Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 21 Martedì calendario

I 150 anni dell’Italia unita dividono Bossi e Berlusconi sui tempi delle elezioni - Con il suo deciso no alle elezioni anticipate, Napolitano s’è rivolto non solo al governo e all’opposizione, specie a quella, neonata, del Presidente della Camera, ma anche alla Lega, il partito che con più convinzione continua a chiedere lo scioglimento anticipato delle Camere

I 150 anni dell’Italia unita dividono Bossi e Berlusconi sui tempi delle elezioni - Con il suo deciso no alle elezioni anticipate, Napolitano s’è rivolto non solo al governo e all’opposizione, specie a quella, neonata, del Presidente della Camera, ma anche alla Lega, il partito che con più convinzione continua a chiedere lo scioglimento anticipato delle Camere. Le tensioni tra Pdl e Carroccio, che negli ultimi giorni si sono fatte evidenti, a partire dall’uscita del ministro Gasparri sugli arresti preventivi degli studenti più violenti, che ha messo in imbarazzo il Viminale guidato da Roberto Maroni, hanno al fondo una ragione basata sulla percezione che ogni giorno che passa, in sintonia con il Capo dello Stato, Berlusconi sia sempre meno convinto di andare alle urne e punti a un accomodamento per andare avanti. Oltre a non essere per niente sicuro che il cosiddetto gruppo dei responsabili, che dovrebbe costituirsi e registrare nuovi ingressi di transfughi da Fli e Udc per sostenere il governo, sia effettivamente in grado di esistere, Bossi non vede chiaro sulla questione dei tempi del chiarimento. Che per il Senatur non dovrebbero superare la boa di fine gennaio, in modo da consentire, tra scioglimento delle Camere e convocazione dei comizi, una chiamata alle urne entro la fine di marzo. E per il Cavaliere invece sarebbero più lunghi, fino a mettere in conto la possibilità di un accorpamento tra amministrative e politiche nella primavera inoltrata, tipo maggio. A questa ipotesi di slittamento Berlusconi, stando a quel che dicono i suoi più stretti collaboratori, sarebbe stato indotto anche dal tenore dei due più recenti colloqui con il Capo dello Stato. Incontri mirati, per il premier, a ristabilire un rapporto positivo con il Quirinale, indispensabile sia nel caso di un proseguimento dell’attività di governo, con un rimpasto che verrebbe deciso già nei primi giorni del nuovo anno, sia in caso di elezioni anticipate, con un percorso tutto in mano al Presidente della Repubblica e l’insidia, per la verità molto affievolita dopo la sconfitta della sfiducia alla Camera, dei tentativi di dar vita a un nuovo governo. Napolitano nel corso di questi colloqui con il premier avrebbe anticipato la sua convinzione della necessità di portare avanti la legislatura, sottolineando, come poi ha fatto in pubblico, la sua preferenza per la stabilità. E parlando delle prossime scadenze, avrebbe accennato alla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia e alla necessità di celebrarla degnamente, evitando possibilmente di farla finire al centro delle solite polemiche.