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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

«IL ’77 NON C’ENTRA NIENTE. HANNO WEB E PALE, NON PISTOLE» —

«Sia Maurizio Gasparri che Anna Finocchiaro hanno commesso un errore legato a un banale riflesso condizionato: rivolta a Roma uguale 1977. Profondamente sbagliato. Se qualcuno decidesse di perquisire un qualsiasi centro sociale del 2010, troverebbe ragazzi impegnati a navigare su Internet, a capire cosa sta accadendo di Wikileaks, magari ad approfondire la medicina ajurvedica. Ma nemmeno l’ombra di una pistola» . E i possibili arresti preventivi? «Ma dove vanno a farli? Nel 1977 arrivavi a via dei Volsci, chiudevi il collettivo, e risolvevi. Ma oggi rischi di rincorrere un ragazzo che la sera è un applaudito disc-jockey in un locale notturno» . Lucia Annunziata racconta agli amici di aver trovato da tempo un bell’equilibrio personale e professionale, soprattutto dopo la complicata avventura della presidenza Rai. Forse per questo riesce a proporre con serenità e ironia un parallelo tra i giorni romani di piombo del 1977 (che ha raccontato in un appassionato saggio Einaudi, «1977-L’ultima foto di famiglia» ) e la piazza del Popolo in fiamme vista a Roma in questo fine 2010. In quel 1977 Lucia era in piazza dalla parte degli extraparlamentari. Giorni fa ha visto un altro film, stavolta da cronista forte dell’esperienza del 77, di una lunga militanza giornalistica e dell’affaccio in una delle stanze dei bottoni del vero potere italiano, viale Mazzini. Dunque, Annunziata, cominciamo da piazza del Popolo... «Sì, cominciamo di lì perché solo quest’anno e il 12 marzo 1977 Roma ha visto disordini nel suo Salotto buono osservato dagli occhi di tutto il mondo» . Ma non è la stessa immagine? «Ma smettiamola! Nel 1977 ci fu il capolavoro di Cossiga ministro degli Interni che alzò al massimo il livello dello scontro. Noi arrivammo in piazza del Popolo, quasi non ci credevamo, e trovammo la polizia. Armata di fucili. Che lentamente scesero a puntarci ad altezza d’uomo, un plotone d’esecuzione virtuale. Prendemmo e ce ne andammo. Invece quest’anno i fucili non ci sono stati e questi ragazzi sono stati infinitamente più bravi di quelli di trentatré anni fa. Infatti hanno le pale ma non le pistole. Non mi sembra un particolare secondario...» . Un altro flash di ricordi buono per questa analisi: «Ecco, a proposito di pistole, quel giorno venne svaligiata l’armeria di Ponte Sisto. Nulla di minimamente paragonabile è capitato stavolta» . Lei, Annunziata, nel suo libro ricostruisce un Movimento animato da sentimenti politici fortissimi che le ricordavano il parricidio: la sinistra verso il Pci, per esempio. E oggi? «Nel 1977 la sinistra extraparlamentare, sullo sfondo del terrorismo, lanciava un’Opa politica sul Pci per cambiarne i vertici e l’indirizzo, certo non per distruggerlo. Oggi la piazza è occupata da un flusso fluido non solo di studenti ma di ragazzi provenienti da tanti mondi... Gli stessi che vediamo protestare ad Atene, a Parigi, a Londra. Sono i nuovi Sans Papier della società contemporanea internazionale. Si sentono e sono anti sistema. Tutte le loro manifestazioni vogliono gridare un solo concetto: noi non apparteniamo a questa società, anzi ci fate schifo, non vi riconosciamo, ci sentiamo estranei dai vostri riti e dai vostri simboli, non vediamo alcun futuro ed è colpa vostra» . E qui, seguendo l’analisi di Lucia Annunziata, si torna facilmente alla «ricca» piazza del Popolo: «Già, ancora piazza del Popolo. Perché lì c’è un altro simbolo. Le molotov davanti all’Hotel De Russie, uno degli alberghi più lussuosi di Roma, equivalgono specularmente all’assalto alla Rolls Royce di Carlo e Camilla a Londra» . Se dovesse prevedere il futuro? «Penserei a un malcontento sempre più visibile, quasi strutturale e quotidiano. Questi ragazzi, il Popolo Viola, i sostenitori di Grillo, chi va alle primarie del Pd per votare contro il candidato ufficiale... Un mondo collegato, sì, ma non organizzato. Altro che 1977» .
Paolo Conti