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 2010  dicembre 20 Lunedì calendario

La regina sul francobollo (2 articoli) - Dio salvi il francobollo della Regina. Ma sembra molto difficile, quasi impossibile, che questo auspicio possa avverarsi

La regina sul francobollo (2 articoli) - Dio salvi il francobollo della Regina. Ma sembra molto difficile, quasi impossibile, che questo auspicio possa avverarsi. Ecco perché. Dall’anno del Penny Black, il primo francobollo con il volto di un sovrano britannico (allora toccò a Victoria), ogni re ha il sacrosanto diritto di finire sul quel piccolo quadrato che gli inglesi da più di centocinquant’anni incollano su buste e cartoline. Ma ora, per esigenze di bilancio, lo Stato vuole vendere la Royal Mail, la posta, alla Deutsche Post, la consorella tedesca, ricca e prospera. Un oltraggio ai veri conservatori, agli anziani combattenti e reduci della seconda guerra mondiale, alla paternalistica organizzazione britannica dove il postino, nei villaggi del Sussex o nel Kent, suona sempre due volte e forse anche tre. A Palazzo Reale non hanno affatto condiviso l’iniziativa del governo bicolore e conservatore di Cameron e Clegg, due ragazzi altamente educati che sembravano rispettosi delle istituzioni e delle tradizioni. CARLO ROSSELLA *** Sua Maestà rischia di perdere la testa. O meglio, sono i suoi sudditi che, dopo 170 anni di onorato servizio, potrebbero veder sparire dai francobolli l’inconfondibile profilo del sovrano – quello di Elisabetta II, in questo caso. La cornice di regole elaborata per poter privatizzare Royal Mail, infatti, non comprende, stranamente, l’obbligo da parte del futuro acquirente di conservare la regale effigie. In teoria, quindi, si potrebbe arrivare al paradosso estremo: la Deutsche Post, il servizio postale tedesco dato come possibile rilevatore della Royal Mail, dopo aver sborsato i miliardi chiesti dal governo conservator-liberale, sarebbe libera di rimpiazzare a piacere il volto di Elisabetta. Un’eresia. Soprattutto visto e considerato che i francobolli sono stati inventati proprio in Gran Bretagna. Era il 1840. Sir Rowland Hill, insegnante e grande riformatore sociale, s’era gettato ormai da anni nel suo più grande progetto: dare vita a un moderno sistema postale che eliminasse i disservizi, le frodi e i vantaggi goduti dai ricchi – tra l’altro a quel tempo lettere e pacchi venivano pagati dal destinatario e non dal mittente. Ecco allora che nel maggio di quell’anno debuttò il celebre Penny black, il primo francobollo adesivo del mondo. Costo: un penny, per l’appunto. Ovvero un vero e proprio affare rispetto alla selva di tariffe presenti a quel tempo sul mercato. In bella mostra, su sfondo nero, spiccava il ritratto di una giovane Regina Vittoria. Fu il principio di una tradizione incrollabile. Ora, ironia dei disegni di legge, a metterla in pericolo potrebbe essere un governo a maggioranza Tory, mentre, a prendere le sue difese, sono i laburisti. «Non si tralasciano dettagli di questa importanza per errore», ha tuonato infatti John Denham, ministro ombra alle Attività produttive. «Credono che lasciando mano libera possano racimolare più denaro possibile da un compratore straniero. Il sottosegretario alle Poste, Ed Davey, ha rigettato ogni dietrologia ma ha ammesso di essere al corrente della stranezza e di star trattando con Buckingham palace per mettervi al più presto rimedio. Ma il tempo sgocciola: il disegno di legge necessario a spianare la strada alla privatizzazione da otto miliardi di sterline è già in discussione al Parlamento. Il Palazzo, tra l’altro, sarebbe particolarmente infastidito per la velocità con cui il governo vorrebbe veder risolta la questione. Nel 2012 cade infatti l’anniversario di diamanti del regno di Elisabetta e in programma ci sarebbero già una serie di francobolli speciali per l’evento. Tutta fatica potenzialmente sprecata. «A Palazzo – ha detto una fonte al Mail on Sunday – non vedono di buon occhio questa privatizzazione: vorrebbero vederla posticipata almeno a dopo l’anniversario». Detto questo, la ragione che sta dietro a una svista tanto gravida di conseguenze potrebbe trovare una spiegazione molto più banale. «Usare il profilo del sovrano – ha precisato un alto funzionario – anche allo stato attuale è una convenzione, non un obbligo previsto per legge». Come dire: si è sempre fatto così e nessuno certo s’azzarda a decapitare la Regina. Se, però, Royal Mail finirà davvero in mani straniere, questo è uno di quei dettagli da chiarire. MATTIA BERNARDO BAGNOLI