Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 22/12/2010, pagina 96, 22 dicembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
11 dicembre 2006 L’Erba del vicino
Il grosso paese di Erba, non lontano da Como, non è mai stato protagonista di eventi madornali e quando i Vigili del Fuoco lasciano la caserma per una chiamata si aspettano il solito incidente domestico. Arrivano davanti a una cascina ristrutturata da poco e suddivisa, attorno al cortile, in piccoli appartamenti. Dalla finestra di uno di questi vedono uscire un denso fumo nero. Azionano le pompe, poi entrano. Trovano i corpi di tre donne e di un bambino in un lago di sangue, e quello di un uomo con la gola tagliata. È chiaro che il fuoco non c’entra niente: sono stati assassinati. La folla assiepata nel cortile ha già individuato il colpevole. È un tunisino con precedenti per spaccio di droga, Azouz Marzouk, marito di una delle donne e padre del bambino. Un poco di buono che picchiava la moglie ed era continuamente visitato da loschi figuri. Non è lì, certamente è fuggito, ma i carabinieri non tardano a controllare: Azouz, da diversi giorni in Tunisia, è del tutto estraneo al delitto. Allora chi? I suoi compari per vendicarsi di uno sgarro? Ma presto anche questa ipotesi cade e si comincia a indagare più da vicino.
Miracolosamente l’uomo con il taglio alla gola non è morto, è in coma all’ospedale, ma quando si riprenderà proprio da lui verranno le prime indicazioni. Il suo aggressore era un tipo corpulento, parlava italiano, ma poteva anche essere straniero. Tutti i condomini sono interrogati e viene alla luce uno sfondo coabitativo molto conflittuale. C’erano liti, insulti, minacce, urla a tutte le ore, soprattutto contro il tunisino e la moglie. Da parte di chi? Per lo più a opera di una coppia di mezz’età, Olindo Romano, netturbino, e sua moglie Rosa, i cui alibi risultano alquanto deboli. I due vengono fermati e interrogati a lungo. È passato un mese e Olindo infine confessa. Il movente è il «rumore», il chiasso insopportabile che il tunisino, la moglie e il bambino piangente causavano, portando all’esasperazione i coniugi Romano. Così, per avere un po’ di pace, sono saliti al piano di sopra - lei con un coltello, lui con una spranga - e li hanno tolti di mezzo, eliminando anche la madre della donna e la vicina uscita sul pianerottolo. Poi è toccato a suo marito, Mario Frigerio, che si è salvato per un soffio e ora accusa Olindo. Quanto a Rosa, conferma tutto e aggiunge anzi particolari raccapriccianti. Per distruggere le prove i due hanno dato fuoco alla casa e gettato gli abiti sporchi di sangue in un cassonetto. Al processo, legati da un attaccamento morboso, si tengono per mano, si abbracciano e si coccolano. Poi però cambiano avvocato e ritrattano tutto: la confessione è stata estorta. Ma anche al processo d’appello la pena viene confermata: la pace dell’ergastolo.