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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 49 - CICERUACCHIO E LA CURIA

Questo fu concesso spontaneamente? Sì, e con la Curia abbastanza d’accordo. A Roma giravano troppi fogli clandestini e si pensava (sbagliando) che una moderata libertà di stampa li avrebbe fatti diminuire di numero. Bisognava poi che il governo comunicasse in qualche modo quello che faceva, e per questo era già stata ammessa, in novembre, la pubblicazione del «Contemporaneo», giornale semiufficioso. Pio IX pensava ancora che si fosse concesso tutto il possibile e che bisognasse fermarsi, « […] la fermezza si perdé affatto fino dall’estate scorsa. Ora bisogna riacquistarla assolutamente, perché è reclamata da tutti i moderati» .

Già, i moderati. Secondo Metternich i moderati non esistevano, erano solo la maschera con cui si camuffavano i rivoluzionari. L’ambasciatore austriaco era scandalizzato. I radicali mostrarono invece di non esser contenti, la legge sulla stampa, con la censura ancora in piedi e l’obbligo di non parlar male del governo, era poco. Qualcuno, nella notte, andò a sostituire sui manifesti lo stemma di Pio IX con quello di Gregorio XVI. Il 25 marzo il papa stava andando in S. Maria supra Minerva e sentì gridare: «Viva Pio IX solo», «Coraggio, santo padre, il popolo è con voi», «Abbasso Gizzi, abbasso il segretario di stato». Gizzi non era quello che avrebbero voluto come papa? Sì. Adesso si insinuava che il papa avrebbe concesso ben altro se i suoi collaboratori non gliel’avessero impedito. Questi mormorii e manifestazioni di piazza sgradevoli indussero Pio IX a dar retta a tanti suoi consiglieri che premevano per la creazione di un consiglio di stato. Pensare che solo tre mesi prima, ricevendo l’amnistiato Pietro Renzi, il papa aveva ribadito che mai e poi mai sarebbero stati ammessi laici nell’amministrazione. E invece… Gizzi mandò il 22 aprile una circolare a legati e delegati delle province per far sapere che il papa avrebbe presto chiamato a Roma, per due anni e scegliendo tra rose di due o tre che si pregava di indicare, soggetti affezionati al governo e distinti «per posizione sociale, per possidenza, per cognizioni» . Costoro avrebbero coadiuvato nella pubblica amministrazione. Era tutto molto generico, ma Metternich vi vide subito «il germe d’un sistema rappresentativo che non s’adatta né all’autorità sovrana del Capo della Cattolicità né alle Costituzioni della Chiesa». L’olandese de Liedekerke: «L’Italia subisce, in questo momento, una vera crisi morale, di cui Roma - cosa strana - è divenuta il centro… Due idee dominano le popolazioni. Una, ottenere le garanzie costituzionali. Due, cacciare lo straniero al di là delle Alpi. Si potranno comprimere questi pensieri anche a lungo. Ma annientarli, penso che sarebbe tentare l’impossibile». Finora però di cacciare lo straniero non s’era parlato. Le concessioni di Pio IX sembravano adattarsi perfettamente a quello che aveva immaginato Gioberti nel Primato (anno 1843). «Ogni riforma scientifica è irrita, se non fa capo alla religione, e ogni disegno di risorgimento italico è nullo, se non ha per base la pietra angolare del pontificato», «l’idea del primato romano è il solo principio di unione possibile ai vari stati italiani», l’Italia può rendersi indipendente «mediante una confederazione dei vari Stati sotto la presidenza del Pontefice» , i pilastri di questa confederazione saranno Roma e il Piemonte, le libertà ci vogliono, ma « senza mutare gli ordini politici delle varie sue province» e senza «toccare la sovranità rispettiva dei prìncipi» , si proceda quindi, in ordine alle libertà, per assemblee consultative, eccetera eccetera. Quello che stava succedendo adesso.

E gli austriaci? Sarebbero stati della partita, secondo Gioberti, cioè avrebbero lasciato che il Lombardo-Veneto facesse parte della Confederazione. Cosa che a molti pareva utopistica. Cominciando da Cesare Balbo: come si sarebbero spogliate sei capitali in favore di una sola? Come immaginare una confederazione italiana quando la maggior parte degli Stati è sotto l’influenza austriaca? Ricorderà che Balbo proponeva di far fuori l’Austria dandole in compenso terre in Oriente, liberate dal prossimo disfacimento dell’Impero ottomano. In ogni caso, non ho sentito cenni, nella politica di Pio IX, a questa confederazione presieduta dal papa. Arriveremo subito anche a quella. Conosciuto il testo della circolare che preannunciava il consiglio di stato, venne organizzata dai circoli una grande manifestazione di plauso, cinquemila persone radunate in piazza del Popolo con le torce, poi corteo lungo il Corso e piazza Venezia, quindi al Quirinale per la benedizione tutti in ginocchio, con i bengala eccetera, senza il minimo incidente. Quello della manifestazione lungo il percorso piazza del PopoloQuirinale era ormai un rito che si svolgeva sempre nello stesso modo. Ciceruacchio e gli altri, naturalmente, intendevano il consiglio di stato nella sua accezione più larga, come via d’ingresso alle elezioni e al Parlamento. Trucco che in Curia avevano capito benissimo.