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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

«IL GOVERNO ITALIANO HA SCORAGGIATO LE INDAGINI SULLA MORTE DI CALIPARI» —

Il governo italiano ha manovrato per impedire un’indagine parlamentare e della magistratura sull’uccisione dello 007 Nicola Calipari a Bagdad. A sostenerlo, in un cablo del maggio 2005, l’allora ambasciatore americano Mel Sembler: un documento emerso dai file di Wikileaks. È la sera del 4 marzo 2005. Il funzionario del Sismi Calipari è su un’auto diretta all’aeroporto di Bagdad. Con lui la giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena, appena rilasciata dai terroristi che l’avevano rapita, e un ufficiale dei servizi. La vettura si avvicina ad un posto di blocco «volante» Usa quando è centrata dalle raffiche esplose dal soldato Lozano. Nicola Calipari non ha scampo. Sul dramma emergono due versioni. Il comando Usa: la Toyota è arrivata a una velocità di 80 km l’ora; l’autista ha ignorato i segnali di avvertimento; eravamo all’oscuro della missione degli agenti. Gli italiani: la vettura procedeva sui 70 km l’ora, non ci sono state segnalazioni, il check point era dietro una curva. Nel mezzo una strana storia di un allarme autobomba. Forse una soffiata-trappola fatta dagli stessi sequestratori per provocare i tiri dei militari sulla Toyota. E sullo sfondo la scelta di alcuni governi di pagare i riscatti per gli ostaggi, pratica osteggiata dal Pentagono. Dopo una paio di mesi di indagini il 2 maggio 2005— secondo il messaggio reso noto ieri — l’ambasciatore Sembler incontra a Palazzo Chigi l’allora ministro degli Esteri Fini, il sottosegretario all a presidenza Gianni Letta, il capo d e l S i s m i , Niccolò Pollari, l’ambasciatore Gianni Castellaneta, il diplomatico Cesare Ragaglini e il generale Campregher. Assente, invece, il premier Berlusconi. All’inviato statunitense viene consegnato il rapporto sull’uccisione di Calipari. E Sembler racconta, nel cablo, il contenuto del colloquio: «Il governo vuole lasciarsi alle spalle l’incidente e non intende danneggiare la nostra forte amicizia… Gli investigatori italiani non hanno trovato prove che l’omicidio sia stato intenzionale: questo punto è stato costruito ad hoc per scoraggiare altre indagini della magistratura… Nota: i nostri contatti hanno messo in guardia che i magistrati italiani sono famigerati per forzare queste leggi… Il rapporto è stato redatto avendo i magistrati in mente… Il governo bloccherà i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire una loro indagine» . Poi afferma di aver consigliato ai suoi interlocutori di «non puntare l’indice contro gli Usa, né lamentare scarsa collaborazione» . Fini fornisce assicurazioni e dice che passerà il messaggio al premier. Sembler, nel dispaccio inoltrato a Washington, suggerisce come «sarebbe utile» che il presidente Bush chiamasse Berlusconi alla vigilia dell’intervento alla Camera. Cosa che avviene. Mentre il segretario di Stato Condoleezza Rice telefona a Fini. Nella sua relazione il diplomatico quindi invita ad astenersi dalle critiche verso il rapporto italiano. «Se il governo dovesse apparire non fedele (nel difendere, ndr) i suoi funzionari» o appiattito per compiacere gli Usa le conseguenze per Berlusconi «potrebbero essere gravi» . In un secondo file — 9 maggio 2005— gli americani notano che il governo italiano vuole «evitare critiche al ruolo di Calipari» . Ed è per questo che Roma — aggiungono— ignora «una domanda ovvia» : delle 30 auto che hanno superato il check point perché hanno sparato solo a quella di Calipari? Ma agli stessi americani la risposta interessa poco. Evitiamo le polemiche— ribadiscono — e «il caso scomparirà rapidamente dal radar politico» . E anche da quello giudiziario, visto che la Cassazione, nel 2008, ha dichiarato la «carenza di giurisdizione» della nostra magistratura per poter processare il soldato Lozano. Palazzo Chigi ha reagito con una nota (condivisa, sembra, anche da Fini) che definisce le rivelazioni prive di fondamento: «In quei resoconti si sono scambiati i desideri con la realtà, le domande con le risposte. Inutili e strumentali le polemiche su qualcosa che non esiste» .
Guido Olimpio