Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 19 Domenica calendario

Busta paga più magra Anche l’onorevole piange - Sul serio? Ma quando è stato deciso? Certo sarà difficile trovare qualcuno contento, però con l’aria che tira nel Paese bisogna “soffrire” in silenzio»

Busta paga più magra Anche l’onorevole piange - Sul serio? Ma quando è stato deciso? Certo sarà difficile trovare qualcuno contento, però con l’aria che tira nel Paese bisogna “soffrire” in silenzio». Basta un giro nel corridoio dei passi perduti della Camera, parlare a destra e a manca, per rendersi conto che nessuno sa cosa si celi dietro l’approvazione del bilancio di previsione 2011-2013, all’ordine del giorno dell’ufficio di presidenza di martedì 21 dicembre: un taglio della busta paga del 10%, sorpresina di Natale che provoca un malcelato sgomento nel Palazzo. Ebbene sì, dopo tanto parlare di tagli e riduzioni degli stipendi, dicembre 2010 segna una data nefasta per i parlamentari. E’ questo l’ultimo mese a stipendio pieno per i 630 deputati (stessa cosa avverrà per i 315 senatori) che a gennaio riceveranno un cedolino ridotto di 1000 euro netti, il 7% in meno del totale degli introiti mensili di ogni onorevole, pari a circa 14.500 euro. Il taglio inciderà per 500 euro sulla diaria di soggiorno (4.209,26 euro) e per i restanti 500 sulla somma destinata al «rapporto eletto-elettore», 4.190 euro utilizzati per pagare anche i cosiddetti «portaborse». «Ci siamo adeguati subito al decreto Tremonti - spiega uno dei tre questori della Camera, Gabriele Albonetti del Pd - e così restituiremo allo Stato 20 milioni di euro l’anno fino al 2013. Ma questo taglio non è indolore per un deputato, perché una volta per tutte bisognerà ben distinguere tra quelli che si mettono in tasca lo stipendio senza colpo ferire, come si dice, e quelli che fanno questo lavoro sul serio. E’ giusto che noi per primi diamo buon esempio nel momento in cui si chiedono sacrifici al paese. Ma il parlamentare è una specie di azienda, dove devi pagare una casa in affitto a Roma, un ufficio nel tuo territorio, una segreteria, iniziative elettorali, insomma fatevi bene i conti e vedrete...». Ma se a destra e a manca tutti hanno rimosso questa novità che porta l’anno nuovo, forse sarà perché non sono certo i soldi il problema numero uno di deputati e senatori, visto che tutti quelli che fuori dal Palazzo subiranno da gennaio un taglio di stipendio del 10% già si saranno fatti i conti in tasca, eccome. «Di sicuro qualcuno dei traditori che hanno cambiato casacca tre giorni prima del voto sulla sfiducia se lo sarà ricordato cosa succede a gennaio...», scherzano i piddìVentura e Giacomelli mentre si fumano una sigaretta nel cortile di Montecitorio. «Non lo sapevo, ma mi sembra unacosa giusta», annuisce serio il Guardasigilli Angelino Alfano, che ancora deve fare i conti se il taglio inciderà pure sui 2000 euro aggiuntivi che riceve per la sua carica di ministro. «Davvero scatta da gennaio?», chiede il finiano doc Carmelo Briguglio, che sta ben attento a non alzare nemmeno un sopracciglio, perché «con tutti i problemi che hanno nel paese questo mi sembra il minimo che possiamo fare». «Ma che gusto provate a ricordarci una cosa così?», sorride l’ex Dc oggi Udc Angelo Sanza, mentre sorseggia una spremuta alla buvette con un collega azzurro che non apprezza affatto la «buona novella». «No, io lo sapevo, ma va bene così», risponde un deputato di lungo corso come Pierluigi Castagnetti, più volte determinato a denunciare in aula come la paralisi dei lavori provocata dalle pastoie della maggioranza abbia gettato discredito ulteriore su una categoria già bollata come «i fannulloni del Parlamento». E se non è un mistero che i peones di centrosinistra soffrano i tagli più dei colleghi dell’altro emiciclo, dove abbondano fior di medici, avvocati e commercialisti, stavolta se possibile la beffa è doppia perché i 300 e passa parlamentari del Pd hanno appena versato un obolo di mille euro ciascuno per la manifestazione dell’11 dicembre. «L’hanno chiesto a tutti, io l’ho pagato, non so gli altri», racconta Castagnetti, confermando così che non sono stati solo gli ex diessini a pagare pegno per quella «festa di liberazione» finita come si sa. E se gli onorevoli soffrono un pò, anche i dipendenti dell’amministrazione subiranno tagli del 10% per gli stipendi dai 150 mila euro lordi in su e del 5% per la fascia dai 90 mila euro ai 150 mila, con l’aggiunta del blocco degli adeguamenti automatici e della contrattazione per un triennio. «Tra qualche anno noi non ci saremo più e non ci sarà più turn over», sussurra sconsolato uno di loro. E sì, perché dei 1900 dipendenti del 2006, alla Camera ne sono rimasti 1700 nel 2010, che scenderanno fino a 1500 unità nel 2013. Una cura dimagrante facilitata anche dalla fuga derivata dalla riforma delle pensioni per l’amministrazione. Ma tutto ciò impone una riorganizzazione della struttura con diversi servizi dati in appalto: già vengono gestite da società esterne la ristorazione e la tabaccheria; e nella mannaia rischia di finire anche un’istituzione nell’istituzione come la barberia di Montecitorio, che potrebbe essere appaltata, gratis, a un barbiere esterno che voglia fregiarsi dello stemma della Camera...