Corriere della Sera 20/12/2010, 20 dicembre 2010
CALOGERO: IMPROPONIBILE IL PARAGONE CON IL ’79
«Qui ci vuole un 7 aprile», ha detto Gasparri. Si riferiva alla grande retata che a sorpresa, era Pasqua del 1979, portò in carcere i vertici di Autonomia Operaia. Fu appunto quella data a dare poi il nome all’ inchiesta «per associazione sovversiva» condotta dall’ allora pm di Padova Pietro Calogero, che emise 22 mandati di cattura. In carcere finì il professor Toni Negri, ritenuto l’ ideologo. Con lui vennero arrestati anche Lauso Zagato, Mario Dalmaviva, Luciano Ferrari Bravo, Oreste Scalzone. Franco Piperno riuscì a fuggire. Si parlò di un «teorema Calogero», ma il magistrato disse chiaramente di non aver mai tentato di dimostrare «che Autonomia Operaia e le Brigate Rosse erano la stessa cosa», «cercai però di provare che tra le due organizzazioni vi era un progetto strategico comune». Le violenze studentesche di oggi però sono un’ altra cosa. Perché «i fatti che portarono agli arresti del 7 aprile - dice l’ allora pm, ora procuratore generale a Venezia - si svilupparono all’ interno di un preciso disegno strategico d’ insurrezione per sovvertire il sistema». C’ era infatti, «un legame stretto tra il combattentismo delle Br e l’ illegalità diffusa di allora». «Oggi, invece, non vedo un’ ideologia, un disegno strategico». Perciò Calogero non ravvisa «una situazione di pericolo che possa giustificare maxiretate o blitz di polizia».