Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 22/12/2010, pagina 96, 22 dicembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
25 aprile 2009 Da Onna a donna
Berlusconi ha l’Italia in mano. La nuova legge elettorale gli ha consegnato una maggioranza senza precedenti. Stringe un’alleanza di ferro con Bossi e si fa eleggere con un applauso alla presidenza del Popolo della Libertà, il partito unico del centrodestra, la cui nascita ha proclamato dal predellino dell’auto. Poi affronta con il fido Bertolaso la spazzatura di Napoli e il terremoto d’Abruzzo. Ed è proprio fra le macerie di Onna, un paesino già piagato dalla ferocia nazista, che celebra il 25 aprile, ricorrenza che in passato ha sempre considerato di sinistra. Ma ora la sinistra è come Onna - a pezzi - e il suo leader Veltroni ha già fatto rima con dimissioni. Il premier loda la Resistenza e la Costituzione, si mette al collo il fazzoletto dei partigiani e il giorno dopo i sondaggi registrano un consenso plebiscitario. Lui si rilassa e corre a festeggiare in un locale vicino a Napoli il compleanno di una diciottenne. Di colpo cambia tutto. La fanciulla rivela le sue frequentazioni assidue con il Cavaliere, che lei chiama «papi». Si spargono voci incontrollabili su qualsiasi bella ragazza faccia parte del governo e del partito, oppure ambisca a entrarvi. Spuntano le intercettazioni di una «escort» barese in cerca di favori e munita di registratori. Il dibattito politico emigra sotto le lenzuola e fra calunnie e scomode verità non risparmia nessuno. Avranno i loro guai il sottosegretario Bertolaso, coinvolto in una storia di appalti e massaggiatrici, il governatore Marrazzo, ricattato per i suoi amori trans, e il dissidente Fini alle prese con un appartamentino di Montecarlo donato al suo ex partito ma finito nella disponibilità del giovane cognato. La moglie definisce Berlusconi «malato» e chiede il divorzio, sconcertata da un Paese che «tutto concede e giustifica al suo imperatore».
Chiunque sia andato al potere prima di lui ha cercato di cambiare gli italiani. Berlusconi invece li esorta ad andare fieri dei loro difetti e ne dà egli stesso l’esempio con continue cadute di gusto che indignano gli stranieri, ma confermano nei suoi elettori la convinzione che il miliardario di Arcore sia «uno di noi». La sua ideologia è racchiusa nell’esortazione che rivolge agli autori dei programmi televisivi: «Ricordatevi che il nostro pubblico ha fatto la seconda media e non era neanche fra i primi della classe». Quel pubblico che la Rai democristiana e comunista cercava di spingere verso il liceo a furia di romanzi sceneggiati, lui lo trattiene nel Paese dei Balocchi, ammannendo svago e facilità come l’omino di burro che trasforma Pinocchio in un ciuchino. Nonostante molti ambiscano alla parte, non si hanno ancora notizie della Fata Turchina.