il prefetto, Giuseppe Pecoraro - hanno tentato di opporsi ai comportamenti violenti e alle aggressioni contro le forze dell’ordine di pochi. Sono la maggioranza. Mi auguro che questa maggioranza, che intende continuare a manifestare civilmente, rispettando le regole, isoli i violenti». In piazza, a Roma, a vigilare sull’ordine pubblico, ci saranno circa 2000 poliziotti e moltissimi blindati. Saranno gli automezzi, infatti, ancor più della scorsa settimana, i protagonisti della giornata di domani. Il questore Tagliente, forte dell’esperienza vissuta in tanti stadi negli anni scorsi - era responsabile nazionale dell’ordine pubblico per le manifestazioni sportive - sa che più del corpo-a-corpo per contrastare le violenze di piazza vanno usate le barriere. E che cosa c’è di meglio di un furgone blindato che si può tenere parcheggiato in una piccola via laterale e si posiziona al momento giusto per aprire o chiudere una strada? In altri punti, là dove i blindati sono più difficili da piazzare, ci saranno invece di rinforzo i classici celerini. Se gli studenti sono alla ricerca di simboli da assediare e zone rosse da violare, la questura ha già deciso che gli si opporrà un sistema flessibile dove i palazzi istituzionali saranno «zone di massima sicurezza» (e lì già normalmente non è ammesso alcun sit-in); le strade circostanti diverranno «zone riservate» che possono essere aperte e chiuse a seconda del momento della giornata; infine le vie di avvicinamento al cuore della città politica saranno «zona riservata» ed è al centro delle discussioni di queste ore. Cordoni di celerini, poi, ci saranno dietro ogni angolo. Ma con la parola d’ordine di essere «invisibili» per evitare il più possibile i momenti di contatto e lo scoccare di provocazioni. Alla faccia di tante dichiarazioni bellicose di politici, intanto, fino all’ultimo i responsabili dell’ordine pubblico cercheranno di intavolare una discussione con chi, dentro il movimento, può influire sulle scelte. Dagli ambienti della questura si batte solo su un punto: non si potrà mai tollerare l’esplosione di violenze contro esercizi commerciali e contro le persone, ma nemmeno è possibile accettare l’assalto alle sedi del Parlamento o del governo. E’ indubbiamente un problema l’assenza dal Parlamento dei partiti della sinistra antagonista: tradizionalmente erano i loro deputati a tenere aperto un canale di comunicazione tra i dirigenti della polizia e i movimenti. Questa volta ci prova Emanuele Fiano, del Pd, a riunire sindacati di polizia e studenti moderati. Nell’occasione porta un appello di Pier Luigi Bersani: «Dobbiamo evitare - scrive il segretario del Pd - che l’incertezza e la rabbia si trasformino in violenza».