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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

SE AMAZON APRE IN ITALIA MA OFFRE POSTI A PARIGI

Dieci anni fa il controllo delle reti di telecomunicazioni mobili in Europa era affidato a ingegneri dislocati in ogni città. Accorpare su scala regionale queste funzioni intelligenti pareva impossibile: come garantire da lontano il servizio nel territorio? Eppure è stato fatto questo e altro. Adesso, la sorveglianza di intere reti nazionali e l’ elaborazione dei dati possono essere eseguite addirittura dall’ India o dal Nord Africa o da un Paese europeo per tutti gli altri. Un ingegnere all’ altro capo del mondo vede all’ istante sul computer il guasto alla singola antenna, poniamo di Mantova, avverte un mini call center in Sicilia e questo attiva il manutentore mantovano. L’ innovazione tecnologica ha innescato una rivoluzione organizzativa che ha consentito alle compagnie telefoniche di dimezzare gli organici nella madrepatria.
Amazon è ancora più netta. La multinazionale americana del commercio elettronico apre la filiale italiana, che offre posti di lavoro a Lussemburgo e a Parigi, non qui: troppi vincoli sindacali, normativi e tributari. Vogliamo dirla ancora più in grande? Ecco: Google dà lavoro a meno di 30 mila persone felici, mentre la General Motors paga tuttora 200 mila addetti, spesso intristiti. Google vale 190 miliardi di dollari, Gm 50. La casistica è infinita, ma le questioni cruciali sono due: 1 che cosa spinge la ristrutturazione del lavoro e l’ arbitraggio regolatorio tra Paesi; 2 a chi giovano gli effetti di tale mutazione e a chi no.
Prima risposta. La vera forza motrice è il tremendo balzo in avanti delle tecnologie. Come già avvertì nel 1997 Frances Cairncross con il suo La morte della distanza, le tecnologie della comunicazione e l’ accelerazione mostruosa nell’ elaborazione dei dati cambiano la divisione internazionale del lavoro tipica del Novecento dentro le unità produttive, tra le imprese e le stesse economie. Ma molto incide la libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali che depotenzia la sovranità degli Stati, entro la quale si esercita la democrazia, e ancor più le ragioni di scambio del lavoro di massa. Seconda questione: il gradimento sociale. Con la crescente migrazione di molte funzioni intelligenti, oltre che della produzione, verso i Paesi emergenti ma ora anche assai professionalizzati, l’ Occidente perde il lavoro di media qualificazione, al quale si accedeva prendendo una laurea. Viene meno la base economica del ceto medio, architrave delle democrazie. Emerge una classe cosmopolita che, avendo le qualificazioni riconosciute alte dal mercato giudice talvolta paradossale quando dà 7 mila euro a Ruby Rubacuori e 3 mila a un medico ospedaliero, ha per orizzonte il mondo. Si allarga l’ area dei servizi dequalificati ma non sostituibili dai robot. È la Job Polarisation di cui scrivono Goos, Manning e Salamon. Per la Cina e l’ India questo processo va bene. In Occidente è doloroso per i più. E siccome i più votano e manifestano, bisognerà pur porsi il problema. Che non si risolve indicando Harvard o la Bocconi come rimedio universale. O nel calduccio delle personali fortune, invitando i giovani, purché figli degli altri, a fare il lavapiatti per tutta la vita.
Massimo Mucchetti